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Invoca un islam più liberale: noto islamologo algerino condannato a 3 anni di carcere

Invoca un islam più liberale: noto islamologo algerino condannato a 3 anni di carcere

Il 22 aprile, in Algeria, il ricercatore 53enne Saïd Djabelkhir, islamologo, è stato condannato a tre anni di carcere per aver scritto che il tradizionale "sacrificio della pecora" esisteva prima dell'avvento dell'Islam e che alcune delle storie del Corano non sono fatti storici, ma che hanno lo scopo di trasmettere valori morali. «Ci aspettavamo un'assoluzione», ha detto l’avvocato di Djabelkhir, «sono scioccato».

La denuncia per «insulto ai precetti dell'Islam» era partita da un collega universitario e sostenuta da una schiera di sette avvocati. Al processo il ricercaotre si è difeso assicurando di aver espresso solo «riflessioni accademiche» e che è stato accusato da persone che «non hanno alcuna competenza in materia di religione». Lo studioso - specialista in sufismo (una corrente mistica ed esoterica dell'Islam), autore di due libri di tema religioso - è stato lasciato a piede libero. Ha subito annunciato che presenterà ricorso, eventualmente fino alla Corte Suprema. Andrà avanti, perché, ha detto, «la lotta per la libertà di coscienza non è negoziabile».

In una recente intervista all’agenzia AFP, aveva affermato che «è necessario un grandissimo sforzo di nuova riflessione sui testi fondanti dell'Islam perché le letture tradizionali non soddisfano più le aspettative, i bisogni e le domande dell'uomo moderno».

La legge algerina punisce con la reclusione da tre a cinque anni, con eventuale pena pecuniaria, «chi offende il profeta o denigra il dogma o i precetti dell'Islam, sia per iscritto, per disegno, per dichiarazione o con qualsiasi altro mezzo».

La Lega algerina per la difesa dei diritti umani, in un comunicato dal titolo "La deriva del troppo", ha denunciato «la criminalizzazione delle idee, del dibattito e della ricerca accademica ancora garantita dalla Costituzione». Mentre Amnesty International ha evocato una «spaventosa regressione per la libertà di espressione in Algeria».

*Foto di Julia Volk da Pexels.com, immagine originale e licenza

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