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Card. Marx:

Card. Marx: "L'omosessualità non è un peccato, e il catechismo si può cambiare".

MONACO-ADISTA. «L'omosessualità non è un peccato», e «il catechismo non è scolpito nella pietra» sono due frasi che, pronunciate da un ecclesiastico, sono già in sé sorprendenti. Se poi sono collegate, a indicare che la visione negativa dell'omosessualità contenuta nel Catechismo della Chiesa cattolica (che ne definisce gli atti «intrinsecamente disordinati») può e deve cambiare, assumono un carattere piuttosto dirompente. Ad averle pronunciate è l'arcivescovo di Monaco card. Reinhard Marx, in una lunga intervista a tutto tondo alla rivista tedesca Die Stern (30/3), originata dalla sua prima celebrazione, qualche giorno prima, a una funzione della comunità queer locale; su una delle torri della Chiesa, St. Paul, campeggiava una bandiera arcobaleno. «L'omosessualità non è un peccato», esordisce il cardinale. «È un atteggiamento cristiano che due persone, indipendentemente dal sesso, si supportino a vicenda, nella gioia e nel dolore. Sto parlando del primato dell'amore, soprattutto nell'incontro sessuale. Ma devo ammettere che dieci o quindici anni fa non avrei potuto immaginare di celebrare questo servizio. Ne sono stato molto contento».

La celebrazione – spiega Marx nell'intervista – viene da anni di impegno teso a «includere le persone queer e non escluderle. La comunità cattolica queer esiste da 20 anni, frequenta regolarmente le funzioni religiose e mi ha invitato a questo anniversario. Anche questa comunità ha sperimentato ostilità nel corso degli anni ed è diventato importante per me che trovino una casa nella Chiesa».

Paura di qualche reazione da Roma? «Ho ricevuto alcune lettere sull'argomento negli ultimi anni, ma penso di fare la cosa giusta. Da anni mi sento più libero di dire quello che penso e voglio far progredire l'insegnamento della Chiesa. Anche la Chiesa sta cambiando, al passo con i tempi: le persone LGBTQI sono parte della creazione e amate da Dio, e noi siamo chiamati a opporci alla discriminazione. La Chiesa forse è più lenta per alcuni aspetti, ma questo è uno sviluppo che sta avvenendo ovunque. Fino a pochi anni fa la maggior parte delle aziende non avrebbe accettato amministratori apertamente gay». Il peccato non c'entra: la vera discriminante, afferma Marx, è «la qualità delle relazioni. E di questo non si è sufficientemente discusso nella Chiesa. Ma peccato significa allontanarsi da Dio, dal Vangelo, non si possono accusare tutte le persone che vivono un amore omosessuale dicendo: via tutti».

Marx spiega come dovrebbe cambiare il Catechismo: «L'etica inclusiva che immaginiamo non è più permissiva, come alcuni sostengono. Si tratta di qualcos'altro: incontrarsi su un piano di parità, con rispetto per gli altri. Il valore dell'amore si rivela nella relazione; nel non oggettivare l'altro, nel non usarlo o umiliarlo, nell'essere leali e affidabili gli uni con gli altri. Ci sono persone omosessuali, diverse, queer e trans, non possono e non dovrebbero essere diversi da ciò che sono»; «Credo che Dio cerchi la comunione con loro come la vuole con tutte le persone. Per me è piuttosto un peccato voler spingere gli altri fuori dalla Chiesa. Se si vuole questo, bisogna iniziare da se stessi».

Occorre comprendere che «il catechismo non è scolpito nella pietra. Si può anche dubitare di cosa contiene. Avevamo discusso queste domande al sinodo della famiglia, ma c'era una certa riluttanza a scrivere qualcosa. Anche allora, qualcuno molto conservatore mi ha chiesto cosa pensassi riguardo all'omosessualità. Gli ho detto: le persone vivono in una relazione d'amore intima che ha anche una forma di espressione sessuale. E vogliamo dire che non vale niente? Certo, ci sono persone che vogliono che la sessualità si limiti alla procreazione, ma cosa dicono delle persone che non possono avere figli? Ad essere onesto, mi sento anche un po' strano a parlare troppo dei dettagli del genere da persona che...». «...che non ha una sessualità?», incalza il giornalista di Stern; «Naturalmente, come tutti gli altri, sono una persona sessuale. Ho anche una sessualità, anche se non ho una relazione», risponde Marx. «Chiunque minacci gli omosessuali con l'inferno in generale - prosegue il cardinale - non ha capito nulla. E quando ascolto la donna trans parlare al nostro servizio queer in chiesa su quanto sia stato doloroso il suo percorso - anche nella fede - devo avvicinarmi a lei».

Marx ha già benedetto una coppia omosessuale: è stato alcuni anni fa a Los Angeles, dopo una funzione «in cui avevo predicato sull'unità e la diversità; sono venute due persone che hanno voluto incontrarmi e hanno chiesto la mia benedizione. L'ho fatto. Non era un matrimonio. Non possiamo offrire il sacramento del matrimonio».

Marx amplia il discorso all'amore in generale: «Non è solo amore coniugale. Ci troviamo anche di fronte alla domanda su cosa fare con i divorziati che si sono risposati. Non ricevono più una benedizione? In quel contesto, sarebbe utile se potessimo benedire la loro unione. Ma non si tratta della mia opinione personale, si tratta di creare un consenso. In Africa, per esempio, o nelle Chiese ortodosse, ci sono a volte visioni completamente diverse. Non fa bene alle persone se ci dividiamo su questa domanda, ma non dobbiamo nemmeno stare fermi».

In definitiva, «in tutte le relazioni tra le persone, comprese le coppie dello stesso sesso, il vangelo è il metro di misura: vogliamo vivere fedelmente gli uni con gli altri e trovare la forza di perdonare»; «Per noi sacerdoti cattolici la domanda dovrebbe essere: le due persone vivono in una relazione impegnata? E poi: una benedizione non è un sacramento, ma un incoraggiamento. Questo è un tema emotivo; so già cosa scriveranno nelle lettere che verranno dopo questa intervista».

Riguardo al patriarca di Mosca Kirill che condanna l'omosessualità come idea occidentale, «La mia convinzione è che come cristiano, difendo la pace, la libertà, la democrazia e i diritti umani. Ciò include garantire che le persone non siano discriminate o addirittura perseguitate a causa del loro orientamento sessuale». Peraltro osserva Marx, nella Chiesa cattolica «ci sono opinioni diverse sull'omosessualità. Molti condividono la nostra valutazione. La chiesa universale è composta da chiese particolari di diverse culture. Il Papa è il fondamento dell'unità. Ciò significa che deve assicurarsi che in tutta questa faccenda continui il dialogo. Questo è un vivace processo di discussione che è cruciale per l'ulteriore sviluppo della Chiesa».

 

Marx affronta anche un altro tema caldo, quello del diritto del lavoro all'interno delle istituzioni ecclesiali per le persone LGBTQI+: «Nella nostra arcidiocesi nessuno è sanzionato per questo motivo e lavoriamo da anni per creare fiducia e garantire un clima di lavoro improntato al rispetto. Ma, naturalmente, è ancora necessario stabilire con fermezza che non si può essere licenziati per motivi di orientamento sessuale o per un nuovo matrimonio. Non può dipendere dalla buona volontà del vescovo o del vicario generale in carica».

E sui preti sposati, che Marx, come ha già affermato in più occasioni, non fa fatica a immaginare: «Sì, non crollerà tutto quando ci saranno sacerdoti celibi e sposati. Ciò è dimostrato osservando altre Chiese». Per lui, la scelta del celibato è stata importante: «All'epoca, al corso prima dell'ordinazione sorridemmo tutti alla formula che bisognava sottoscrivere: "Sono felice di diventare celibe". Ma eravamo uniti anche dal pensiero che la chiamata al sacerdozio è la cosa più grande e più bella che si possa immaginare per noi. Ho fatto molte pazzie da adolescente. I miei coetanei non diranno di me che ero un tipo noioso che non voleva fare festa. Successivamente ho trascorso il mio anno sabbatico come candidato al sacerdozio a Parigi e ho potuto conoscere questa grande città. 1974, tempo di nuovi inizi! Certo, c'era anche l'attrazione di scoprire la vita amorosa, ma l'altra era più forte per me».

«Sì è mai innamorato?», chiede il giornalista a Marx. «Perlomeno non abbastanza da dire che avrei buttato tutto all'aria per qualcuno. Ma ovviamente trovo anche le persone attraenti, sarebbe falso negarlo. Celibato non significa vivere senza relazioni umane, saremmo molto poveri».

Oggi Marx, che da giovane sacerdote amava vivere da solo, oggi vive in comunità: «C'è il cappellano, ci sono due suore, una delle quali è con me da oltre 20 anni. Ci conosciamo molto bene, sappiamo molto l'uno dell'altro, eppure ci diamo ancora del lei. Viviamo insieme in una comunità, per così dire in una famiglia, con il nostro stile. Quindi, non vivo da solo, e non potrei nemmeno. Ha senso che le prime pagine della Sacra Scrittura dicano: Non è bene che l'uomo sia solo».

Peraltro, ha sempre voluto fare il prete: «Ricordo ancora quando il cappellano venne a casa nostra perché era il mio turno per la Prima Comunione e mia madre gli disse sulla soglia per salutarlo: Reinhard vuole fare il prete. Il cappellano sorrise e disse: Bene, aspettiamo e vediamo». A chi gli ha chiesto di recente se oggi avrei scelto di nuovo il sacerdozio: «Normalmente si risponde a una domanda del genere molto rapidamente. Ma ho detto che la risposta non era così facile per me. Mi piace essere un prete. Questo non è cambiato. Quando celebro la messa al mattino, so quanto sia fortunato. Non voglio farne a meno. Ma non immaginavo sarebbe stato così difficile».

 

Quanto alla crisi attuale della Chiesa e agli abbadoni sempre più numerosi in Germania: «Dobbiamo ricordarci di scoprire di nuovo l'essenziale. In modo che le persone possano riconoscere la Chiesa come parte della fede. Qual è il centro di tutto? La religione non è un evento di beneficenza, non produce morale. Si tratta di un luogo in cui il cielo si apre. Dobbiamo rendere possibile l'esperienza di ciò che è la vera Chiesa. Questo esagerato dogmatismo, dove tutto deve essere in ordine, e si discute su chi può "partecipare"? Quale Bibbia leggono le persone che la pensano in questo modo? No, direbbe Gesù: chiunque sia di buona volontà sieda alla mia mensa. E si scopre subito chi ha criticato di più: questi sono gli scribi, i farisei, insomma: tutti quelli che volevano stabilire chi è dentro e chi è fuori. Tutti coloro che sono di buona volontà».

Su chi ha insabbiato casi di abuso proteggendo i sacerdoti responsabili, Marx ammette che «il sistema nel suo insieme, l'intera atmosfera deve cambiare. Questi sistemi chiusi e il possibile abuso di potere sono un pericolo. Il celibato non è certo automaticamente causa di abusi, ma dobbiamo ammettere che anora oggi esiste il silenzio e l'interesse in primo luogo a proteggere l'istituzione e la sua reputazione, e solo dopo a occuparsi delle vittime. La Chiesa deve diventare più trasparente, deve esserci partecipazione al potere, possibilità di lavorare e di riformare. Bisogno verificare un concetto parzialmente errato di obbedienza. Non ci deve più essere una gerarchia in cui si parla solo con le labbra di chi sta al vertice». Anche con le vittime, dice poi, «il vero dialogo è possibile solo a un livello di parità. Abbiamo recentemente avuto eventi video sull'argomento con un totale di oltre 1.000 dipendenti della Chiesa, come personale pastorale e amministrativo o insegnanti di religione. Ricevo anche molte lettere e molte arrivano attraverso i social network. Molto viene scritto e inviato via e-mail, il dialogo è molto aperto».

Sul “quando” si sia reso conto della portata dello scandalo degli abusi, Marx è un po' più sfuggente: «Non mi era così chiaro prima del 2010. Ad esempio, non avevo sentito nulla di ciò che stava accadendo nell'Abbazia di Ettal o nel Collegio Canisius». Impossibile, obietta il giornalista: la Chiesa austriaca fu scossa già negli anni '90 perché l'arcivescovo di Vienna dell'epoca, Hans Hermann Groer, era stato lui stesso condannato per aver abusato gravemente di ragazzini. In un referendum, 500.000 persone avevano chiesto il rinnovamento fondamentale della Chiesa... «Sì, ha ragione», concede Marx. «Ma questo caso sembrava del tutto unico. Era inquietante. Ma è vero, non abbiamo riconosciuto i segni in tempo. Ora ho letto di nuovo un libro sul caso, dove tutto è elencato nei minimi dettagli. E mi ha fatto di nuovo molto male».

Quale è stata la gestione di Marx degli abusi? «Quando ero vescovo di Treviri, ho pensato che potesse esserci di più di quanto sospettassi in precedenza. Poi è arrivato l'anno 2010 e ci ha portato ciò che stava accadendo nei monasteri e altrove nella Chiesa. Tuttavia, quando arrivai a Treviri Treviri (nel 2001, ndr), non mi è mai venuto in mente di fare i conti con l'intero passato! In quel momento il nuovo vescovo (né a Treviri né poi a Monaco) non è che arrivasse e chiedesse l'elenco dei sacerdoti che in passato erano stati colpevoli o accusati in questa zona. Non ne avevo nemmeno l'idea! Sicuramente oggi sarebbe diverso». Occorre assumersi la responsabilità del fatto che la reputazione della Chiesa aveva sempre la precedenza, osserva Marx: «È quello che ho detto quando ho rassegnato le mie dimissioni la scorsa primavera. Ho pensato che fosse necessario dare un segno. Qualcuno deve assumersi la responsabilità dell'intera faccenda. Non ho sentito alcuna pressione esterna in quel momento. Ma internamente lo è. Non era un gioco per me. Avevo deciso non solo di inviare la mia lettera al papa, ma di dirglielo personalmente. Dopotutto, abbiamo lavorato insieme per molto tempo. Gli ho letto la mia lettera, in italiano, e gli ho dato la libertà di farne ciò che voleva, ma ho chiarito la mia richiesta. Ha detto: ho bisogno di tempo per pensarci. Ho pensato: soddisferà in qualche modo questa richiesta». Ma non è stato così: «No. Avrei potuto facilmente immaginare di assumere un altro incarico sacerdotale nei prossimi anni. Non volevo andare in pensione. Ma volevo chiarire che anche i vescovi hanno una responsabilità per l'intera istituzione. Sono vescovo da 25 anni e tuttavia non posso dire di essere stato sulla luna in quel periodo. Ero lì».

Cosa si aspetta Marx dal papa, nel contesto della guerra ucraina? «Confido che il Papa rifletta bene su ciò che può fare. Ha condannato chiaramente la guerra. E per quanto ne so, non ha paura di dare segni insoliti».

* Foto di Botulph tratta da Wikimedia Commons, immagine originale e licenza

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