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Sudan: dopo le dimissioni di Hamdok, la transizione democratica è a rischio

Sudan: dopo le dimissioni di Hamdok, la transizione democratica è a rischio

Ha ammesso di aver fallito nel tentativo di ricomporre le spaccature che si sono allargate nel tempo nella componente politica civile impegnata nella transizione e tra civili e militari, e ha annunciato dimissioni. A oltre 2 mesi dal colpo di stato militare del 25 ottobre scorso, il premier Abdallah Hamdok (volto democratico della transizione, molto apprezzato dalla comunità internazionale per i suoi trascorsi nelle Nazioni Unite) ha fatto un passo indietro il 2 gennaio scorso con un discorso alla nazione trasmesso dalla tv di Stato: «Ho cercato per quanto mi è stato possibile di risparmiare al nostro Paese il pericolo di scivolare in un disastro», ha detto. «Nonostante tutto ciò che è stato fatto per realizzare l’accordo desiderato e necessario per adempiere alla nostra promessa al cittadino di sicurezza, pace, giustizia e fine dello spargimento di sangue, ciò non è avvenuto».

Un mese dopo il golpe di ottobre Hamdok era stato reintegrato, sulla base di un accordo per la transizione che aveva stretto con l’esercito golpista. La protesta di migliaia di persone che hanno invaso le piazze contro quell’accordo, considerato ambiguo ed eccessivamente sbilanciato a favore della giunta militare, e la repressione violenta delle manifestazioni di piazza, hanno scoraggiato il primo ministro sudanese a proseguire nel suo intento e l’hanno indotto a gettare la spugna, consegnando dunque ogni potere nelle mani dei militari.

Il futuro è quantomeno incerto, e la comunità internazionale è allarmata. «A preoccupare gli osservatori – spiega l’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI) – non è solo la spirale di violenze che rischia di avviluppare il paese, ma anche l’uscita di scena di un premier, Hamdok, il cui primo merito era stato quello di aver cercato di rimettere in sesto la disastrata economia del paese. Da economista ed ex funzionario delle Nazioni Unite, ampiamente rispettato dalla comunità internazionale, Hamdok aveva ottenuto di stabilizzare la sterlina sudanese, far rimuovere il paese dalla lista nera degli sponsor del terrorismo, eliminando le sanzioni a suo carico e aprendosi agli investimenti esteri. Inoltre aveva spianato la strada ad un massiccio accordo di riduzione del debito con il Fondo monetario internazionale e la Banca mondiale. Ma il percorso di riorganizzazione dello stato sudanese non avrebbe potuto proseguire senza perseguire cambiamenti strutturali profondi, che riguardavano anche le posizioni di privilegio radicate dei militari in ambito politico e, soprattutto, economico».

Che ne sarà della rivoluzione, carica di speranze, avviata dal Sudan nella notte tra il 10 e l’11 aprile 2019, dopo la caduta del dittatore Omar al-Bashir? Secondo Sara de Simone dell’Università di Trento, si legge ancora sul sito del’ISPI, è «assai improbabile» che il successore di Hamdok «riesca a prendere le distanze dai militari e che goda di altrettanta fiducia da parte della comunità internazionale, cosa che avrebbe aiutato il Paese a normalizzare le proprie relazioni internazionali favorendo la rimozione delle sanzioni e migliorando la situazione economica e finanziaria del Paese attraverso aiuti e maggiore accesso al credito. Il futuro del Sudan resta quindi incerto, ma con una prospettiva decisamente più buia che all’inizio della rivoluzione».

«Per Hamdok ora – scriveva ieri un dettagliato articolo di Nigrizia – è necessaria una tavola rotonda per produrre un nuovo accordo per la transizione politica e preparare le elezioni nel 2023. Su quali basi si possa intavolare un dialogo inclusivo tra forze e interessi sempre più frammentati e contrapposti, resta però ancora la grande incognita che pesa sul futuro del paese. Intanto comitati di resistenza popolare hanno indetto una nuova serie di manifestazioni per i prossimi giorni. La speranza è che non vengano represse con un nuovo bagno di sangue».


* Foto di IHA Central Office, tratta da Flickr, immagine originale e licenza

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