
Vaccini: ecco perché «i Paesi ricchi non possono vincere da soli»
Solo pochi giorni fa, Oxfam ed Emergency avevano lanciato l’allarme sui vaccini, affermando che «i monopoli delle aziende sui brevetti e la mancata condivisione della tecnologia sono la vera causa dell’attuale insufficienza di dosi», in particolare per tutti quei Paesi a medio e basso reddito i quali, al momento, possono vaccinare «solo il 3% della popolazione entro metà anno e il 20% entro la fine del 2021». E questa discriminazione a livello globale graverà anche ai Paesi più ricchi che oggi si dimostrano più “cinici”.
Con un comunicato stampa di oggi, i due organismi umanitari rilanciano un «appello urgente a Governi e Big Pharma per una condivisione di tecnologie e brevetti, in vista della riunione dell’Organizzazione Mondiale del Commercio in programma ad aprile», perché se non si avvierà in tutto il mondo una campagna di vaccinazioni di massa, tutti gli sforzi compiuti fino ad ora potrebbero rivelarsi vani. Un’indagine realizzata dalla rete di organizzazioni “People’s Veccine Alliance” (PVA) su 77 epidemiologi provenienti da 28 Paesi del mondo rivela che «abbiamo al massimo un anno per non vanificare l’efficacia dei vaccini di prima generazione fin qui sviluppati e contenere le mutazioni del virus».
«Fino a quando soltanto una parte della popolazione mondiale avrà accesso ai vaccini», spiega Antonino Di Caro, virologo dell’Istituto Nazionale di Malattie Infettive “Lazzaro Spallanzani”, «il virus avrà la possibilità di circolare, di replicarsi velocemente e quindi di mutare. I dati di cui disponiamo oggi ci suggeriscono che non abbiamo molto tempo, probabilmente tra 9 mesi e un anno, prima che si sviluppino e diffondano mutazioni del virus che riducano l’efficacia dei vaccini attualmente disponibili. Questa è una guerra che i Paesi ricchi non possono vincere da soli».
l’indagine rivela dunque che la campagna vaccinale deve essere repentina e senza confini, e che l’attuale disuguaglianza nell’accesso alle dosi regala troppo tempo al virus, consentendogli di mutare e di sviluppare varianti resistenti agli stessi sieri, costringendo il mondo scientifico ad impegnarsi nella realizzazione di vaccini di seconda generazione, anch’essi probabilmente non condivisi dall’arroccata industria farmaceutica. «Una manciata di colossi farmaceutici – denunciano nel comunicato Sara Albiani (responsabile Salute globale di Oxfam Italia) e Rossella Miccio (presidente di Emergency) – decidono chi debba vivere o morire». «Rendere accessibili i vaccini anche nei paesi poveri significa oggi più che mai proteggerci tutti».
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