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Serbia: è buona cosa che il Vaticano non riconosca l'indipendenza del Kosovo

Serbia: è buona cosa che il Vaticano non riconosca l'indipendenza del Kosovo

Non c‘è stata alcuna minaccia o diffida, ma l’apprezzamento del fatto che il Vaticano non riconosce il Kosovo come Stato indipendente dalla Serbia suona come un “amici sì, ma a bocce ferme”. L’occasione in cui è emersa la questione Kosovo, velata da toni e approcci diplomatici, è stata l’inaugurazione presso la Pontificia Università Lateranense, a Roma il 18 ottobre, della mostra "Serbia e Vaticano 1878-1914" (anno, quest’ultimo, della firma di un concordato fra le due parti). Il Vaticano non mai riconosciuto il Kosovo, autoproclamatosi Stato indipendente dalla Serbia il 17 febbraio 2008. Indipendenza mai accettata dalla Serbia, accolta invece da numerosi Stati, tra cui l'Italia (al 3 marzo 2020 l'indipendenza è stata riconosciuta da 96 Stati membri dell'ONU).

All'inaugurazione della mostra erano presenti il ministro degli Affari Esteri della Serbia, Nikola Selakovi?, il segretario della Santa Sede per i Rapporti con gli Stati, mons. Paul Richard Gallagher e l'ambasciatore della Serbia presso la Santa Sede, Sima Avramovi?. Tutti hanno esaltato i buoni rapporti fra i due Stati lungo gli anni cui è dedicata la mostra, malgrado i tanti momenti difficili e le «varie sfide – ha sottolineato Gallagher (Vatican News il 18/10) – derivanti da differenze politiche e religiose».

Gallagher ha fatto riferimentoalla qu estione delle relazioni tra il Vaticano e i popoli dei Balcani come «spesso delicata e impegnativa»,e tuttavia ma di «un'importanza continua e notevole nel complesso quadro politico di quella regione», ricordando però che, malgrado il periodo tra la fine del XIX secolo e l'inizio del XX sia stato «segnato da difficili circostanze internazionali», «sia Belgrado che il Vaticano cercarono di migliorare le loro relazioni, affrontando varie sfide derivanti da differenze politiche e religiose». Anche se il Concordato del 1914 che «non fu attuato né raggiunse gli obiettivi sperati», ha aggiunto Gallagher, tuttavia «contribuì notevolmente all'instaurazione delle relazioni diplomatiche tra la Santa Sede e l'allora Regno dei Serbi, Croati e Sloveni nel 1920, quando fu anche inaugurata la Nunziatura Apostolica a Belgrado».

Delle parole di Nikola Selakovi? non riferisce l’emittente vaticana, ma il Ministero degli Affari Esteri serbo. Selakovi? ha affermato che la mostra testimonia la ricca storia centenaria delle relazioni diplomatiche tra la Serbia e la Santa Sede, sottolineando che le basi delle nostre relazioni sono forti, profonde e basate su valori e interessi comuni. «Vi ricordo - ha affermato il ministro rivolgendosi all’auditorio - che dalla Costituzione di Sretenje [1835] i cittadini della Serbia di fede cattolica romana hanno goduto di pieni diritti e libertà religiose», aggiungendo che il popolo serbo ha condiviso lo spazio vitale con altri popoli e denominazioni per secoli. conflitti che spesso avevano una dimensione religiosa. 

«La cooperazione con la Santa Sede è stata di grande importanza - ha sottolineato Selakovi? - per risolvere in modo pacifico e cristiano le questioni aperte tra i cristiani in quest'area». Cooperazione che si sta sviluppando ancora oggi basata sull’intesa, ha detto il ministro, sottolineando soprattutto - si legge nella nota che sintetizza le parole del ministro  che la posizione della Santa Sede riguardo all'indipendenza dichiarata unilateralmente del “Kosovo e Metohija” è di grande importanza per il nostro Paese. 

«Combattendo per la conservazione della sua integrità territoriale e sovranità in Kosovo e Metohija, la Serbia insiste sul fatto che il patrimonio culturale nella nostra provincia meridionale non è solo serbo, ma è patrimonio dell'Europa cristiana», e che i fondamenti dell'Europa non possono essere preservati senza un minimo di unità e coesione tutta cristiana. E qui Selakovi? ha buon gioco con l’interlocutore vaticano: la principale religione diffusa in Kosovo è quella islamica sunnita. Un Kosovo ancora serbo, e periò cristiano ortodosso, sarebbe stato un sicuro baluardo della cristianità.

A orollario, il sismografo (19/10) fa notare che il ministro parla sempre del Kosovo-Metohija. "Metohija" è parola serba e nel Kosovo indipendente è vietato usarla. 

 

*Belgrado. Foto di dominio pubblico

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