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Derive settarie: nuove comunità nella tempesta

Derive settarie: nuove comunità nella tempesta

Tratto da: Adista Documenti n° 4 del 04/02/2023

Da sempre più parti, soprattutto in Francia, si levano voci che chiedono una commissione indipendente che indaghi sugli abusi di potere, spirituali e psicologici che si verificano all’interno delle comunità religiose, specialmente quelle cosiddette “nuove”, nate sull’onda degli entusiasmi postconciliari, salutate dalla Chiesa istituzionale come nuova “primavera della Chiesa”, ma spesso improvvisate e lasciate totalmente in mano ai loro fondatori, personalità non di rado non scevre da gravi devianze, che inesorabilmente si ripercuotono sui membri della comunità. Si tratta di un fenomeno raccontato magistralmente dalla giornalista del quotidiano francese La Croix Céline Hoyeau nel libro La trahison des pères, ed è un fenomeno che la cronaca propone ormai quasi ogni giorno, con le visite apostoliche, il commissariamento e a volte anche lo scioglimento di tante comunità – sarebbero 43, oggi, quelle sotto inchiesta per derive settarie e abusi di vario genere – ma anche (e purtroppo non come dovrebbe essere) con provvedimenti nei confronti delle persone coinvolte: per lo più preti, religiosi, fondatori e superiori delle comunità stesse. Lo abbiamo raccontato anche noi, sul n. 3 di Adista Notizie, con l’inchiesta esclusiva sulla comunità Pro Deo et fratribus-Famiglia di Maria, recentemente commissariata dal Vaticano e sottoposta al governo pro-tempore del vescovo ausiliare di Roma mons. Daniele Libanori. Una comunità gravemente compromessa già nelle radici, mai corrette.

Di fronte a questa realtà, dolorosa soprattutto per chi ha aderito con sincerità e si ritrova smarrito, si pongono più opzioni: tentare una riforma profonda della comunità, oppure, nei casi pià estremi, procedere alla sua dissoluzione. A volte la riforma è soltanto di facciata e porta altro dolore e altre sofferenze, come osserva il giornalista cattolico francese René Poujol nell’articolo, apparso nel suo blog Cath’lib (20/1), “Abus spirituels: faut-il dissoudre les communautés nouvelles? (“Abusi spirituali: bisogna sciogliere le nuove comunità?”), nel quale ripercorre una inchiesta recente di La Croix sulla comunità delle Béatitudes e sulle Fraternités de Jérusalem. Ed è di questi giorni la notizia che anche il fondatore della Fraternità Eucharistein (nata nel 1996, con tre comunità in Svizzera e in Francia), il sacerdote vallesano Nicolas Buttet, è stato sospeso a divinis e allontanato dalla comunità. Una visita apostolica nel 2021 aveva mostrato «un sistema piramidale, abusivo, infantilizzante e che ha cancellato le persone nelle loro varie dimensioni del loro essere, in particolare la loro psicologia», si legge sul quotidiano svizzero 24heures (22/1), che ha condotto un’inchiesta.

Sono state rilevate anche «diverse carenze nel governo, nella formazione e nel monitoraggio della comunità da parte del vescovo supervisore, mons. Dominique Rey», vescovo di Tolone, già “attenzionato” per la sua mancanza di discernimento nell’accoglienza di comunità controverse e le cui ordinazioni sacerdotali in programma per l’estate 2022 sono state bloccate (v. Adista Notizie nn. 22 e 25/22). Ma c’è anche un problematico aspetto finanziario: secondo quanto afferma 24heures, che cita il libro di Jean-Loup Adénor e Timothée de Rauglaudre Le nouveau péril sectaire (“Il nuovo pericolo settario”), «la fraternità è finanziata dalla Fondation Bettencourt-Schueller, creata dalla famiglia azionista de L’Oréal (…), da membri delle famiglie Leclerc et Michelin (…) e dalla famiglia Mulliez, fondatrice della catena Auchan». Stando all’audit 2022 della Fraternità, 1milione e 200mila euro in donazioni per le tre “case”: una fattoria (di proprietà) e due castelli (di proprietà delle rispettive diocesi francesi, Tolone e Annecy). Buttet nega le sue responsabilità: «su richiesta di Roma», presenterà istanza di nullità contro le conclusioni della revisione canonica del 2022.

È arrivata inoltre, il 24 gennaio, dal Dicastero per la Dottrina della Fede, la notizia della dimissione dallo stato clericale senza possibilità di appello o ricorso di p. Benoît-Emmanuel Peltereau-Villeneuve, priore della comunità dei Fratelli di Saint-Jean a Ginevra tra il 1988 e il 2008. I fatti imputatigli riguardano gravi aggressioni sessuali nell'ambito del suo ministero e, in diversi casi, nell'ambito dell'accompagnamento spirituale di religiose e donne adulte di Saint-Jean.

Insomma, mentre sul piano della pedocriminalità clericale la Chiesa francese, pur con mille ritardi e falle nel sistema, ha cominciato a offrire qualche risposta, osserva René Poujol nel suo articolo, «il persistente rifiuto di tener conto di abusi non direttamente sessuali, ma spirituali o di potere, con conseguenze analoghe, sta diventando oggi un vero scandalo. La cronaca sta lì a testimoniarlo, a riguardo di alcune comunità restie al cambiamento, sulle quali nessuna autorità ecclesiale sembra aver preso piede. Al punto da chiedersi se riformarle non sia un’illusione e se non occorrerebbe invece ipotizzare la loro dissoluzione». Un problema che, ovviamente, non riguarda solo la Francia, ma che riguarda una miriade di movimenti e comunità nelle quali la dinamica del silenzio e dell’omertà impedisce alle disfunzioni – che non sono singoli casi isolati, ma rispondono a dinamiche sistemiche ormai ampiamente censite – di venire a galla, e per la cui emersione, in mancanza di provvedimenti efficaci da parte dell’istituzione, è fondamentale la testimonianza di ex membri e testimoni.

Di seguito pubblichiamo integralmente, in una nostra traduzione dal francese, l’articolo di René Poujol.

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