
Una mobilitazione a Roma contro il DDL Concorrenza, per l'acqua e i beni comuni
Attraversiamo un periodo storico segnato da pandemia, guerra, crisi economica, crisi climatica e un «drastico peggioramento delle condizioni di vita delle persone». Intanto però la classe politica italiana decide di rilanciare il riarmo, sottraendo risorse preziose alle reali emergenze del Paese, come istruzione, pensioni, sanità, welfare. «Decenni di politiche liberiste hanno già compromesso la garanzia di diritti essenziali come il diritto alla salute, ad un lavoro sicuro e non precario, all’istruzione, ad un ambiente salubre, all’accesso ai beni fondamentali per la vita, a partire dall’acqua».
Ed è proprio la condanna del «modello sociale basato sui profitti» al centro del presidio-conferenza stampa di domani, alle ore 16, in Piazza delle Cinque Lune a Roma, promossa dell’iniziativa “Fermare il DDL Concorrenza, difendere acqua, beni comuni, diritti e democrazia”, campagna nata il 21 marzo scorso, firmata da una nutrita schiera di singole persone, organizzazioni sociali e sindacali d’Italia.
Nella nota odierna, la campagna punta il dito sulla «pericolosità dei contenuti del disegno di legge sulla concorrenza e il mercato in materia di servizi pubblici, sanità, servizi sociali, trasporti, rifiuti, energia» e chiede, ancora una volta, «lo stralcio dell’art. 6 e lo stop a tutti i provvedimenti contenuti nel disegno di legge che impongono nuove privatizzazioni», anche sull’acqua, e che quindi si porrebbero in netto contrasto con la volontà popolare espressa nei referendum del 2011, quando 28 milioni di italiani si sono recati alle urne per preservare la gestione pubblica dei servizi idrici.
«Abbiamo già sperimentato cosa significano le privatizzazioni dei beni comuni e dei servizi pubblici. Ne abbiamo una lampante dimostrazione nelle pesantissime bollette di gas, luce e acqua ricevute dalle famiglie questo inverno e inizio primavera», si legge ancora nella nota.
L’iniziativa, denuncia ancora la campagna, si svolge a Roma, città «in cui il diritto a manifestare è sospeso da mesi. A partire da ottobre scorso, e fino al 31 dicembre 2022, il Ministro dell’Interno, il Prefetto e il Sindaco, riuniti nel Comitato per l’Ordine e la Sicurezza, hanno disposto il divieto allo svolgimento di manifestazioni (anche statiche) in alcune piazze nei pressi del Parlamento e di Palazzo Chigi. Riteniamo inaccettabile tale divieto che di fatto lede il diritto a manifestare garantito dalla Costituzione. Questa disposizione risulta ancor più inammissibile perché prende a pretesto l’assalto neofascista alla CGIL del 9 ottobre e trasforma questo gravissimo fatto, avvenuto anche per una singolare superficialità nella gestione della piazza, in un alibi volto a impedire mobilitazioni nelle strette vicinanze dei luoghi in cui vengono assunte decisioni strategiche per il futuro di tutte e tutti».
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