
Ricordo di Luciano Guerzoni, a un anno dalla morte
Luciano fu un uomo dalla schiena dritta, mite ma determinato: diceva Dante “uomini siate e non pecore matte” che seguono il caprone di turno. Fu un ‘Onorevole’ da onorarsi, non solo perché fu deputato in parlamento ma perché ebbe l’intelligenza di comprendere la nuova stagione alla fine degli anni sessanta, e il coraggio di abbandonare le antiche sicurezze che gli venivano dalla chiesa e dal suo partito la Democrazia Cristiana. Fece proprio il motto di don Milani: ‘L’obbedienza non è più una virtù’. Luciano rimane un esempio luminoso. In tempi di galleggiatori di opportunismi, di cambi di casacche sia a destra che a sinistra nei quali cittadini ‘disonorevoli’ scelti e deputati a rappresentare una precisa proposta politica, cambiano appartenenze e schieramenti senza consultare gli elettori; per un frammento di visibilità, per non perder un seggio o perché vergognosamente comprati al mercato delle vacche.
Il professore, per coerenza personale e per ‘amore del suo popolo’ fece scelte coraggiose condivise da altri uomini e donne ‘nuovi’ del suo tempo sia nei partiti politici che nella chiesa. Era infatti il tempo di Cristiani per il Socialismo e delle Comunità di Base. La chiesa italiana pur uscita dal Concilio (1963) faticava ad accoglierne i fermenti. Paolo VI nella sua enciclica Humanae vitae (1968) proibiva l’uso degli anticoncezionali, taceva sul massacro americano in Vietnam; nei due referendum de l1974 e del 1978 si era schierata contro la legge del Divorzio e dell’Aborto. Era ancora il tempo della chiesa alleata con la Democrazia Cristiana e della condanna al marxismo e quindi del Partito Comunista.
Guerzoni era la punta di diamante di un movimento di rottura con il passato che attraversava tutta la società e Modena: nei partiti (Dc con due anime); nascita di nuove aggregazioni politiche: Psiup, Manifesto ecc; nelle associazioni cattoliche ad esempio Acli, Azione Cattolica, Cisl (Bernini, Richeldi, Paganelli, Carboni..) Scout.
Furono abbattuti gli antichi steccati e costruiti ponti e contaminazioni nuove. Il risultato plebiscitario ai referendum e ancora prima la disobbedienza sessuale al diktat dei vescovi; la scelta di una parte dei cattolici di votare a sinistra, (indipendenti di sinistra nei consigli di quartiere, comunali, al parlamento) sancì l’avvenuta liberazione delle coscienze. Fu una vera primavera che costruì un movimento di sinistra nel quale confluirono cattolici, marxisti, laici e credenti. Luciano insieme a Checco Cavazzuiti e Ermanno Gorrieri e altri (penso al Circolo Vanoni e Formiggini, al San Carlo), furono il punto di riferimento di moltissimi giovani che nelle parrocchie, nelle fabbriche, nella scuola e all’università, cercavano nuovi orizzonti; si sentirono per la prima volta protagonisti. Si cercava insieme di affrontare i problemi della società: democrazia nelle fabbriche, nella scuola, nella chiesa; lotta agli armamenti atomici; la pace nel Vietnam; il Cile di Allende; Critica al Concordato. Superando le vecchie logiche ideologiche e politiche.
Fu un tempo di dialogo che andò frantumandosi definitivamente a metà degli anni 70 dopo il Referendum sul divorzio. Ma grazie a Luciano il confronto nella chiesa e nel mondo politico continuò dando buoni frutti. Il suo messaggio è oggi più che attuale. Credenti e non credenti senza bandiere rosse e rosari cercano di rispondere alle attuali emergenze. Penso al San Carlo ma specialmente al Circolo Ferrari del quale Luciano era il punto di riferimento principale. E perché no anche della Comunità di Base del villaggio Artigiano.
Infatti. Finisco raccontandovi un’esperienza appena terminata. Un gruppo di giovani della Comunità di Base del Villaggio Artigiano aveva chiesto ai vecchi, di raccontare quelle antiche storie. In quegli anni fine anni 60 e anni 70 intorno alla parrocchia del Villaggio fiorì un movimento di rinnovamento e di rivoluzione, nel quale si incrociarono e si fusero a livello di ricerca e di realizzazione le principali istanze del momento. Noi eravamo riluttanti come gli Ebrei schiavi a Babilonia quando venne loro chiesto di cantare le canzoni della loro patria. Poi abbiamo accettato e nei quattro lunedì di novembre ne è uscito una lunga e interessante narrazione di quegli anni: impegno religioso e politico, sociale e sul territorio, nelle fabbrica e nelle parrocchie.
In ogni relazione il nome di Luciano emergeva come tessitore, animatore, suggeritore. Capo cordata e leader. Un intellettuale dalle chiare analisi politiche che ci insegno a fare una politica laica. Un uomo prezioso che i politici di Modena non sempre seppero apprezzare e utilizzare (come successe alle primarie per il sindaco di Modena una decina di anni fa). Un testimone e un esempio più che mai oggi, valido. Siamo in chiesa e posso finire citando il vangelo “Sceso dalla barca Gesù vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose”.
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