
Africa: la successione al potere nelle democrazie dimezzate
Poche rapide pennellate della rivista Africa che il 26 aprile raccontano la fragilità delle democrazie nel continente nero. Un “viaggio” attraverso Stati che si definiscono repubbliche, ma che sono «anche un po’ monarchie». Da tempo ormai, spiega il periodico missionario dei padri bianchi, in Africa «sta prendendo piede l’uso dei figli che subentrano ai padri presidenti. Un’alternanza che non sempre rispetta i dettami delle Costituzioni, ma risponde più al mantenimento di delicati equilibri politici e, a volte, etnici».
Ad «inaugurare “la moda”», spiega l’autore dell’articolo Tesfaie Gebremariam, è stato Jospeh Kabila in Repubblica Democratica del Congo, successo a 29 anni al padre Laurent-Desirée, destituito ed ucciso con un colpo di stato nel 2001 forse guidato proprio dallo stesso figlio.
Ultimo caso, poi, in ordine cronologico, quello di Mahamat Idriss Déby, figlio del defunto presidente del Ciad Idriss Deby, «Già militare di carriera a capo della guardia presidenziale con esperienza di guerra in Mali, dove ha svolto l’incarico di secondo in comando delle forze speciali impegnate nel conflitto in Azawad, Mahamat è stato posto a capo del Consiglio militare di transizione “al fine di assicurare la difesa del Paese in situazione di guerra contro il terrorismo e le forze del male, e garantire la continuità dello Stato”», spiega Africa. «Una formula che racchiude in sé una violazione della Carta fondamentale che prevede che sia il presidente del Parlamento a dover subentrare al capo dello Stato defunto e non il figlio. Solo nei prossimi mesi si capirà il perché di questa sostituzione».
E poi, ancora, Faure Gnassingbé in Togo, subentrato al padre Gnassingbé Eyadéma nel 2005, scavalcando e destituendo il legittimo presidente ad interim con l’appoggio dell’esercito. l’articolo parla di «dinastia repubblicana» anche nel caso dei Bongo in Gabon. E cita infine il caso della Guinea Equatoriale, dove Teodorin Nguema Obiang Mangue si prepara a sostituire il padre Teodoro, presidente dal «pugno di ferro» dal 1979.
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