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La Siria a 11 anni dall'inizio della guerra. Una crisi aggravata da pandemia e conflitto in Ucraina

La Siria a 11 anni dall'inizio della guerra. Una crisi aggravata da pandemia e conflitto in Ucraina

Il 15 marzo, nel pieno della guerra in Ucraina, le organizzazioni umanitarie hanno spostato i riflettori sulla crisi (dimenticata) in Siria, ricordando l’undicesimo anniversario dello scoppio di quella guerra e sottolineando le difficili condizioni di vita del popolo siriano, aggravate da due anni di pandemia e, oggi, dalle conseguenze dell’iniziativa militare russa sul panorama globale, a livello commerciale, energetico ed economico.

«A 11 anni esatti dallo scoppio della guerra in Siria», si legge in una nota diffusa da Oxfam Italia il 15 marzo, «il 60% della popolazione soffre la fame, con i prezzi dei beni alimentari che sono raddoppiati nell’ultimo anno. Il Paese fino ad oggi ha fatto affidamento sulle importazioni di cibo dalla Russia, ma ora, con la crisi ucraina, i prezzi alimentari potranno diventare ancor più proibitivi».

A causa delle sanzioni imposte alla Russia, denuncia Oxfam – presente in Siria dal 2013 per fornire assistenza umanitaria alle persone colpite dal conflitto –, si sono interrotte le importazioni di cibo e carburante, «in un sistema economico già ridotto ai minimi termini da oltre un decennio di guerra, due anni di pandemia e dalla crisi bancaria libanese».

«6 siriani su 10 non sanno letteralmente come procurarsi il cibo», afferma Paolo Pezzati (policy advisor per le emergenze umanitarie di Oxfam Italia). «Nell’area intorno a Damasco le persone fanno ore e ore di fila per il pane, mentre i bambini cercano qualcosa da mangiare tra i rifiuti. Per sopravvivere molte famiglie si stanno indebitando, o decidono di mandare i figli a lavorare, razionano il numero di pasti. Per avere una bocca in meno da sfamare, fanno sposare le figlie, anche minorenni. Sono questi gli indicibili effetti di un conflitto dimenticato, in un Paese dove il 90% della popolazione vive sotto la soglia di povertà, il tasso di disoccupazione è arrivato al 60% e il salario minimo mensile nel settore pubblico è di 26 dollari».

Pezzati chiede infine alla comunità internazionale e ai Paesi donatori di concentrare «gli aiuti sul finanziamento di programmi urgenti di risposta alla fame e di protezione sociale per salvare vite e ridare speranza ad un intero popolo».

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