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Abusi sessuali in Colombia: la Corte costituzionale ordina la consegna degli archivi diocesani, il vescovo prende tempo

Abusi sessuali in Colombia: la Corte costituzionale ordina la consegna degli archivi diocesani, il vescovo prende tempo

Il vescovo non consegna gli archivi sulle denunce di abusi sessuali su minori perpetrati da preti della sua diocesi? Che sia arrestato. A sollecitare tale misura è un giornalista colombiano, Juan Pablo Barrientos: dal 2018 chiede all’arcivescovo di Medellín, mons. Ricardo Tobón, di consegnargli il materiale raccolto dalla diocesi per poter andare avanti nelle sue ricerche sui casi di pedofilia nella Chiesa colombiana (Barrientos ha già pubblicato due libri sull’argomento: Lasciate che i bambini vengano a me e Questo è l’agnello di Dio). Nulla ottenendo si è rivolto alla Corte costituzionale, denunciando il vescovo per mancato rispetto del diritto di informazione sancito dalla Carta.

Il 3 giugno la Corte si è espressa a favore del giornalista e ha ordinato all'arcidiocesi di consegnare i «file segreti» sui casi di pedofilia. Ultimo giorno utile per conformarsi alla sentenza, il 19 agosto. Non essendo stata rispettata tale data (il vescovo prende tempo, è il sospetto che circola), Barrientos si è sentito di poter dichiarare: «Qui non c’è niente da attendere, l’arcivescovo è obbligato a rispondere. Oggi denuncio lo spregio della Corte affinché la giudice emani un mandato di arresto immediato per il vescovo e di sequestro dell’archivio segreto». «Nessuno è al di sopra della legge», ha aggiunto.

Dal canto suo, l'arcidiocesi di Medellín (Colombia) il 18 agosto ha emesso un comunicato affermando che si atterrà alla sentenza della Corte costituzionale, ma solo dopo che il tribunale avrà fornito dei chiarimenti in merito alla sentenza.

«Nel rispetto della legge - ha scritto il vescovo - e con la ferma decisione di collaborare per chiarire i fatti, il 12 agosto abbiamo chiesto alla Corte di chiarire alcuni punti della sua sentenza che abbiamo trovato confusi».

In un video pubblicato sull'account Twitter dell'arcivescovato, mons. Tobón ha affermato che «una volta ricevuti questi dettagli, che riteniamo importanti, la nostra Arcidiocesi procederà a conformarsi alla sentenza in base ai criteri stabiliti dalla Corte Costituzionale».

«Rendiamo pubblica questa dichiarazione affinché non ci siano dubbi o incomprensioni sulla nostra totale disponibilità a adempiere al nostro impegno di contribuire alle indagini e raggiungere la verità», ha aggiunto.

La Chiesa di Medellín ha intanto precisato che dei 915 sacerdoti indicati da Barrientos come autori del delitto di abuso su minori, «185 sono già morti, 73 non appartengono all'arcidiocesi di Medellín, 4 nomi si ripetono, 6 non sono registrati nella banca dati e 647 sacerdoti sono diocesani». Ha anche assicurato che negli ultimi 30 anni «sono state affrontate numerose denunce ricevute».

*Mons. Ricardo Tobón. Foto di Di JuanCardozo - Opera propria, CC BY-SA 3.0, tratta da Commons Wikimedia, immagine originale e licenza

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