
Bologna, la sinistra, l'antipolitica
Chi fa politica si augura che Matteo Lepore esca sindaco al primo voto. Ma Bologna si è vaccinata contro il Covid, non contro l'antipolitica. Bisognerà approfittare del "serrate le fila" un po' bulgaro di questa campagna elettorale, per evitare nelle prossime politiche il ritorno allo sbandamento delle "periferie" e conservare il contributo democratico delle "ztl". Perché le elezioni tedesche sono tutt'altra cosa, ma die Linke, la "sinistra-sinistra" non è più in parlamento: oggi le "rivoluzioni" finiscono a destra. Inutile accusare il riformismo, dopo che gli intellettuali del Pd hanno riconosciuto che nel '21 "aveva ragione Turati". Né è stata una idea geniale allearsi con i pentastellati: alle prossime politiche andremo con la rappresentanza ridotta per aver votato (dopo 3 voti contrari) la riforma costituzionale M5S. Oggi gli alleati a Bologna sono antagonisti a Torino e negano - per dichiarazione del loro (speriamo mai nostro) aspirante Conte 3 - l'alleanza con il Pd.
A Bologna Lepore sarà sindaco della Città Metropolitana, una sfida da condurre con attenzione: le comunità minori più delle maggiori abbandonate dalla "politica delle idee", hanno bisogno di cura. Bisognerà sostenere il Segretario Letta e aprire al più presto un Congresso ormai ineludibile. Perché - lo dico da indipendente - un conto è non iscriversi a partiti, un altro dirsi "indipendenti" perché non si riconosce in un partito che ignorando la pluralità (che non è il pluralismo) favorisce, per paura del riformismo, diventa incapace di mediazioni non spartitorie. Scholz dovrà negoziare con i liberali: governò così anche Willie Brandt. Ma siamo a Bologna, che, ancor prima, in Europa, dove, dalle mortadelle al Cineca, decollano i nostri interessi. Se poi scalpita il 52% dell'elettorato, è bene sapere che le cittadine non si contentino di "posti": chiedono rispetto per i loro diritti.
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