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Investire nel rispetto della vita, non nei muri: la Fondazione Migrantes dopo il naufragio a Crotone

Investire nel rispetto della vita, non nei muri: la Fondazione Migrantes dopo il naufragio a Crotone

Nuove morti nel Mediterraneo: urgente operazione europea Mare nostrum

 

Il 23 febbraio il Senato ha definitivamente convertito in legge un decreto «urgente e straordinario» con l’intenzione di regolare i flussi migratori, ma che «di urgente e straordinario ha solo l’ennesima operazione ideologica» e che non regola alcun flusso migratorio ma indebolisce di fatto «le azioni di salvataggio in mare delle navi Ong». A pochi giorni dal voto del “decreto Ong”, voluto dalla maggioranza di destra al potere, «un barcone spezzato dalla burrasca della notte, che portava almeno 150 migranti, si è inabissato nel Mediterraneo, al largo delle coste calabre crotonesi». È senza appello la denuncia di mons. Gian Carlo Perego (arcivescovo di Ferrara-Comacchio, presidente della Cemi-Commissione Episcopale per le Migrazioni e presidente della Fondazione Migrantes della Cei) in una nota diramata dalla Fondazione Migrantes domenica 26 febbraio.

Da un lato ci sono le persone, i migranti, con il loro carico di disperazione, che fuggono e cercano riparo in Europa, e che spesso finiscono in fondo al mare, «ad aumentare le migliaia di morti e di tombe anonime nel cimitero del Mediterraneo». Dall’altro, prosegue Perego, c’è l’indifferenza politica di fronte a questo dramma. «Un nuovo drammatico segnale che indebolisce la Democrazia, perché indebolisce la tutela dei diritti umani: dal diritto alla vita al diritto di migrare, al diritto di protezione internazionale».

Le tragedie del mare, aggiunge l’arcivescovo, «non possono che generare vergogna, chiedono un impegno europeo per un’operazione Mare Nostrum, che metta strettamente in collaborazione le istituzioni europee, i Paesi europei, la società civile europea rappresentata dalle Ong». Ferma anche la denuncia del presidente di Migrantes delle varie forme di esternalizzazione delle frontiere, realizzata con gli accordi bilaterali siglati con i Paesi del Nord Africa. «La collaborazione con i Paesi del Nord Africa non può limitarsi a interessi energetici o a sostegni per impedire i viaggi della speranza, ma deve portare a un canale umanitario permanente e controllato nel Mediterraneo verso l’Europa. Chi arrivando in Europa avrà diritto a una protezione vedrà salvaguardato tale diritto; chi non ne avrà diritto sarà rimpatriato». Perego immagina un sistema di accoglienza «agile, organizzato, alla presenza di diverse figure (dai mediatori, dalle forze di polizia forze internazionali, da osservatori dell’UNHCR, da operatori sociali, ...) perché il minore non accompagnato sia tutelato come la vittima di tratta, o chi viene da una drammatica situazione sanitaria o da una guerra o disastro ambientale». La posizione di mons. Perego è netta: «Le risorse vanno investite nella tutela della vita, nell’accompagnamento delle persone» e «non in muri o campi disumani. La vita e il futuro dell’Europa dipende da come si accoglie, tutela, promuove e integra le persone in cammino».

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