
Il presidente dell'Azione Cattolica sul nuovo governo: aspettiamo la prova dei fatti, ma temiamo "passi indietro"
Non fa mancare gli auguri di buon lavoro alla nuova presidente del Consiglio Giorgia Meloni e alla sua compagine governativa il presidente dell’Azione Cattolica, Giuseppe Notarstefano, nell’intervista ad ampio raggio che apparirà sul numero 4 della rivista dell’associazione, Segno nel mondo, e che è stata anticipata oggi. «Tra le istituzioni della nostra Repubblica, il governo elabora e persegue una visione organica di azione politica per realizzare l’interesse generale», è la sua premessa. «Se ci mettiamo dalla prospettiva del nostro patto costituzionale, non possiamo pensare a un governo che lasci indietro persone e categorie per perseguire politiche parziali e discriminanti, né pensare che ci siano cittadini consapevoli che facciano il tifo per il fallimento dell’esecutivo. Augurare buon lavoro al governo che è nato – argomenta – non è un atto formale ma un gesto di maturità democratica, di fiducia verso le istituzioni nel loro complesso e delicato equilibrio».
Venendo al merito di un giudizio sul neo-nato esecutivo, «l’Azione cattolica non ha ruoli precostituiti da assumere verso alcun tipo di governo», annuncia, però, aggiunge subito, «alcuni rischi li vediamo», «passi indietro, ad esempio, sulla transizione ecologica, sulla solidarietà e l’accoglienza, sulla proiezione internazionale del Paese. Tuttavia è giusto aspettare la prova dei fatti. Da parte nostra – dichiara –, la barra sarà sempre dritta sul rispetto dei valori costituzionali e sull’indicazione alla politica dei principi fondamentali della Dottrina sociale della Chiesa, principi da custodire con sapienza, da mediare con prudenza e che non possono essere strumentalizzati dagli interessi di qualsiasi parte, destra, sinistra o centro».
Approfondendo l’analisi, Notarstefano osserva che «nella destra c’è un’anima che si può chiamare “teocon”, insomma cattolico-conservatrice. Un’anima che ha avuto un riconoscimento anche con posizioni istituzionali. Nell’altro campo, invece, la componente che si definisce cattolico-democratica soffre per i pochi spazi, il poco ascolto che ottiene. Sappiamo che è un tema delicato per un’associazione come l’Ac, ma forse qualche indicazione occorre darla»: «Sono profondamente convinto, anche alla luce del dibattito che ha preceduto e accompagnato queste ultime elezioni politiche, che occorra una riflessione sul cattolicesimo democratico da fare con grande franchezza e disponibilità a un confronto che va condiviso nel Paese e non ristretto a pochi circoli eletti».
In effetti, già da qualche anno, è la sua esplicitazione, «si avviato un dibattito interno alla comunità ecclesiale sulla necessità di un nuovo impegno alla partecipazione civica di tutti i credenti e a un impegno diretto dei cattolici nei partiti e nelle istituzioni». Dibattito che evidentemente stenta a concretizzarsi. «Il Sinodo – esemplifica il presidente di AC - sta evidenziando la fatica di maturare insieme visioni condivise nell’affrontare la complessità e di esprimere una maggiore corresponsabilità nel pensare e nell’agire». Ma «individualismo e semplificazione rischiano di aprire la strada all’integralismo e al fondamentalismo, così come la logica della delega e del disimpegno (che per certi versi spiega l’astensionismo) si connettono con una vita ecclesiale non sintonizzata sulle tensioni della vita dei laici e poco disponibile alla loro valorizzazione».
Se, come si percepisce, «c’è un desiderio di nuova partecipazione e un bisogno di esprimersi con maggiore efficacia nel dibattito pubblico da credenti», «ciò che è avvenuto in queste ultime elezioni ci suggerisce che è anche (ma non solo) una questione di strumenti, di luoghi e di meccanismi che favoriscano tale sensibilità. Un ceto politico autoreferenziale e disancorato dai territori e la mancanza di partiti che siano strumenti reali di partecipazione sono una questione sulla quale anche l’Ac intende interrogarsi, avviando un dibattito anche con le altre aggregazioni laicali e movimenti ecclesiali e, attraverso tali reti e alleanze, con tutto il Paese»
Adista rende disponibile per tutti i suoi lettori l'articolo del sito che hai appena letto.
Adista è una piccola coop. di giornalisti che dal 1967 vive solo del sostegno di chi la legge e ne apprezza la libertà da ogni potere - ecclesiastico, politico o economico-finanziario - e l'autonomia informativa.
Un contributo, anche solo di un euro, può aiutare a mantenere viva questa originale e pressoché unica finestra di informazione, dialogo, democrazia, partecipazione.
Puoi pagare con paypal o carta di credito, in modo rapido e facilissimo. Basta cliccare qui!