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Ministri di “culto”: il governo clericopolacco di Giorgia Meloni

Ministri di “culto”: il governo clericopolacco di Giorgia Meloni

Tratto da: Adista Notizie n° 38 del 05/11/2022

41266 ROMA-ADISTA. «E oggi, all’inizio di un nuovo governo, preghiamo per l’unita?e la pace dell’Italia». Con queste parole, pronunciate al termine dell’Angelus del 23 ottobre, papa Francesco ha salutato l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni nel giorno del suo primo Consiglio dei ministri. Giorgia Meloni ha immediatamente colto la palla al balzo e sui suoi profili social ha risposto: «Ringrazio Sua Santità Papa Francesco per il pensiero che ha voluto rivolgere all’Italia in questa giornata così importante per il governo che ho l’onore di presiedere». È il primo, timido segnale di un rapporto, quello tra Chiesa cattolica e nuovo esecutivo, tutto da costruire. E che per ora registra l’apprezzamento ecclesiastico per un esecutivo perfettamente allineato con la gerarchia cattolica sui temi etici.

Da segnalare, in questo senso, che il giuramento del governo Meloni al Quirinale, avveniva nel giorno in cui la Chiesa celebra san Giovanni Paolo II. Sui suoi profili social, la neo premier non si è lasciata sfuggire nemmeno questo particolare, pubblicando una foto di Wojtyla accompagnata da questo commento: «Un Pontefice, uno statista, un santo. Ho avuto l’onore e il privilegio di conoscerlo e sono onorata che sia il santo di questo giorno così particolare per me».

Oltre al papa, anche L’Osservatore Romano ha salutato l’arrivo a Palazzo Chigi della «prima donna premier nella storia della Repubblica Italiana». Chiosando: «Il presidente Meloni sarà immediatamente chiamata ad affrontare diverse emergenze. Su tutte, la guerra in Ucraina e il caro-energia».

A livello di Cei, è stato il presidente dei vescovi, card. Matteo Maria Zuppi, a dichiarare (22/10): «Con lei si apre anche una pagina storica per il nostro Paese: il nuovo governo è il primo guidato da una donna nel ruolo di presidente del Consiglio».

Convergenze e divergenze

Prove di dialogo, quindi, seppure finora piuttosto timide. Le distanze, infatti, restano, specie su armi, guerra, posizione ultra atlantista e politiche migratorie. Oltre alla sintonia sui temi etici, c’è però anche una nutrita rappresentanza cattolica praticante (e ostentante) nel nuovo governo a guida Giorgia Meloni. Per guadagnarsi un attestato di stima che non sarà facile ottenere, Meloni sembra puntare su una linea cattolica tradizionalista e identitaria, sul modello della Polonia (la citazione di Wojtyla fatta anche durante il suo discorso alla Camera il 25 ottobre non sarebbe quindi casuale), Paese che a un profilo di oltransismo religioso affianca quello atlantico. E che potrebbe rappresentare la stella polare della nuova destra di governo.

Il “modello Fontana”

Un modello che pare attualmente ben rappresentato dal nuovo presidente della Camera dei Deputati, Lorenzo Fontana, l’analogo (al maschile) della Irene Pivetti versione vandeana eletta nel 1994 all’epoca del primo governo Berlusconi. Il nuovo presidente della Camera è stato tra gli ispiratori della svolta devozionista di Matteo Salvini che nel 2019 iniziò a baciare rosari e invocare la Madonna nei suoi comizi. Laureato in storia all’Università Europea di Roma, ateneo dei Legionari di Cristo, nel 2018 ha scritto a quattro mani con Ettore Gotti Tedeschi, banchiere dell’Opus Dei ed ex presidente dello Ior, un libro su un suo cavallo di battaglia, La culla vuota della civiltà. Da ministro per la Famiglia e le Disabilità nel primo governo Conte è anche ricordato per aver organizzatonel 2019 a Verona – sua città di origine – il Congresso Mondiale della Famiglia, tappa italiana di un’inedita alleanza tra attivisti della christian right statunitense e imprenditori legati alla destra in linea con il patriarcato ortodosso di Mosca nella lotta senza quartiere alle coppie gay e alla società secolarizzata e scristianizzata. Frequentatore di messe tridentine da anni frequenta la chiesa della Santissima Trinità dei Pellegrini. La parrocchia, a due passi da Campo de’ Fiori, affidata alla fraternità San Pietro.

Valori “cristiani” e custodi poco credibili

Il richiamo alla tradizione forse non facilmente si “coniuga” (è proprio il caso di dirlo) con la situazione canonica dei tre attuali leader dello schieramento di destra-crentro: Meloni, Berlusconi e Salvini convivono senza essere sposati, situazione che si ripete in molti rappresentanti del nuovo governo, in alcuni casi pluriseparati e divorziati, come si è visto anche durante la cerimonia di giuramento, quando si sono presentati con figli, figlie, compagni e compagne al seguito. Del resto, anche in questo caso Berlusconi – che fu tra i primi a presentarsi come custode dei valori cattolici (basti ricordare l’asse con Ruini o l’impegno profuso nel caso Englaro, tra il 2008 e il 2009, affinché ai genitori di Eluana non fosse consetito – nonostante la sentenza del tribunale di Milano – di interrompere idratazione e alimentazione forzata alla figlia Eluana, da 17 anni in stato vegetativo) nonostante la condotta assai poco aderente ai valori della Chiesa.

Il caso Mantovano

Tant’è, ma Giorgia Meloni si è subito “coperta” con la scelta – come sottosegretario alla presidenza del Consiglio – di Alfredo Mantovano, magistrato, ex Alleanza Nazionale, più volte deputato e senatore, sottosegretario agli Interni nel 2001 e poi presidente del Copasir. Atlantista e ultra cattolico, dal 2015 Mantovano vicepresidente del Centro Studi “Rosario Livatino”, costituito da magistrati, avvocati, notai e docenti di materie giuridiche, di approfondimento delle tematiche che fanno riferimento alla vita, alla famiglia, alla libertà religiosa. Dallo stesso anno è anche presidente della sezione italiana della fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS), che si occupa di sostegno alle minoranze cristiane perseguitate nel mondo. In passato è stato tra gli animatori di “Alleanza Cattolica” e negli anni 2000 è stato tra i teorici dello “scontro di civiltà” seguìto agli attentati dell’11 settembre 2001.

I convertiti sulla via dell’ultracattolicesimo

Tra i ministri, va anzitutto segnalato il curriculum di Eugenia Roccella, ex radicale, ex leader del Movimento di liberazione della donna, autrice, nel 1975, del libro Aborto: facciamolo da noi, passata anni fa armi e bagagli (non è l’unica, fecero lo stesso anche altri esponenti del centrodestra come Gaetano Quagliarello) allo schieramento ultra conservatore. Portavoce – assieme all’ex leader della Cisl Savino Pezzotta – del Family day del 2007, dal 2008 è parlamentare di centro destra e attivissima, anche nel suo ruolo di sottosegretario al Welfare (2008) e alla Salute (2009), sui temi bioetici.

A scuola di xenofobia

Di area cattolico tradizionalista è anche Giuseppe Valditara, professore di diritto romano e senatore, da qualche anno riavvicinatosi alla Lega dopo una parentesi in Alleanza Nazionale, che seguiva agli esordi politici ai tempi della Lega di Bossi e Miglio. Già relatore in Parlamento della “riforma” Gelmini nel 2010 (ossia del taglio di 8 miliardi di euro annuali – circa un quinto del budget dell’Istruzione – dal capitolo Scuola), è stato anche capo dipartimento del Miur durante il periodo del ministro leghista Bussetti. Come docente universitario dal 2005, anno di fondazione, al 2018 ha insegnato nell’Università Europea dove si è laureato Fontana e che fu voluta e creata dai Legionari di Cristo. In quell’ateno Valditara è stato anche preside di facoltà di Giurisprudenza fino al 2011. Ha fatto molto discutere in questi giorni una sua pubblicazione del 2016 dall’eloquente titolo L’impero romano distrutto dagli immigrati; e dall’ancora più eloquente sottotitolo: Così i flussi migratori hanno fatto collassare lo Stato più imponente dell’antichità.

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