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Il mito vero e il mito falso (Bolsonaro)

Il mito vero e il mito falso (Bolsonaro)

Bolsonaro  applaudito come mito? Vuol dire non aver capito niente del mito, perché quello di Bolsonaro è «falso mito ed è costruito sull'odio e sulla menzogna». È quanto sostiene il teologo ed ecoteologo, filosofo e saggista Leonardo Boff nella durissima invettiva diffusa ieri, 29 settembre, e che qui pubblichiamo in una nostra traduzione dal portoghese.

Quando una massa imbecille iniziò ad applaudire Jair Bolsonaro come un mito, ci fu un brivido in tutto l'universo culturale dei miti. Tutte le culture hanno e adorano i loro miti. Chiamare mito qualcuno con una mente omicida, un essere mosso dall'odio, dall’esaltazione della tortura, dal codardo disprezzo per afro-discendenti, indigeni, quilombola e LGBTI e che si propone di "distruggere tutto ciò che c'è", culminando con la decimazione di migliaia di persone dei connazionali vittime del Covid-19 per omissione intenzionale senza mostrare alcun sentimento di empatia è colpire cuore il senso ancestrale del mito.

Esistono una moltitudine di ottimi studi sul recupero del significato originario del mito. (…).

Lo stesso si può dire del cosiddetto politeismo pagano. Il monoteismo giudaico-cristiano fu molto severo contro il politeismo, specialmente quello romano. Logicamente, i neocristiani non avevano il livello di coscienza e gli strumenti di interpretazione che abbiamo oggi con i contributi della nuova ermeneutica, della psicologia del profondo, dello strutturalismo e della nuova antropologia. Hanno preso quelle divinità, così come in Brasile le entità delle religioni afro (gli axé, gli orixás, ecc.) come realtà esistenti al di fuori di noi. La ricerca contemporanea vede in essi non entità esterne ma espressioni di energie psichiche interne, potenti e primordiali, espresse da figure concrete esterne che devono essere opportunamente interpretate con i criteri sopra menzionati. Osservava già E. Durkheim: la religione ha più a vedere con energie potenti che con dottrine.

Queste energie sono così profonde e misteriose che non possono essere captate concettualmente, né in passato né oggi. Vengono quindi utilizzate figure archetipiche, narrazioni plastiche che danno corpo a queste energie che irrompono, si agitano e vivono all'interno di ogni essere umano. In questo senso sono transculturali e perenni come perenne è la condizione umana. Il monoteismo esacerbato, combattendo il politeismo, ha chiuso molte porte dell'anima e lanciato nell'inconscio energie che avrebbero contribuito enormemente all'umanizzazione e all'arricchimento della psiche umana (evitando l'emergere del maschilismo e del patriarcato che tanti mali producono), se fossero intese nel loro profondo significato originario.

Prendiamo come esempio la dea greca Afrodite: è un'energia archetipica (dalle profondità dell'inconscio collettivo) riguardante ciò che prorompe in noi: la sessualità, l'innamoramento, la bellezza e la seduzione e, nel suo lato oscuro, l'infedeltà e la prostituzione. O la simpatica figura di Preto Velho, sempre saggio e protettivo, o il tanto incompreso e vituperato Exu, il portatrice dell'energia cosmica dell'Axé che vivifica tutti gli esseri. Queste sono energie vitali che muovono la vita umana. Quale linguaggio adeguato si può trovare per esprimerli secondo la loro natura? Il mito e le divinità (Orixás, Oxóssi, Iansã, Xangô o pantheon cattolico di sante e santi) hanno cercato di esprimere plasticamente la validità di queste forze primordiali.

Per quanto ne sappiamo, i greci furono i primi a usare la parola mito in un duplice senso: come forza vitale originaria o come racconto inventato. Nel primo e originale senso, il mito costituisce una realtà archetipica, una fonte di energia che sostiene l'essere umano vivo, creativo e aperto a ogni tipo di relazione. Il mito non è inizialmente una narrazione, ma una realtà vissuta che radica l'essere umano sul suo terreno e con tutta la realtà che lo circonda e gli dà un senso di appartenenza e di orientamento. Apro una parentesi per illustrare il significato originario del mito.

Quando ho lanciato all'UFRJ il mio libro Il matrimonio del Cielo con la Terra: racconti dei popoli indigeni del Brasile (2014), ho iniziato dicendo: «Voglio presentare qui una serie di miti indigeni…». Mi ha interrotto subito Ailton Krenak, grande leader nazionale indigeno: «Questi miti non sono miti come intendi tu, una cosa obsoleta degli indigeni; sono verità vitali che viviamo e ci offrono luce per il nostro cammino. Il Rio Doce è nostro fratello e le montagne divorate dalla furia spietata della compagnia mineraria Vale sono le nostre madri e sorelle violate». E concludeva: «voi avete i vostri miti di cui non siete nemmeno consapevoli: il mito della tecnoscienza, dello sviluppo illimitato, del consumismo...; che cosa vi hanno portato se non disuguaglianza, conflitti, ansie e accumulo di beni materiali che non soddisfano i desideri dell'anima?».

C'è stato un grande silenzio. È stato allora che prima di parlare dei bellissimi "miti" vissuti dagli indigeni, soprattutto quelli ecologici che insegnano a creare un legame affettivo con la natura e gli animali, ho cercato di spiegare quello che sto spiegando ora: i miti sono le realtà fondanti del significato della vita umana situata nella regione di cui ci sentiamo parte, quell'esperienza che ci collega alla Terra e al Cielo e ci offre un significato integrante dell'interdipendenza di tutti con tutti gli esseri della natura. È in questa accezione positiva che anche in teologia si parla del “mito cristiano”: tutto quello che di sacro e di divino rappresenta il disegno di Dio per il nostro mondo, attraverso la sua auto-comunicazione tramite Gesù e il suo Spirito.

La nostra cultura “tecnificata” e materialista ha perso questa percezione del senso originario del mito e si nutre di falsi miti, ideati appositamente dal marketing commerciale e politico. Ecco perché vaghiamo, soli e persi in mezzo a un mondo di gadget e consumismo senza nutrire il meglio di noi stessi: la nostra interiorità, la nostra capacità di ammirare lo sbocciare di un fiore, di sentire la brezza leggera, di essere incantati dall'alba e dal tramonto, di celebrare la gioia di stare insieme e parlando delle nostre vite, successi e delusioni.

Gli stessi greci che tanto hanno riflettuto sul mito esperienziale ci hanno messo in guardia anche sul mito inventato, slegato dall'esperienza dell'“anima” (la dimensione sensibile e simbolica della realtà), costruito come narrativa fallace per attrarre le persone e lasciarle affascinate e fanatizzate in funzione di interessi nascosti e sentimenti indegni.

Un mito così forgiato, falso, spietato, insensibile e odioso è una figura triste e deplorevole che scandalizza la polis, la vita sociale e degrada la politica come forma civilizzata e umanizzata di convivenza tra cittadini. E lo fa, sfacciatamente, anche nel Foro più alto, che è l'ONU. Questo (dis)governa il nostro Paese senza alcun senso di dignità della carica, usando continuamente bugie e attacchi autoritari alla democrazia, alla Corte Federale Suprema e alle istituzioni politiche nazionali. Il suo nome non merita nemmeno di essere menzionato per non offendere la lingua.

Tutto ciò che rappresenta un falso mito ed è costruito sull'odio e sulla menzogna, come sta facendo lui, non è mai stato e mai sarà il fondamento di una convivenza umana accettabile. Crollerà come un castello di sabbia e grande sarà la sua caduta. Questa non è profezia, è lezione di storia. 

*Jair Bolsonaro. Foto di Antonio Cruz/Agência Brasil, tratta da zh.wikipedia.org, immagine originale e licenza

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