Nessun articolo nel carrello

Dieci ‘piaghe’ della Santa Chiesa, oggi

Dieci ‘piaghe’ della Santa Chiesa, oggi

Galicia, Spagna, 26-12-2022

 

Sono un sacerdote cattolico e uno storico della Chiesa, con una mente aperta e il desiderio che questa famiglia cristiana sia veramente più fedele a Gesù nel tempo in cui viviamo.

Sono consapevole dei fallimenti umani dell'istituzione di ieri e di oggi, e naturalmente dei miei, che mi fanno guardare alla storia con umiltà e talvolta con delusione o anche con la mia vergogna e quella degli altri, ma senza rinunciare anche alla bellezza e il ben fatto, né la speranza che possiamo imparare e migliorare, con l'aiuto di Dio, ovviamente.

Mi credano o no, ciò che mi spinge ad esprimere la seguente riflessione non è il desiderio di protagonismo o la ricerca di problemi, ma semplicemente esprimere consapevolmente ciò che mi porto dentro, perché penso sia molto importante che ne parliamo tutti con sincerità e senza paura, e ho la sensazione che nascondiamo e taciamo tante opinioni simili, spazzandole sotto il tappeto e facendo finta di niente, o convinti di essere sulla buona strada anche se davanti a noi si vede il precipizio... Il movimento sinodale ci spinge a parlare, e non come un 'Vaso di Pandora' (anche se molti lo pensano), ma come occasione per cercare lo Spirito anche nel sensus fidelium, nella fede del popolo, in cammino, oggi.

Diamo un'occhiata alla Maestra Storia...

Nel 1830, con le rivoluzioni liberali di Parigi e del Belgio, anche alcuni cattolici iniziarono a manifestare nella Chiesa a favore della convivenza democratica e della separazione tra Chiesa e Stato, che favoriva una libertà religiosa più autentica ed evangelica. Figure di spicco in questo senso furono Lamennais, Lacordiare e Montalambert, che con il loro giornale L'Avenir cominciarono quello stesso anno a far sentire una voce diversa nella Chiesa. Furono rimproverati da alcuni vescovi, e andarono a Roma a parlare con lo stesso Papa Gregorio XVI, il quale, invece di voler intrare in conversazione, pubblicò nel 1832 l'enciclica Mirari Vos, condannando il liberalismo, sia politico che ecclesiale (condanna che sarà poi ampliata nella seconda metà del secolo). Pochi mesi dopo, sempre nel 1832, Antonio Rosmini, sacerdote italiano di grande statura intellettuale e spirituale, scrive il libro Delle cinque piaghe della Santa Chiesa, che pubblicherà solo nel 1848. Rosmini godette inizialmente della protezione del allora Papa Pio IX, ma l'anno successivo cambierà idea sul movimento liberale dopo la rivolta repubblicana di Roma, condannando poi aspramente le tendenze moderniste (enciclica Quanta cura del 1864, con il Syllabus allegato). Il libro di Rosmini fu bandito già nel 1849, e alcune delle sue affermazioni condannate; ma nel 2001 la sua memoria è stata riabilitata, e addirittura nel 2007 è stato proclamato beato da Papa Benedetto XVI. Ebbene, cosa diceva Rosmini in quel controverso libro? Basicamente esponeva con dolore ma con amore alla Chiesa cinque ‘piaghe’ che vedeva in quel momento come le principali ‘emorragie’ di questo Corpo di Cristo. E quali erano queste ‘piaghe’? Riassumendo molto (i lettori sono invitati a scavare più a fondo cercando il suo libro):

1) La distanza tra il clero e il popolo (nella vita e nella liturgia).

2) La poca formazione culturale e spirituale del clero in genere.

3) Le discrepanze e la disunione tra i vescovi.

4) Ingerenza politica nella nomina dei vescovi.

5) La ricchezza accumulata dalla Chiesa.

Facciamo ora un salto all'oggi, e non sarò il primo a fare un'analogia tra quella riflessione profetica di Rosmini e il momento presente... La Chiesa, è anche oggi a un bivio difficile, con ‘piaghe sanguinanti’ da sanare? Ebbene, credo evidente che lo sia, anche se non siamo tutti d'accordo sulla sua identificazione, prioritizzazione o possibili rimedi... So che alcuni non saranno d'accordo con me, ma come ho detto, mi sento nell'obbligo morale ad essere sincero e condividere la mia opinione al riguardo, senza voler offendere nessuno o provocare alcuno 'scisma', ma con fraterno amore per questa Chiesa a cui appartengo, e che penso debba superare l'immobilità che ostacola l'accoglienza e la vivenza del messaggio evangelico oggi; e non si tratta di andare contro la tradizione o di adattarsi perché si ai tempi, o di accomodarsi alla società attuale per piacerli, ma di riconsiderare seriamente l'Incarnazione, avvenuta circa 2000 anni fa, ma che continua ad accompagnare l'umanità nel suo ritmo e nelle sue circostanze, con i suoi progressi, buche e battute d'arresto… Come disse Gesù stesso: “Ho ancora molto da dirvi, ma non potete farcela adesso. Quando verrà lo Spirito della verità, vi guiderà alla verità tutta intera» (Gv 16,12-13).

Allora, a mio modesto parere - lontano dalla statura di Rosmini - quali credo siano oggi quelle ‘piaghe’ della Chiesa? Alcune coincidono ancora con quelle di allora, altre sono nuove... Vado a specificarle e riassumerle in queste 10, che non vanno neccessariamente in questo ordine; e attenzione, non dico che occupino tutto il panorama ecclesiale -e certo che ci sono anche molte cose buone da evidenziare-, ma qui sto parlando delle piaghe:

1) Tradizionalismo e individualismo. Di fronte a una situazione decadente e complicata, carica di incertezze, alcuni tendono spesso anacronisticamente a rifugiarsi nelle sicurezze 'del vecchio', e altri a isolarsi per fare ciò che ciascuno considera separato dal resto; credo che si debba cercare la via più comune possibile, seguendo il saggio detto: "unità nel necessario, libertà nel dubbio e carità in tutto".

2) Clericalismo. Il potere dei sacerdoti e dei vescovi continua spesso ad essere eccessivo e distanziante (almeno molti lo credono e lo praticano così), tanto che le comunità e le diocesi cristiane dipendono troppo dalla gerarchia variabile del momento, con poca voce reale davanti al suo comando o apatia; credo che sia necessaria una vera sinodalità corresponsabile che ci mobiliti tutti.

3) Ricchezze e beni accumulati. A volte si vedono ancora comportamenti economici da parte di pastori che sostengono una sorta di ‘mercato’ dei sacramenti. E sì, per la missione servono templi e risorse, ma tanti? Non saranno una trappola che ci consuma troppo tempo e preoccupazioni? Penso che dobbiamo cercare vie degne di austerità, distacco e carità.

4) Etnocentrismo. Spesso la Chiesa continua ad essere molto ‘romanocentrica’, e guai a chi esce dalla centralizzante 'pentola' latina; certo, Roma deve essere un punto di riferimento per l'unità, ma nella legittima pluralità. Credo che l'incarnazione del messaggio di Gesù nelle culture abbia ancora molto da fare e dare, nei luoghi specifici e sulla scena mondiale.

5) Maschilismo. Gesù scelse 12 uomini in quel momento storico, ma qualcuno dubita che oggi sceglierebbe anche donne per rappresentarlo sacramentalmente? San Paolo proibì allora di insegnare alle donne, ma lo farebbe anche oggi? Credo che le donne che si sentono chiamate a questo servizio debbano poter ricevere anche il sacerdozio ministeriale (e non lo dico per il basso numero dei ministri, ma per convinzione umano-teologica).

6) Celibato obbligatorio. Certamente è una degna e ammirevole chiamata l’essere celibi, quanto ad unirsi per formare una propria nuova famiglia; entrambi richiedono amore, sacrificio e dedizione (non so quale di più...), e credo che uomini e donne celibi o sposati possano esercitare il sacerdozio ministeriale nella comunità, arricchendola con i loro carismi (e insisto, la motivazione per me non è scarsità).

7) La visione riduzionista della sessualità. La dottrina ‘ufficiale’ almeno già difende che il sesso non è solo per la procreazione e ammette la p/maternità responsabile, ma non ammette metodi contraccettivi artificiali, né il sesso prematrimoniale; penso che la prima sia incoerente (se l'atteggiamento è accettato, perché non ammettere aiuti artificiali?), e la seconda sia ingenua (non solo perché non compiebole, ma perché ignora l'importanza del sesso nella comunicazione e nella vita di coppia che va maturando).

8) Omofobia. Si va un pó meglio (almeno pubblicamente) di fronte alla visione negativa e denigratoria dell'omosessualità –che non è una malattia o un capriccio-, ma non si accetta ancora che sia un modo dignitoso di volersi bene in coscienza; e credo che questo sia ciò che è veramente importante e ciò che Dio ci chiede: che le persone amino come si sentono in coscienza. E quindi, credo che anche le coppie omosessuali mature dovrebbero poter ricevere la benedizione della Chiesa; e, naturalmente, che anche coloro che si sentono chiamati al servizio sacerdotale possano riceverlo (e non facciamo gli ipocriti: ci sono già molti preti omosessuali, e non devono sentirsi umiliati o contraddittori per questo).

9) L'abuso sessuale e il suo insabbiamento. Entrambi terribili errori... Il primo, frutto di una sessualità mal integrata, e il secondo, frutto della paura dello scandalo. Certo non è un flagello maggioritario, tanto meno, ma più comune di quanto si pensasse; ed è anche vero che deve trattarsi con prudenza e discrezione per rispetto delle vittime stesse e per la presunzione di innocenza, ma non senza giustizia e audacia. Credo che la maturazione umano-sessuale debba essere curata in modo più naturale, ed essere più attenti nel prevenire gli abusi (senza cadere neanche in un distanziamento ossessivo); e, naturalmente, affrontare i problemi con un dialogo sincero e misure responsabili.

10) Ritualismo vuoto e debole spiritualità. Le celebrazioni comunitarie sono uno dei principali alimenti spirituali del cristiano, che deve portarlo a vivere la fede nella vita quotidiana (preghiera, carità, ecc.); ma spesso dà la sensazione che queste celebrazioni restino un po' di routine e poco arricchenti. Penso che dobbiamo ripensare una liturgia e una formazione più vivenziali.

Ovviamente, queste idee richiedono ulteriore sviluppo, fondatezza e dibattito; ma almeno penso che sia necessario metterli sul tavolo e affrontarli, con calma e con carità, ma anche con audacia. So che dicendo queste cose mi espongo a un rimprovero da parte dei miei ‘superiori’, o al rifiuto e all'incomprensione di alcuni confratelli sacerdoti e comuni cristiani, e sicuramente agli insulti di qualche commentatore con poche argomentazioni e molto odio (sì, ci sono anche haters che si definiscono cristiani...); ma sento che devo farlo per onestà e assumermene le conseguenze. Probabilmente qualcuno mi dirà anche che mi metto fuori dalla Chiesa con queste idee, cosa che nego categoricamente: nelle famiglie si può rispettosamente dissentire, senza che ciò debba separarci (e anche non metto in discussione alcun dogma del Credo o cose veramente essenziali). Ma so anche che non sono pochi i cristiani che consapevolmente condividono molte delle cose che ho detto qui, e penso che sarebbe giusto e neccessario sapere veramente quanti la pensano così o in altri; forse è arrivato il momento di posizionarsi e farsi sentire... Se no, quando? Non so se questo possa portare gli altri a perdere la paura di esprimere anche la loro opinione -sempre in modo costruttivo-, ma si spera.

Mi sembra che il cammino sinodale nella Germania – tanto discusso da alcuni – sia un segno chiaro e coraggioso che la maggioranza del popolo di Dio vuole parlare liberamente e con coraggio di queste cose importanti e cruciali; credo che negare e porre il veto a questo dialogo sarebbe un errore fatale per la Chiesa, e non solo per l'enorme perdita sociale che subirà (e che sta già subendo per non averla affrontata...), ma perché sarebbe “attaccarsi alle tradizioni umane uscendo dal mandato di Dio” (Mc 7,8), che è aiutare le persone a conoscere ed entrare nel suo Regno. Mi fa male vedere quanto a volte lo rendiamo difficile per lo Spirito (e di nuovo mi includo assumendo la mia debolezza); spero non sia che anche noi siamo rifutati e debba cercare altri "operai per la vigna"... (Mt 21,43).

Adista rende disponibile per tutti i suoi lettori l'articolo del sito che hai appena letto.

Adista è una piccola coop. di giornalisti che dal 1967 vive solo del sostegno di chi la legge e ne apprezza la libertà da ogni potere - ecclesiastico, politico o economico-finanziario - e l'autonomia informativa.
Un contributo, anche solo di un euro, può aiutare a mantenere viva questa originale e pressoché unica finestra di informazione, dialogo, democrazia, partecipazione.
Puoi pagare con paypal o carta di credito, in modo rapido e facilissimo. Basta cliccare qui!

Condividi questo articolo:
  • Chi Siamo

    Adista è un settimanale di informazione indipendente su mondo cattolico e realtà religioso. Ogni settimana pubblica due fascicoli: uno di notizie ed un secondo di documentazione che si alterna ad uno di approfondimento e di riflessione. All'offerta cartacea è affiancato un servizio di informazione quotidiana con il sito Adista.it.

    leggi tutto...

  • Contattaci

  • Seguici

  • Sito conforme a WCAG 2.0 livello A

    Level A conformance,
			     W3C WAI Web Content Accessibility Guidelines 2.0

50 anni e oltre

Adista è... ancora più Adista!

A partire dal 2018 Adista ha implementato la sua informazione online. Da allora, ogni giorno sul nostro sito vengono infatti pubblicate nuove notizie e adista.it è ormai diventato a tutti gli effetti un giornale online con tanti contenuti in più oltre alle notizie, ai documenti, agli approfondimenti presenti nelle edizioni cartacee.

Tutto questo... gratis e totalmente disponibile sia per i lettori della rivista che per i visitatori del sito.