Le posizioni inaccettabili del ministro per la transizione ecologica, Cingolsni
“I poteri economici e le aziende che puntano sul nucleare e sul mantenere le fonti fossili per produrre energia elettrica hanno in ostaggio Cingolani”. È la denuncia dell’Osservatorio sulla transizione ecologica, promosso da Coordinamento per la Democrazia costituzionale, Laudato Si’, Nostra, in un comunicato del 4 dicembre scorso firmato da Mario Agostinelli, Alfiero Grandi, Jacopo Ricci, Massimo Scalia.
Innanzitutto, queste le parole di Roberto Cingolani il 2 dicembre a Bruxelles, intervenendo al Consiglio Ue Energia: «Se veramente noi pensassimo che con le rinnovabili attuali nell’arco di 20 anni saremo in grado di sostituire tutto ciò che è prodotto da fossili – 460 miliardi di miliardi di joule usati nel modo – non avremmo, ad esempio, nemmeno gli accumuli. La tassonomia [elenco delle energie rinnovabili] deve veramente guardare avanti. Io non sono d’accordo quando sento dire che si debbano escludere il nuovo nucleare o altre forme di tecnologia. Non mi riferisco ovviamente al vecchio nucleare, sia chiaro: prima, seconda e terza generazione in questo momento non le considero tecnologia nuove. Ma credo che, per il futuro dei nostri figli e nipoti, gli small modular reactors e soprattutto la fusione non possano essere fuori da un piano di visione, perché noi stiamo pensando a un futuro energetico molto più avanti che al 2030. Al 2030 la strada è segnata, sicuramente». Lo ha detto il ministro per la Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, intervenendo al Consiglio Ue Energia.
«Posizioni inaccettabili», quelle del ministro secondo i firmatari, quando afferma che, riassumel comunicato, «non si può essere contrari ad un fantomatico nuovo nucleare in attesa di quello da fusione», il cosiddetto “nucleare di quarta generazione”.
È tutto «fumo negli occhi», sottolinea l’Osservatorio, che innanzitutto richiama il Governo e i suoi ministri a «rispettare l’esito dei due referendum popolari che hanno bocciato a grande maggioranza il nucleare in Italia.
«La quarta generazione del nucleare da fissione – si spiega nel comunicato – è per ora in costruzione in Cina con una realizzazione di due mini reattori da soli 100 megawatt. Mentre ancora non sono entrate in funzione in Europa le centrali di terza generazione che Sarkozy provò a rifilare all’Italia». La messa in funzione di queste centrali, basate sugli EPR (European Pressurized Reactor), «in Francia e Finlandia è stata ulteriormente rimandata, ha già 12 anni di ritardo e ormai un costo di 19 miliardi contro i 3,2 previsti all’inizio dei progetti». Il nucleare da fusione, dal canto suo, «è ancora a livello sperimentale e il progetto ITER di Cadarache entrerà in funzione, forse, nel 2050 per produrre energia elettrica».
«È evidente che il nucleare, da fissione o da fusione, anche volendo – leggiamo – non potrà dare alcun contributo all’Italia per realizzare la riduzione del 55 % della CO2, e nemmeno aiuterà a rispettare gli obiettivi europei al 2030, che comportano per il nostro Paese almeno 70 GW di energia da rinnovabili».
E comunque, «il Ministro Cingolani continua a non presentare piano e tempi per raggiungere questo risultato nel rispetto degli obiettivi europei». Senza dimenticare, aggiungono i firmatari, né «l’impegno a non produrre più dal 2035 auto con motore a scoppio in Europa», né che «continua ad esserci una pressione per utilizzare il gas naturale, i cui prezzi sono ora alle stelle, fingendo di non sapere che produce emissioni di CO2 e che la dispersione nell’atmosfera a causa delle estrazioni e lavorazione del metano provoca un effetto climalterante ancora più grave».
E mentre Cingolani difende i reattori di terza generazione, , sito di notizie ei finanza etica ed economia sostenibile Valori il 4 dicembre ricorda che «sono passati 5 mesi dall’incidente che ha costretto a bloccare un reattore nucleare di terza generazione (EPR) di produzione francese a Taishan, in Cina. Era la metà di giugno quando il governo di Pechino ammetteva il problema», affermando che si sarebbe trattato di un «disfunzionamento di lieve entità», ovvero, precisa il sito, di «un aumento della presenza di gas rari radioattivi, xeno e kripton, nel circuito primario del reattore. Tecnicamente, l’uranio viene inserito in strutture metalliche e sembrerebbe che alcune di esse non fossero più a tenuta stagna».
La centrale, situata a 140 chilometri da Hong Kong, è gestita dal colosso francese dell’energia EDF, assieme al gruppo cinese China General Nuclear Power Corporation (CGN). «In servizio dal dicembre del 2018, il reattore Taishan 1, primo al mondo ad entrare in funzione tra gli EPR francesi, fornisce energia a circa 4 milioni di famiglie», informa Valori.
Aggiunge il sito che in una rubrica pubblicata dal quotidiano Le Monde, Isabelle Feng, collaboratrice scientifica del Centro Perelman dell’università di Bruxelles, «ricorda che “nel dicembre del 2020 la National Nuclear Safety Administration, autorità per la sicurezza nucleare cinese, ha innalzato la soglia autorizzata relativa alla concentrazione di gas rari nel circuito primario a 324 gigabecquerel per tonnellata di acqua (GBq/t). In Francia il limite massimo è di 150 GBq”. Il motivo? “Evitare il blocco del reattore in una regione che soffriva una mancanza di energia elettrica da parecchi mesi”, secondo Feng».
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