
Vaticano: se non ti vaccini ti licenzio. Anzi no
CITTÀ DEL VATICANO-ADISTA. Vita dura per i no vax in Vaticano.
Intorno alle ore 13, un lancio dell’agenzia Ansa annuncia che per i dipendenti vaticani che rifiutano di vaccinarsi contro il Covid potrebbe scattare addirittura il licenziamento.
Informa l’Ansa che un decreto del presidente della Pontificia Commissione dello Stato della Città del Vaticano, card. Giuseppe Bertello, prevede infatti che i dipendenti che non fanno il vaccino – quelli Pfizer sono stati messi a gratuitamente disposizione di tutti i lavoratori dello Stato – siano demansionati (se non possono farlo per ragioni di salute) o licenziati, se non hanno «comprovate ragioni di salute».
Un provvedimento draconiano. Ma che in una monarchia assoluta come lo Stato vaticano non avrebbe problemi ad essere applicato.
Tuttavia poco dopo del 17 arriva una sorta di smentita.
«Il Decreto del Presidente della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano n. CCCXCVIII dell’8 febbraio 2021 in materia di emergenza sanitaria è stato emanato per dare una risposta normativa urgente alla primaria esigenza di salvaguardare e garantire la salute ed il benessere della comunità di lavoro, dei cittadini e dei residenti nello Stato della Città del Vaticano», si legge in una nota del Governatorato.
«Il presupposto quindi – prosegue la nota –, è quello della tutela individuale del lavoratore e quella collettiva dell’ambiente lavorativo in caso di un evento che possa configurarsi come emergenza sanitaria pubblica. In particolare la disposizione riguarda tutte le misure idonee dirette a prevenire, controllare e contrastare situazioni eccezionali di emergenza sanitaria pubblica e vengono diffusamente indicati tutti gli strumenti per una adeguata e proporzionale risposta al rischio sanitario. Tra queste misure, su indicazione dell’Autorità sanitaria dello Stato, può essere ritenuto necessario il ricorso alla vaccinazione per determinati contesti: in attività lavorative inerenti il pubblico servizio, i rapporti con terzi o rischiose per la sicurezza della comunità di lavoro. L’adesione volontaria ad un programma di vaccinazione deve, quindi, tener conto del rischio che un eventuale rifiuto dell’interessato possa costituire un rischio per se, per gli altri e per l’ambiente lavorativo. Per tale motivo la salvaguardia della comunità può prevedere, per colui che rifiuti la vaccinazione in assenza di motivi sanitari, l’adozione di misure che da una parte minimizzino il pericolo in questione e dall’altra consentano di trovare comunque soluzioni alternative per lo svolgimento del lavoro da parte dell’interessato». Ad esempio con un trasferimento a mansioni che non prevedano il contatto con il pubblico, come per esempio è stato indicato per il personale delle università della Santa sede.
Nessuna volontà «sanzionatoria o punitiva» conclude la nota, piuttosto «una risposta flessibile e proporzionata al bilanciamento tra la tutela sanitaria della collettività e la libertà di scelta individuale senza porre in essere alcuna forma repressiva nei confronti del lavoratore».
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