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XXX Rapporto Immigrazione Caritas-Migrantes: i dati degli effetti del Covid-19.

XXX Rapporto Immigrazione Caritas-Migrantes: i dati degli effetti del Covid-19.

Con lo scoppio della pandemia da Sars Cov 19, l’emergenza sanitaria ha preso il posto fino ad allora riservato dai mezzi d’informazione all’immigrazione e agli sbarchi. Così se le difficoltà e le sofferenze degli italiani, nonché i tentativi di superare l’isolamento cantando dai balconi sono stati per mesi al centro del racconto mediatico, lo stesso non si può certo dire per i cittadini stranieri. L’immigrato diventava degno d’attenzione solo se protagonista di un fatto violento o di sopraffazione, mentre scompariva di scena se si pensava all’impatto del Covid-19 sulla sua vita.

Questo è quanto evidenziato dal XXX Rapporto Immigrazione Caritas-Migrantes, “Verso un noi sempre più grande”, presentato il 14 ottobre, nel quale  - tra i tanti aspetti trattati - viene proposta anche un’analisi dell’impatto che il virus e le misure adottate per il suo contenimento e, successivamente, per la ripresa delle attività sociali ed economiche hanno avuto sulla vita dei cittadini stranieri che vivono in Italia. 

Le condizioni occupazionali dei lavoratori stranieri, quasi a conferma di un interesse marginale dei media verso le difficoltà da loro vissute durante la pandemia, sono entrate al centro della discussione pubblica solo in merito alle figure professionali del bracciante agricolo, del badante o del rider. Categorie di cui la pandemia ha ribadito la necessità, ma non certo le uniche in cui si concentra la forza lavoro straniera. 

La chiusura di molte attività che presentano normalmente un’alta incidenza di cittadini stranieri e la prosecuzione di altre da svolgere necessariamente in presenza hanno messo in pericolo il lavoro e soprattutto la salute individuale di molti di loro, esposti di più al rischio di infezione. Il tasso di occupazione dei cittadini stranieri è calato al 60,6%, inferiore rispetto a quello degli autoctoni che si colloca al 62,8%. Si tratta di un’inversione di rotta rispetto all’anno precedente che aveva visto, invece, un tasso di occupazione del 60,1% dei i primi contro un 58, 8% dei secondi.

I dati sugli infortuni e le morti sul lavoro confermano la maggiore esposizione di lavoratori di determinati settori al rischio di contagio. Dall’inizio della crisi sanitaria al 31 marzo 2021, l’Inail riporta 165.528 denunce di infortuni legati al Covid. In particolare, i contagiati provengono maggiormente da Romania (21%), Perù (13%), Albania (8,1%), Moldavia (4,5%) ed Ecuador (4,2%). Secondo quanto rilevato dall’Inail nella Relazione annuale del Presidente, presentata in luglio, le morti sul lavoro sono aumentate del +27,6%, passando da 1.205 a 1.538. Di queste oltre un terzo sono state causate dal Covid-19 e 224 hanno riguardato cittadini stranieri, per la precisione, cittadini extracomunitari – pari al 70% dei casi. 

A questi dati si aggiungono quelli relativi all’impatto economico e sociale della pandemia sulla popolazione straniera: se negli anni precedenti al Covid-19 la povertà assoluta delle famiglie di soli stranieri si attestava intorno al 24,4%, oggi l’incidenza è salita del +2,3%, arrivando al 26,7%, più di una famiglia su quattro. Al fronte di questi numeri, si ribadisce l’inadeguatezza della misura attualmente in vigore per il sostegno alla povertà, Il “Reddito di cittadinanza” - a partire dal fatto che uno dei requisiti di accesso è la residenza in Italia di 10 anni - e l’incapacità, di fronte alla pandemia, di mettere in atto interventi efficaci in grado di mitigare il divario tra la popolazione italiana e quella straniera. 

Se si considera la campagna vaccinale il ritardo “strutturale” a danno della popolazione straniera è evidente: nella programmazione delle vaccinazioni gli immigrati non sono stati previsti; inoltre, la mancanza della tessera sanitaria ha impedito a interi gruppi della popolazione, italiana e non, di prenotarsi nei portali regionali anche quando sarebbe stato possibile. Secondo i dati, fino al 27 giugno erano state vaccinate poco più di 2 milioni di persone nate all’estero in possesso di tessera sanitaria, e sono appena iniziate le vaccinazioni agli STP – Stranieri Temporaneamente Presenti – ossia immigrati senza permesso di soggiorno. 

 

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