
“Non ci sono più ostie”. Il problema dei cattolici cubani per la carenza di farina
Informiamo tutte le diocesi che non ci sono più ostie in vendita. Abbiamo lavorato con la poca farina rimasta e quello che avevamo in riserva è terminato. Speriamo e confidiamo nel Signore che presto potremo riprendere il lavoro e quando avremo abbastanza da distribuire a tutte le diocesi ve lo faremo sapere. Grazie mille». È l’annuncio apparso sui social network delle Carmelitane Scalze di Cuba. È loro l’appannaggio delle ostie nell’isola: a produrle per tutte le diocesi sono 15 monache di clausura del convento dell'Avana, fin dagli anni ’60.
Il problema è che da qualche mese a Cuba c’è scarsità di farina e solo con questa si fanno le ostie. Le quali, rileva il quotidiano messicano El Universal (3/11), sono «un prodotto destinato al consumo di massa e ripetuto per giorni, settimane e mesi», ovvero farina «in grandi quantità e con la prospettiva di mantenere la produzione e poter soddisfare la domanda», evidentemente alta. In qualsiasi altro Paese, «la mancanza di ostie si risolverebbe con la solidarietà e l'aiuto della società civile o di una o più persone con la capacità finanziaria di pagarle»; «sull'isola diventa una questione politica che deve essere sollevata presso la massima autorità del Paese: il Partito Comunista di Cuba (PCC)». «Tutto deve passare attraverso il partito», ha detto al quotidiano una fonte (che ha voluto restare anonima, temendo «rappresaglie politiche e giudiziarie da parte del regime comunista », sic!) vicino ala gerarchia del partito. Comunque, «è la prima volta che succede», ammette. Cioè, la farina scarseggia da mesi, ma la produzione delle ostie ne sta risentendo solo ora.
La crisi perché
Secondo il governo cubano, le difficoltà di approvvigionamento di farina sono da addebitarsi all’inamovibile embargo pluridecennale statunitense che l’isola subisce da oltre 6 decenni: «L'attuale crisi ha le sue radici nell'embargo economico imposto dagli USA, a cui vanno aggiunti la distanza da cui il grano deve essere importato, l'aumento del prezzo per tonnellata di prodotto e anche l'aumento dei costi di nolo delle navi che lo trasportano».
E comunque, sia detto per inciso, non è solo la farina, fra i prodotti alimentari, a scarseggiare, scrive ancora El Universal, creando non poche difficoltà: «L’aumento del costo o la mancanza di cibo e beni di prima necessità costringe i cubani a fare sacrifici con il proprio denaro, decidendo di pagare prezzi elevati e mettendosi in fila ogni giorno in lunghe file nei negozi statali per cercare di acquistarli, con il rischio di scoprire alla fine della fila che "non ce ne sono più". Un'altra strada è quella di rivolgersi al mercato nero, che si rifornisce con furti dallo Stato ed è ancora più costoso».
Per un’analisi più dettagliata della crisi del frumento, il quotidiano cubano Granma (31/10) ha intervistato Maidel Linares Ramos, prima vicepresidente del Grupo Empresarial de la Industria Alimentaria, l'organo di governo dell'industria molitoria del Paese, e dell'Empresa Cubana del Pan (ECP). Maidel Linares ha spiegato che «il settore non statale (a vendita libera, ndr), in costante crescita, ha una domanda di circa 15.000 tonnellate di farina in media all'anno (…). Questo segmento, insieme al settore statale (vendita a costi calmierati, ndr), richiede circa tre navi di grano al mese per poter lavorare con una copertura confortevole, senza penalizzare la popolazione», si legge nella direttiva. Ma, ha aggiunto, l'importazione di farina quest'anno è rimasta al di sotto della domanda, aggravata nell'ultimo semestre dall'embargo economico che ha impedito il pagamento puntuale ai fornitori internazionali di questo prodotto e ha aumentato i problemi di disponibilità delle compagnie di navigazione. «A volte – ha rimarcato – è stata ricevuta una sola nave di farina in un mese».
Secondo Linares un altro fattore pesa sul problema della carenza di frumento: «Il salario medio nel settore è di poco superiore a 3.500 pesos (circa 150 euro) al mese, il che provoca la migrazione della manodopera in cerca di migliori benefici verso il settore privato e verso altre aziende», un fenomeno che inoltre influisce sulla qualità del processo produttivo, in quanto è necessario formare nuovi tecnici per le attività molitorie.
Però, sostiene la vicepresidente, la farina è garantita per la produzione di pane per il paniere familiare standard (la tessera annonaria) e la fornitura di pane viene tutelata per la popolazione carceraria, per il sistema sanitario pubblico, per i bambini privi di tutela familiare, per le case di riposo, per gli ospedali psichiatrici, nonché per il consumo in tutti i tipi di centri educativi interni, per i circoli infantili e per le merende scolastiche, garantito dalle aziende provinciali dell'industria alimentare.
*Cappella del Seminario Interdiocesano dell'Avana: San Carlos e San Ambrosio, Foto di R. Catolico, file concesso in base alla licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported, immagine originale e licenza
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