
Il caso delle 6 ong palestinesi criminalizzate da Israele fa rumore anche in Italia
La coalizione italiana AssisiPaceGiusta – un consorzio di associazioni, reti e sindacati, espressione di quella parte di società civile italiana pacifista che crede nel riconoscimento dello stato di Palestina come precondizione per una pace giusta tra israeliani e palestinesi – riaccende i riflettori sulla decisione del Ministero della Difesa israeliano Benny Gantz di inserire 6 ong palestinesi (Addameer, Al-Haq, Defense for Children International Palestine, Unione dei Comitati di Lavoro Agricolo, Unione dei Comitati delle Donne Palestinesi, Bisan Center for Research & Development) nella lista delle organizzazioni terroristiche (v. Adista Notizie n. 39/21). E lo fa a distanza di pochi giorni dall’interrogazione al ministro degli Esteri Luigi Di Maio, presentata alla Camera il 9 novembre scorso da un gruppo di parlamentari di area progressista, capitanati da Laura Boldrini (qui il testo integrale dell'interrogazione)
In un comunicato diffuso il 15 novembre scorso, AssisiPaceGiusta – di cui fanno parte, tra gli altri Acli, Arci, Comunità Papa Giovanni XXIII, Agesci, Assopace Palestina, Fondazione Basso, Legambiente, Libera, Pro Civitate Christiana, Pax Christi e Rete Italiana Pace e Disarmo – afferma che «queste sei organizzazioni da decenni sono impegnate ad altissimi livelli nella promozione dei diritti umani» e la loro «reputazione e stima» è riconosciuta anche dalle Nazioni Unite e dall’Unione Europea. «Il grave provvedimento preso», prosegue la nota, potrebbe suscitare nelle organizzazioni «gravi ripercussioni di natura penale, come l’arresto del personale, la chiusura delle sedi e la confisca dei beni». Pertanto, «rifiutiamo la criminalizzazione della società civile e delle organizzazioni che denunciano le violazioni del diritto internazionale e dei diritti umani in modo pacifico e nonviolento». Tra l’altro, accusa la rete, non sono state fornite prove o motivazioni valide, non è stato garantito alle accusate un giusto processo né riconosciuto il loro diritto di difesa. Si evince dunque che «queste gravissime decisioni sono parte di una lunga campagna diffamatoria, denigratoria, di delegittimazione e intimidazione che il governo israeliano da anni sta portando avanti contro le organizzazioni della società civile palestinese ed israeliane impegnate nella difesa e promozione dei diritti umani e della convivenza tra le due comunità».
Le associazioni della società civile, uno dei pochi strumenti in difesa della popolazione dalle violazioni dei diritti commesse da israeliani e palestinesi, vivono oggi sotto la costante minaccia di essere criminalizzate e annientate, denuncia ancora la nota.
Le associazioni e i sindacati afferenti alla rete esprimono «sostegno all’interrogazione parlamentare» firmata da Laura Boldrini e altri, e chiedono «alle istituzioni italiane di non riconoscere la decisione del governo d’Israele contro le sei Ong palestinesi in attesa che sia presentato un atto d’accusa documentato e siano garantiti l’esercizio di difesa ed il giusto processo nel rispetto di quanto previsto dal diritto internazionale, in assenza del quale si deve esigere il ritiro di tale decisione che ancora una volta pone ostacoli alla costruzione della pace giusta e della convivenza tra le due comunità».
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