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Leggere bene la Costituzione (e anche il Vangelo)

Leggere bene la Costituzione (e anche il Vangelo)

ROMA-ADISTA. Mi pare chi si stia facendo, da parte di alcuni, una lettura un po’ sbrigativa dell’articolo 11 della nostra Costituzione, nata – non dimentichiamolo- dalla Resistenza (armata e non solo attivamente spirituale) all’aggressione subita dal popolo italiano da parte di nazismo e fascismo: “L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”. Non dice in assoluto “ripudia la propria guerra”, ma “la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli”. Dunque anche ogni guerra che offenda ecc. ecc. Ripudiare è solo un'astratta opposizione morale o non forse anche azione per estinguerla al più presto, ogni qualvolta sia possibile e se ne abbiano i mezzi? Sì, la nostra Costituzione censura moralmente e proibisce la guerra anche quando è offesa alla libertà altrui e non solo alla nostra”. Che obbligo ci impone dunque non solo la coscienza ma anche la nostra Costituzione oggi che gli Ucraini sono aggrediti da Putin per i suoi deliranti disegni di nuova egemonia sull’Est Europa? L'articolo 11 non ripudia allo stesso tempo la guerra, ogni guerra che fosse portata da chiunque alla libertà di ogni popolo?

Milioni di uomini e donne di sinistra, in anni poco lontani, denunciarono forse le “guerre di liberazione” in tanti quadranti del mondo dove le grandi potenze scaricarono diluvi di fuoco su popolazioni decise ad autodeterminarsi? Non sostennero il legittimo diritto a combattere di salvadoregni, vietnamiti, cileni, yemeniti, palestinesi di Gaza, ecc?

Sia chiaro: scrivo queste parole con la morte nel cuore, perché convengo con Gino Strada che la guerra è una follia che provoca solo distruzione, morte e massacri. (Ma avete mai letto che Strada si sia proclamato non violento e abbia invitato i popoli aggrediti a non difendersi?)

E’ con lo strazio nell’anima che mi sembra oggi di poter e dover invitare a una lettura pacifica e pacifista, ma non astrattamente e troppo disinvoltamente irenica, del nostro articolo 11. Sarebbe bello e confortante sapere che la decisione di non aiutare gli aggrediti fornendo loro anche (purtroppo!) armi (e non solo aiutandoli con le sanzioni economiche contro Putin e i suoi oligarchi) potesse dare esiti immediati e alleviare le sofferenze di donne, vecchi e bambini di quel paese che ha inviato fra noi duecentomila badanti che si sono prese cura dei nostri anziani e nostri malati. Ma possono bastare le sanzioni economiche? Quante altre Polina ed Alisa dovranno essere dilaniato dalle bombe a grappolo di Putin prima che le sanzioni abbiano effetto?

Mi morde lo stomaco pensare che il Governo e il Parlamento italiani possano deliberare l’invio di armi ai combattenti ucraini. Ma è possibile (moralmente possibile) inviare loro solo medicinali e viveri intimando loro di abbassare la testa e subire l’invasione di Putin (dico di Putin, non della Russia) a qualunque costo?

Certo, c’è il pacifismo cristiano, ma anche questo non va ridotto a una facile e disinvolta opzione per il disarmo unilaterale. Io personalmente posso decidere per me di non imbracciare le armi se sono aggredito da un violento. Ma posso deciderlo anche per gli altri offesi, umiliati e massacrati? E’ terribile da dire, ma nel Vangelo leggo che devo porgere l’altra guancia a chi mi percuote. Ma devo porgere la “mia” non quella degli altri: tanto più se non sono io a subire l’aggressione del violento.

C’è un altro passo del Vangelo che viene brandito in queste ore con una certa disinvoltura, quello del buon samaritano, il quale (a differenza dei preti che corrono al tempo non trovando il tempo di soccorrere lo sconosciuto sanguinante) si china a curare le ferite di questo sventurato che ha subito l’aggressione dei banditi. Ma cerchiamo di non leggere quello che non è scritto in questa parabola. Perché essa non dice che l’uomo giusto deve solo prendersi cura degli effetti della guerra sulle vittime. Se il buon samaritano non fosse arrivato mezz’ora dopo ma durante l’aggressione dei banditi che cosa avrebbe dovuto fare: sedersi sul ciglio della strada per vedere come andava a finire e solo poi prendersi cura di soccorrere la vittima? O non avrebbe dovuto il dovere di difendere il più debole, se necessario menando cazzotti e brandendo un bastone? O almeno fornendo di un bastone (e non solo di meranda e cerotti) il povero viandante perché potesse difendersi? Non è omicidio anche rinunciare a sostenere la mano del più debole quando sta per essere sopraffatto?

“Beati i miti perché erediteranno la terra” proclama la beatitudine evangelica. Ma non dice che i miti erediteranno il paradiso della gloria, del riconoscimento della loro rettitudine morale e -per chi ci crede- dell’aldilà. Dice piuttosto che questa terra deve appartenere a coloro che non portano la guerra, che vogliono un mondo privo di violenza. In questo caso dovrebbero cedere a Putin e ai suoi carri armati, appagandosi di un presente di sottomissione e di ingiustizia e di un riscatto nell al di là?

“Beati i pacifici, perché saranno chiamati figli di Dio”. Ma chi sono i pacifici? Coloro che costruiscono la pace, non coloro che l’attendono passivamente. Fermare l’invasione di Putin con ogni mezzo non è forse oggi “costruire la pace”? Una pace giusta e duratura, perché un’occupazione militare e una sottomissione umiliante non preparano se non la deflagrazione domani di rancori sepolti nell’anima ma non certo cancellati per sempre.

Sullo sfondo, la minaccia nucleare. Per questo scrivo questo post con l’angoscia nel cuore. Siamo tutti a rischio, nessuna certezza ci è data su quello che accadrà domani. Ma questo è l’oggi oscuro e inquietante che ci è chiesto di vivere, questi i fratelli che dobbiamo aiutare a non subire altra violenza. Chi ne ha il coraggio, si alzi e a voce alta -in nome del valore supremo e assoluto della non violenza- chieda agli Ucraini di capitolare immediatamente. E anche ai soldati russi di optare per l obiezione di coscienza, rifiutandosi di sparare, e pagandone le conseguenze. Ma deve farlo andando lì, in prima linea, non dai comodi e provvisoriamente sicuri recessi delle nostre (momentanee) retrovie. Come Gesù, che le cose non le mandò a dire, ma quando l'adultera stava per essere lapidata si frappose di persona fra lei e coloro che erano intenzionati ad ammazzarla, interponendosi fisicamente a proprio rischio. Anche se putroppo non credo che oggi una delegazione di non violenti riuscirebbe neanche a raggiungere il fronte dal quale le armi di Putin lanciano il proprio fuoco contro la popolazione ucraina.

Nessuno mi venga a dire che è stato un errore espandere l’Unione Europea e la Nato con tanta fretta nel momento in cui l’URSS collassava su se stessa, provocandone un senso di frustrante umiliazione. Questo io lo so bene e l’ho già scritto ben prima che questa guerra si incendiasse e non accetto perciò reprimende immotivate e ingenerose.

Così come ho scritto in tempi non sospetti che i paesi del patto di Visegrad (ostili ad ogni ipotesi di accogliere profughi da Medio Oriente e dal Sahel nei loro confini) avrebbero prima o poi dovuto fare i conti con la Storia. Oggi hanno dovuto aprire le porte a milioni di profughi in fuga dall’Ucraina e saranno loro a chiedere agli paesi dell’Unione un’equa ripartizione di questi ospiti che ha spinto in casa loro proprio quel Putin da loro tanto ammirato perché propugnatore della democrazia “illiberale”. Nella Storia tutto si paga, e sempre con gli interessi.

Da ultimo: che uomo è quello che preferisce farsi odiare da 40 milioni di fratelli ucraini e far odiare per decenni la Russia che dice di voler difendere? Mi basta la sua scelta di preferirsi odiato per capire che è lui la sciagura per il presente e il futuro del suo popolo.

Comunque sia chiaro: io non voglio convincere nessuno e so che qui è davvero in gioco la coscienza di ciascuno. Io la penso così e ve l'ho comunicato senza pretendere di avere ragione.

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