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Dehoniane: comprate all'asta da un gruppo guidato dallo storico Alberto Melloni

Dehoniane: comprate all'asta da un gruppo guidato dallo storico Alberto Melloni

BOLOGNA ADISTA. Si è svolta ieri al Tribunale di Bologna l’asta per la vendita del Centro editoriale dehoniano, fallito lo scorso ottobre, che gestisce i marchi Edb e Marietti. La gara è stata vinta da un gruppo rappresentato dallo storico Alberto Melloni, segretario della Fondazione per le Scienze Religiose Giovanni XXIII – una delle “creature” di Dossetti –, che si è aggiudicato l’asta per un milione e 310mila euro. Del gruppo farebbero parte anche due Fondazioni bancarie (fra cui Carisbo) e alcuni imprenditori cattolici. E pare che sia stato molto forte l’interessamento della Curia di Bologna guidata dal neo-presidente della Cei, card. Matteo Zuppi, e dell’ex premier Romano Prodi. Nei prossimi giorni se ne sapà di più.

«Io sono solo il “Cireneo”», commenta Melloni. «C’è più di un soggetto che riteneva che veder andare via Mariettied Edb da Bologna sarebbe stato un danno per la città e per il Paese – continua –. La compagine sociale si articolerà nelle prossime settimane. Ma resta a Bologna un pezzo di editoria religiosa colta».

Finisce così la lenta agonia del Centro editoriale dehoniano, che prima decise la chiusura dei periodici Settimana e Il Regno (v. Adista Notizie nn. 28 e 32/15) e poi decretò fallimento, a causa di gravi errori gestionali dei religiosi dehoniani.

«È stato raccolto l’appello che le organizzazioni sindacali avevano pubblicato per dare continuità ad una importante voce di pace nel settore editoriale», informa in una nota la Slc-Cgil di Bologna. L'accordo sottoscritto fra il nuovo proprietario e Slc Cgil, Fistel Cisl e Aser, «prevede importanti tutele per tutti i lavoratori. Chi deciderà di rimanere nella nuova società avrà infatti il mantenimento non solo del contratto nazionale, dei livelli professionali e retributivi, ma anche di parti di accordi aziendali come il buono pasto e l'assicurazione sanitaria, nonché le previsioni di mantenimento della sede su Bologna, sino ad arrivare al superamento delle limitazioni imposte dal Jobs act alla tutela dal licenziamento ingiusto, e il riconoscimento dei diritti di rappresentanza sindacale anche al di sotto dei 15 dipendenti», ha sottolineato la Cgil. «Chi invece deciderà di non passare – conclude il sindacato – si vedrà tutelato sia sul profilo economico che con un pieno utilizzo degli ammortizzatori sociali e contestuale possibilità di accesso a percorsi di ricollocazione e formazione».

Quelli che invece non vedranno un centesimo sono i numerosi piccoli e medi creditori del Centro editoriale dehoniano, fra cui Adista.

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