
Germania: un volume critica il "sistema Ratzinger"
MONACO-ADISTA. Punta il dito contro l’operato di Benedetto XVI un libro apparso in Germania a firma della teologa Doris Wagner Reisinger e del regista Christoph Röhl: Nur die Wahrheit rettet. Der Missbrauch in der katholischen Kirche und das System Ratzinger (“Solo la verità salva. Gli abusi nella Chiesa cattolica e nel sistema Ratzinger”, Piper Verlag, Monaco 2021). Rohl è autore del documentario Verteidiger des Glaubens (“Difensore della fede”) su Benedetto XVI, prodotto nel 2019 ed estremamente critico sul ruolo di Ratzinger; Reisingen aveva raccontato l’abuso sessuale che aveva subito nel 2008, quando era una religiosa, nel documentario «Religiose abusate. L’altro scandalo della Chiesa» prodotto da Arte.tv (v. Adista Notizie n. 10/19), e nel libro autobiografico Nicht mehr Ich (v. Adista Notizie n. 20/2019).
I due autori intendono rispondere alla domanda sul ruolo giocato da Ratzinger nel plasmare la Chiesa cattolica in oltre 30 anni di attività, dapprima come Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede (1982-2005) e poi come papa Benedetto XVI (2005-2013), soprattutto dal punto di vista della crisi degli abusi nella Chiesa: «Perché, ad esempio, Ratzinger per anni ha lasciato indisturbati i sacerdoti responsabili di abusi mentre perseguitava senza pietà presunti devianti dalla dottrina? Era consapevole delle contraddizioni nelle sue azioni?», si chiedono, con l’obiettivo di «dipingere un quadro più ampio» e collocare Ratzinger all’interno di un complesso sistema ecclesiastico. «Mettiamo la sua biografia in rapporto con eventi e fatti che sono stati a lungo pubblici, ma sorprendentemente poco conosciuti. Mettiamo eventi, date e nomi uno accanto all'altro, riuniamo fili che ci portano continuamente a Ratzinger, che gettano luce sul suo personaggio», nella speranza che «le sue azioni appaiano sotto una nuova luce, che chiarisca alcune domande e ne sollevi molte altre». Ne deriva un'immagine di Ratzinger completamente diversa da quella dello studioso timido e silenzioso, del "Panzerkardinal" o del "Mozart della teologia": nella prefazione al volume, i due autori giungono alla conclusione che non solo il fallimento di Benedetto sembra inevitabile, «ma forse anche il fallimento della sua Chiesa».
Se nel primo capitolo si dà conto dell’atteggiamento generale dell’opinione pubblica cattolica, incline a riconoscere Ratzinger di aver visto e compreso prima di altri la gravità della situazione e la sofferenza delle vittime, di essere stato il primo papa a incontrare le vittime di abusi e di aver punito i colpevoli nonostante la forte opposizione dei cardinali di Curia, negli altri sette capitoli del libro, nei successivi sette gli autori cercano di spiegare perché ciò non corrisponda a verità. La crisi degli abusi è iniziata già nei primi anni ‘80, e Ratzinger non solo lo sapeva, ma «è stato dimostrato che per anni non l’ha presa sul serio, anche quando i casi sono finiti direttamente sulla sua scrivania». Come, ad esempio, nel caso del fondatore dei Legionari di Cristo, Marcial Maciel Degollado, e del suo rapporto stretto con comunità problematiche dal punto di vista degli abusi come la Comunità Cattolica d'Integrazione e il gruppo Das Werk (all’interno della quale la stessa Doris Reisinger ha subito abusi sessuali). E se è vero che Benedetto XVI incontrò le vittime di abusi, fatto «senza precedenti», un rappresentante delle vittime – riportano gli autori del libro – descrisse questi incontri come «pura iniziativa di pubbliche relazioni».
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