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Onu e Croce Rossa pronte a lanciare la Dichiarazione internazionale contro le armi esplosive nei centri abitati

Onu e Croce Rossa pronte a lanciare la Dichiarazione internazionale contro le armi esplosive nei centri abitati

Il 18 novembre, a Dublino in Irlanda, dopo 3 anni di consultazioni e dopo la grande pressione da parte della società civile, sarà lanciata la dichiarazione congiunta Nazioni Unite-Comitato Internazionale della Croce Rossa (Cicr) dal titolo “Rafforzamento della protezione dei civili dalle conseguenze umanitarie derivanti dall’uso di armi esplosive in aree popolate”. Alla conferenza di approvazione (diretta streaming sul canale del Dipartimento degli Affari Esteri dell'Irlanda) i firmatari – Izumi Nakamitsu (alto rappresentante delle Nazioni Unite per il Disarmo), Martin Griffiths (sottosegretario generale Onu per gli Affari umanitari e coordinatore dei Soccorsi di Emergenza), Catherine Russell (direttore generale Unicef) e Mirjana Spoljaric (presidente Cicr) – chiederanno agli Stati di approvare la dichiarazione per arginare l’uso indiscriminato e sempre più frequente di ordigni esplosivi in centri urbani e villaggi, dove vengono distrutte case, infrastrutture e attività commerciali, rendendo le popolazioni civili le vittime principali di ogni conflitto e delle sue nefaste conseguenze. «Il costo umano per l'uso di armi esplosive pesanti nelle aree popolate si ripercuote in genere molto tempo dopo l'impatto immediato, causando interruzioni di lunga durata dei servizi essenziali per i civili e sfollamenti prolungati su larga scala», spiega sul sito dell’Unicef. «La nuova dichiarazione rappresenta un'importante pietra miliare collettiva nella protezione dei civili dalla crescente urbanizzazione dei conflitti armati». «Invia un segnale forte in tutto il mondo: danneggiare i civili e danneggiare le città non è una realtà che dovremmo accettare. Rafforza il rispetto del diritto umanitario internazionale, in particolare impegnando gli Stati firmatari a limitare o astenersi dall'uso di armi esplosive nelle aree popolate, ogniqualvolta tale uso possa causare danni ai civili».

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