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Oggi la Chiesa di Haiti è in sciopero per protesta contro il rapimento di 10 fra sacerdoti, religiose e laicii

Oggi la Chiesa di Haiti è in sciopero per protesta contro il rapimento di 10 fra sacerdoti, religiose e laicii

Si abbatte anche sugli ambienti ecclesiali la violenza che sta spadroneggiando ad Haiti. Nulla si sa finora dei 5 sacerdoti, due religiose e tre parenti di p. Jean Arnel Joseph rapiti nella città di Croix-des-Bouquets, domenica 11 aprile, rapite mentre si dirigevano verso la parrocchia di Galette Chambon, per partecipare all’insediamento come parroco di p. Jean Arnel Joseph. Dagli uffici della Conferenza episcopale è stato reso noto che i rapitori hanno chiesto un milione di dollari per restituire la libertà ai sequestrati.

I rapimenti di persona sono all’ordine del giorno nel piccolo Paese. «Questo nuovo caso», ha detto all’agenzia Fides (12/4) un religioso del posto, p. Renold Antoine, «è un riflesso del crollo dell'apparato di sicurezza dello Stato e del Paese. Nessuno sembra essere più al sicuro. I gruppi fuori legge continuano a seminare paura e tristezza nel cuore della popolazione».

La polizia, secondo una fonte locale, sospetta che dietro al rapimento ci sia una banda armata attiva nell'area, soprannominata "400 Mawozo". «La violenza delle bande e l'instabilità politica nel Paese», questo è il quadro che fa l’agenzia della situazione haitiana, «hanno recentemente portato a manifestazioni per le strade della capitale (vedi Fides 10/03/2021). Haiti, il Paese più povero del continente americano, è precipitato da tempo in una profonda crisi politica. Il presidente Jovenel Moïse ritiene che il suo mandato scadrà il 7 febbraio 2022, mentre per l'opposizione e parte della società civile è terminato il 7 febbraio 2021. Questo disaccordo è dovuto al fatto che Moise era stato eletto in una votazione annullata per frode, poi rieletto un anno dopo».

La Conferenza episcopale haitiana (Ceh) è intervenuta con una nota in cui denuncia la «dittatura del rapimento» nel Paese e fa appello alla resistenza: «Non dobbiamo lasciare ai banditi il potere di ucciderci, stuprarci e rapirci. Dobbiamo unirci nella preghiera per ottenere un Paese migliore». In questa prospettiva, i vescovi chiamano i cattolici, per oggi 15 aprile, a una sospensione di tutte le attività per una presa di coscienza nazionale della grave situazione in cui versa Haiti e per sollecitare le autorità a considerare e ad affrontare con urgenza la questione dei rapimenti: «Chiediamo  alle scuole cattoliche, di realtà religiose, alle università e a tutte le altre istituzioni cattoliche – scrivono i vescovi chiamando allo “sciopero” – di osservare l'interruzione dei lavori il 15 aprile. Chiediamo ai sacerdoti, ai religiosi, agli operatori pastorali di accompagnare e mantenere il popolo di Dio nella speranza come vuole Papa Francesco. Chiediamo che tutte le campane delle chiese suonino giovedì 15 aprile a mezzogiorno. Chiediamo che nelle messe celebrate in tutte le chiese si preghi per un per chiedere a Dio un cambiamento per Haiti. Nella regione metropolitana di Port-au-Prince celebreremo la messa nella chiesa di Saint-Pierre a Pétion-Ville, con tutti i Vescovi di Haiti lo stesso giorno a mezzogiorno».

La presidenza del Celam, il Consiglio Episcopale Latinoamericano, ha inviato una lettera in cui esprime condivisione e solidarietà alla Chiesa haitiana. Indirizzata all’arcivescovo di Cap-Haïtien e presidente della Conferenza episcopale, la missiva manifesta la profonda preoccupazione di fronte al «sequestro abusivo e criminale» messo in atto a Croix-des-Bouquets.

La lettera esige dai rapitori che vengano rilasciati «immediatamente questi fratelli, ingiustamente privati ??della loro libertà», mentre chiede alle autorità che si mettano in campo «strenui sforzi per ottenere il rapido rilascio di questi fratelli». «Abbracciamo il popolo fratello di Haiti», conclude la presidenza del Celam, «e condividiamo il loro profondo dolore per questo triste evento e per la sofferenza di questo amato Paese, che non trova ancora la strada per superare la crisi che si prolunga ormai da anni e che si è acutizzata in questo periodo di pandemia, che colpisce in modo particolare le persone povere ed emarginate».

*Foto di David Mark da Pixabay  immagine originale e licenza

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