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Dalla crisi pandemica alla crisi climatica: i rischi del pianeta

Dalla crisi pandemica alla crisi climatica: i rischi del pianeta

A causa della crisi pandemica il Foum di Davos, che doveva tenersi in Svizzera dal 17 al 21 gennaio, è stato rinviato all’inizio dell’estate prossima, ma nel frattempo il World Economic Forum (Wef) ha avviato una serie di consultazioni online con i protagonisti del meeting e – in collaborazione con MarshMcLennan, SK Group and Zurich Insurance Group – ha pubblicato lo scorso 11 ottobre la XVII edizione del Rapporto sui Rischi Globali.

Scrive Saadia Zahidi nella prefazione al Report 2022 che gli effetti della pandemia rischiano di «accrescere le divisioni globali proprio nel momento in cui i popoli della Terra devono collaborare urgentemente per arginare il Covid-19, sanarne le cicatrici e affrontare rischi globali sempre più gravi». Secondo il Report, la disuguaglianza globale in termini di sviluppo tecnologico, accesso ai vaccini e conseguente ripresa economica crea squilibri difficili da sanare tra Paesi più ricchi e Paesi più svantaggiati. Di questo passo, «l'aumento delle disparità all'interno e tra i Paesi non solo renderà più difficile controllare la diffusione del Covid e delle sue varianti, ma rischierà anche di bloccare, se non di invertire, l'azione globale congiunta contro minacce che sono comuni e che il mondo non può permettersi di ignorare». Una «disomogeneità» nella crescita che, una volta superata la crisi pandemica, ci consegnerà un pianeta diviso e più conflittuale.

C’è poi la questione climatica e ambientale, aspetto inquietante e cruciale per il futuro del pianeta, anche più della stessa pandemia, come hanno rilevato gli esperti e i leader economici di 124 Paesi contattati per la realizzazione di un sondaggio Wef.

Lo rileva, tra gli altri, in una nota successiva alla pubblicazione, il WWF Italia, sottolineando che cinque tra i dieci più gravi rischi che corre il pianeta, sul breve e sul lungo periodo, sono legati a questioni ambientali e climatiche. Nella classifica stilata dal Wef, la crisi pandemica si piazza solo al sesto posto. Si va, in ordine di gravità, dalla «lentezza nell’azione climatica» agli «eventi meteorologici estremi», dalla «perdita di biodiversità» alla «crisi delle risorse naturali», fino ai «danni ambientali causati dalle attività umane».

Il Report 2022 del World Economic Forum, commenta il WWF, sottolinea una nuova presa di coscienza ambientale, un «eco-risveglio», anche da parte dei protagonisti dell’economia e della politica globale. Ecco perché da tempo, spiega ancora, media e social network «sono abitualmente dominati da storie di incendi, siccità, eventi meteorologici estremi, scarsità di risorse, perdita di fauna selvatica. La pandemia globale in corso ha accentuato questa nuova consapevolezza di fragilità».

Il WWF, accogliendo con favore questa rinnovata consapevolezza ambientale dimostrata nel mondo politico e produttivo, invita infine ad un ulteriore e decisivo passo avanti: è fondamentale infatti che i leader mondiali «finalmente riconoscano lo stretto collegamento tra il cambiamento climatico, la distruzione della natura e il nostro attuale modello di produzione e consumo. Devono anche passare dalla risposta alle pandemie alla loro prevenzione, adottando un approccio One Health che riconosca come la salute delle persone sia strettamente legata a quella degli ecosistemi e degli animali». E, se papa Francesco diceva, già il 27 marzo 2020, che non è possibile «rimanere sani in un mondo malato», anche il WWF invita oggi a riflettere sulla certezza, acquisita durante la pandemia, «che solo assicurando un clima stabile e un mondo naturale sano saremo in grado di costruire un futuro più sicuro, prospero ed equo per l'umanità. Ora è il momento di impegnarsi e di agire».

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