
Società civile sull'accordo Italia-Libia: alimenta un sistema di sfruttamento e abuso
Le violazioni dei diritti umani in Libia «non sono episodiche», ma si collocano all’interno di un sistema operativo collaudato nel quale molti individuano un vero e proprio «modello di business», fondato su tre distinte fasi: «Intercettazione in mare da parte della cd. Guardia costiera libica»; «riconduzione in Libia delle persone migranti e la detenzione» in strutture ufficiali o «la vendita a gruppi criminali»; infine, sulla «sottoposizione a torture e maltrattamenti finalizzata all’estorsione di denaro o a diverse modalità di sfruttamento ed “estrazione di profitto” quali il lavoro forzato, la prostituzione coatta, la tortura ed il rapimento ai fini del riscatto».
È lungo e ricco di informazioni il documento-appello di analisi e denuncia, rivolto al governo italiano e all’Onu e diffuso nel giorno dell’anniversario dell’accordo da un centinaio di organizzazioni della società civile in Italia, Libia, Africa ed Europa (Asgi, Un Ponte Per…, ActionAid Italia, Intersos, Emergency, Fondazione Migrantes della Cei, A Buon Diritto, Mediterranea Saving Humans, Progetto Melting Pot Europa, Cnca, ResQ-People Saving People, Baobab Experience, ecc.). Nel documento, i firmatari riferiscono di un sistema criminale di abuso e sfruttamento dei migranti del quale, indirettamente, è complice l’Italia. «Il Memorandum Italia-Libia sta, nei fatti, agevolando la strutturazione di modelli di sfruttamento e riduzione in schiavitù all’interno dei quali sono perpetrate in maniera sistematica violenze tali da costituire crimini contro l’umanità».
L’appello chiede al governo italiano «di revocare immediatamente il Memorandum, come unica scelta praticabile a fronte dell’impossibilità strutturale di apportare miglioramenti significativi alle condizioni di vita di migranti e rifugiati in Libia e di garantire loro un adeguato accesso alla protezione, così come dimostrato dall’evoluzione della situazione libica». Chiede anche Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) e all’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Oim), «in ottemperanza a loro mandato di tutela dei cittadini stranieri presenti in Libia, di aderire alla richiesta di revoca del Memorandum, sì da evitare qualsiasi rischio di connessione tra le gravi violazioni dei diritti umani che derivano dal Memorandum e le proprie iniziative».
Leggi il documento integrale e l'appello della società civile internazionale
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