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Governo anacronistico e disumano

Governo anacronistico e disumano

Tratto da: Adista Segni Nuovi n° 13 del 08/04/2023

Qualcuno dovrebbe dire a Giorgia Meloni, prima donna nella storia d’Italia a ricoprire la carica di Presidente del Consiglio dei Ministri, che dopo sei mesi di governo dovrebbe smetterla di prendersela con chi ha governato prima di lei e cominciare, se non a mostrare risultati, almeno a dare risposte e proporre soluzioni praticabili ai tanti problemi che si è candidata a risolvere, evitando di dare la colpa alla sfortuna. Qualcuno dovrebbe cantargli alcuni passaggi della canzone “Costruire” di Niccolò Fabi: «Ah si vivesse solo di inizi, di eccitazioni da prima volta… ma tra la partenza e il traguardo, in mezzo c’è tutto il resto. E tutto il resto è giorno dopo giorno. E giorno dopo giorno è silenziosamente costruire».

Per provare a costruire qualcosa, la premier ha accantonato le posture elettorali e ha provato ad allontanare da se l’immagine che si era costruita in tanti anni di opposizione. Le sfide sono tante, dal Pnrr alle politiche migratorie, passando per le politiche sulla famiglia, “contro” quelle arcobaleno, svelando la disumanità di chi vuole “punire” i bambini nati dalla gestazione per altri. Qualcuno dovrebbe far capire alla presidente Meloni che il bonus-debutto è finito, ora cominciano a contare i risultati.

Intanto il sentimento nei confronti di Giorgia Meloni è in calo. Questo il dato emerso dall’analisi di “Reputation Science” sulla sua reputazione tra settembre e febbraio. Reputation Science è una società leader in Italia nell’analisi e gestione della reputazione, ha monitorato costantemente la “web reputation” di Giorgia Meloni dall’inizio della campagna elettorale, tramite metodologie di web intelligence e sentiment analysis. Tra la fine dello scorso anno e l’inizio del 2023, con la crescita delle critiche, è calato il consenso al governo e alla presidente Meloni. Il governo si è trovato infatti a gestire questioni delicate come la manovra economica, il discusso “decreto rave”, la polemica sul tetto al contante e i prezzi in salita di gas e carburante: temi che hanno innescato contro Giorgia Meloni numerose critiche da parte di comuni cittadini e di politici, di commentatori della scena politica e di giornali.

Poi il governo e la maggioranza hanno cominciato a demolire il Reddito di cittadinanza, a prendersela con le Ong, a picconare diritti acquisiti dopo decenni di lotte, a colpire le famiglie arcobaleno e i loro bambini, che avrebbero meno diritti degli altri. Qualcuno ipotizza che siano tentativi messi in campo per distrarre l’attenzione dell’opinione pubblica da problemi spinosi quali quelli legati alla fiscalità, alla guerra che tarda a finire, all’aumento degli sbarchi dei migranti, ai numerosi naufragi, alle tante vittime e alla cattiva gestione del disastro di Cutro; problemi sui quali il governo è sempre più in difficoltà. Forse è vero che sono “armi di distrazione di massa”, comunque resteranno scolpite nella Storia, nelle menti dei cittadini, soprattutto nella vita di bambini e adulti offesi e umiliati, parole impronunciabili, ma realmente pronunciate da figure istituzionali, da membri del governo e della maggioranza. “Anacronistico” è la parola che mi viene in mente pensando al governo Meloni; come è anacronistico ogni integralismo, non per forza violento, che tenta di imporre le proprie idee intolleranti – queste sì contro natura! – che tenta di convincere gli altri che le novità sono pericolose, che l’unità e l’uniformità sono la stessa cosa. Perciò nei prossimi mesi converrà tenere d’occhio il governo di Giorgia Meloni che, tra l’altro, dice di sé “sono cristiana”. Ma il Vangelo che anche lei certamente conosce, chiaramente racconta di un Dio che ha deciso di mischiarsi al suo popolo così come è, di intrufolarsi tra gli esseri umani concreti; ha deciso di diventare uno del popolo, uomo pure lui: in mezzo a tanti figli di donna è nato pure Dio, il nostro Dio, un Dio meticcio. E non è una lezione da poco. Bisognerebbe preoccuparsi, e non per un momento soltanto, della voglia attualmente diffusa di non mescolarsi agli altri, bisognerebbe pensare con terrore ai miti risorgenti della razza, al modo in cui trattiamo gli stranieri, gli zingari, i musulmani, i “negri”, i gay, i diversi da noi; bisognerebbe riflettere sul tentativo anticristiano di imporre l’unico modello di famiglia cosiddetta “tradizionale-occidentale”, escludendo automaticamente modi nuovi di essere famiglia. Bisognerebbe pensare con preoccupazione agli integralismi e ai nazionalismi raccolti dietro le bandiere o, peggio, dietro i crocifissi assurti a simbolo dell’identità nazionale o, peggio, di una “normalità” decisa non si sa bene da chi. So che è difficile condividere queste preoccupazioni con la destra di Giorgia Meloni, che propone, e tenta di attuare, proprio una politica che è causa di tali preoccupazioni.

Perciò qualcuno dovrebbe ricordare alla prima donna nella storia d’Italia a ricoprire la carica di presidente del Consiglio dei Ministri, e al suo governo che, per fortuna, la storia procede anche senza di loro: minare i diritti è stupido, come tentare di arginare e non di governare le migrazioni; queste sono inarrestabili ed è una forma di grande miopia cercare di opporsi a questo fenomeno. Trincerarsi dietro la difesa della propria razza, considerare clandestini degli esseri umani, gonfiare il pregiudizio razzista, illudersi che sia un bene che i cosiddetti extracomunitari restino nei Paesi di origine, non è solo, come molto spesso accade, pura mancanza di umanità, ma nasconde la volontà di chiudersi al futuro, di rifiutarsi alla nascita del nuovo che è possibile soltanto se ognuno non rimane a casa sua, se dall’accoglienza nasce la mescolanza e la fusione. Qualcuno dovrebbe convincere la prima donna presidente del Consiglio dei Ministri che sarebbe molto più saggio e lungimirante vivere questo momento come una grande opportunità storica, prendendo parte attiva alla nascita di un nuovo mondo, meticcio, multietnico e colorato, tollerante e ricco nella diversità; un mondo nel quale sui diritti non si fanno battaglie ideologiche e di parte. Ma mi rendo conto di chiedere l’impossibile a un governo di destra-destra che sta solo realizzando il suo programma politico, anacronistico e disumano.

Vitaliano Della Sala è parroco a Mercogliano (AV) e vicedirettore della Caritas diocesana di Avellino

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