
Migliaia di indigeni si accampano nel cuore di Brasilia contro l'attacco ai loro diritti costituzionali
Migliaia di indigeni del Brasile, in abiti tradizionali, sono riuniti da ieri nel cuore di Brasilia, dove rimarranno accampati fino al 28 agosto, per una mobilitazione ("Luta pela vida") in difesa dei loro diritti costituzionali e contro le misure e i progetti del Congresso nazionale e del Governo di Jair Bolsonaro.
Sono circa cinquemila persone in rappresentanza di 118 popoli che protestano contro la sentenza della Corte Suprema, attesa per il 25 agosto, che potrebbe definire la futura demarcazione delle terre indigene stravolgendo la Costituzione brasiliana. La mobilitazione segue di pochi giorni la richiesta inoltrata il 9 agosto dall’Apib (Articolazione dei popoli indigeni del Brasile che riunisce varie organizzazioni regionali di lotta per la difesa dei diritti indigeni) alla Corte penale internazionale (Cpi) di aprire un'indagine sul presidente Jair Bolsonaro per "politica anti-indigena", "genocidio" ed "ecocidio". Un’analoga richiesta era stata già inviata alla Cpi nel gennaio scorso.
Sarà domani dunque il giorno cruciale della mobilitazione. Gli indigeni hanno programmato di marciare verso la Corte Suprema, che dovrà decidere se la "tesi temporale" si applica a una riserva nello Stato di Santa Catarina (sud). Ma questa sentenza interesserà decine di altre situazioni in contenzioso da anni.
«Se la Corte Suprema - ha avvertito in un comunicato Francisco Cali Tzay, relatore speciale dell'Onu per i diritti dei popoli indigeni - accetta la “tesi temporale”, potrebbe legittimare la violenza contro i popoli indigeni e esacerbare i conflitti nella foresta pluviale amazzonica e in altre regioni».
La deforestazione della foresta pluviale amazzonica ha stabilito un nuovo record, scrive in un lancio di oggi l’agenzia di informazione della Conferenze episcopale italiana, Sir. «Secondo l’Ong di ricerca Imazon, la devastazione accumulata negli ultimi 12 mesi è la più grande dal 2012. Da agosto 2020 a luglio di quest’anno sono stati distrutti 10.476 chilometri quadrati di foresta pluviale, un’area equivalente a nove volte la città di Rio. I dati ottenuti attraverso il Sistema di allerta della deforestazione (Sad) mostrano che la cifra accumulata è del 57% superiore a quella registrata tra agosto 2019 e luglio 2020, quando furono devastati 6.688 chilometri quadrati. Lo Stato del Pará è in cima alla classifica della deforestazione, con il 37% del totale».
È ancora il Sir a informare che ieri i manifestanti hanno ricevuto una visita da parte di una delegazione della Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile, che ha manifestato il proprio appoggio all’iniziativa. Erano presenti il presidente della Cnbb, dom Walmor Oliveira de Azevedo, il segretario generale dom Joel Portella, il presidente del Consiglio missionario indigeno (Cimi) e segretario di Repam Brasile, dom Roque Paloschi, Ronilson Costa e Carlos Lima del coordinamento nazionale della Commissione per la Pastorale della terra.
*Foto tratta da Pixnio.com, immgine originale e licenza
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