
Salvare, accogliere e proteggere: le indicazioni del Centro Astalli alle istituzioni
La triste conta dei corpi restituiti dal mare è proseguita nei giorni – ieri si parlava di 64, tra cui una una quindicina di minori – in seguito al disastro nel Mar Jonio. «Profondo cordoglio» per le vittime del naufragio di fronte alle coste di Cutro (Crotone) è stato espresso dal Centro Astalli (il centro dei gesuiti italiani per i rifugiati). In particolare, «dolore e sgomento nell’apprendere che su una vecchia barca di legno sono state stipate 250 persone in fuga da Iran, Afghanistan e Pakistan. Si tratta di Paesi senza libertà, democrazia e pace».
Al cordoglio deve seguire, secondo i gesuiti, l’azione politica: «Le istituzioni nazionali e sovranazionali – si legge infatti nella nota del 26 febbraio – non rimangano ferme davanti a questa tragedia». Il CentroAstalli ha le idee chiare in merito e chiede alle istituzioni: «Un’operazione ampia, strutturata, di ricerca e soccorso in mare che metta in salvo vite umane»; «l’attivazione immediata di canali umanitari dalle principali aree di crisi»; infine, «l’apertura stabile e proporzionata di vie di ingresso legali come visti per lavoro e nuovi criteri che amplino i ricongiungimenti familiari».
Secondo presidente p. Camillo Ripamonti «lasciar morire in mare è inaccettabile. La politica, di qualunque orientamento, non può non agire per salvare vite umane. Purtroppo le politiche di chiusura ed esternalizzazione delle frontiere europee degli ultimi anni hanno ampiamente dimostrato di essere fallimentari, inutili e di favorire il traffico e la tratta di esseri umani. Le migrazioni non si possono fermare ma si devono gestire. In questo il diritto internazionale e la nostra Costituzione indicano l’unica strada percorribile: accoglienza, protezione e tutela dei diritti umani per ogni essere umano».
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