
In Spagna, una chiamata alla mobilitazione: "liberiamoci della sottomissione agli Stati Uniti"
Circola da qualche giorno in Spagna una singolare iniziativa: l’invito ai cittadini del Paese a manifestare la necessità di «esigere governi che si facciano rispettare di fronte a tutti i tentativi di dominazione, oppressione o umiliazione», «tentativo che, nella situazione attuale, è esercitato in modo iniquo e ingiusto sotto molti aspetti dagli Stati Uniti», «un invasore camuffato e super-astuto».
Per il successo dell’iniziativa il «Manifesto utopico» (così è definito) che chiama all’azione sollecita una «mobilitazione» che «deve essere portata avanti da tutta la cittadinanza o sarà inutile». «La Spagna – rivendica il testo – è una realtà originale, storico-evolutiva, che oggi unisce, integra e caratterizza i suoi 42 milioni di abitanti. È una nazione con un proprio processo di uguaglianza, sovranità e libertà, come è responsabilità di ogni nazione. E l'obiettivo non è né più né meno che curare e rispettare la propria libera identità».
Iniziatore della proposta è Benjamín Forcano, direttore della casa editrice “Nueva Utopía” e membro dell’Associazione dei teologi Giovanni XXIII, già direttore per tredici anni della rivista Misión Abierta, insieme a José Picot, che è il “coordinatore tecnico”.
Di rilievo i firmatari del Manifesto:
Miguel Angel Revilla, presidente della Comunità Autonoma di Cantabria;
Federico M. Zaragoza, politico ex direttore generale dell'UNESCO dal 1987 al 1999;
José Antonio Martin Pallín, giurista, magistrato emerito della Corte Suprema, in passato membro del Comitato spagnolo di bioetica;
Fernando Bermúdez, coordinatore della “Commissione Migrazioni. Alianza convida-20", molto apprezzato per il suo lavoro nella linea della Teologia della Liberazione in America Latina;
Manuel Monereo, avvocato, politologo e politico, deputato nella XII legislatura per Unidos Podemos;
Juan Carlos Monedero, tra i fondatori nel 2014 di Podemos, di cui è stato segretario fondatore;
Juan Torres López, economista, membro del Consiglio scientifico di Attac Spagna e professore di Economia applicata all'Università di Siviglia.
«La rete di sottomissione è stata tessuta di nascosto – è la denuncia dei firmatari –, dando luogo alla dipendenza nazionale e internazionale di cui soffriamo oggi, senza che valga come causa giustificativa l'aiuto decisivo che gli Stati Uniti, in alcuni conflitti, possono aver dato ad alcuni Paesi o ad altri per liberarli dalla dominazione di un nemico; tale aiuto non si riconosce né si compensa con la cessione della propria libertà a chi ti libera. Una massiccia mobilitazione nazionale implica la consapevolezza della disastrosa subordinazione in cui viviamo e la volontà di riconquistare la nostra dignità nazionale, così prostituita, perché contano addirittura sulla Spagna, come se appartenesse loro, per estendere e realizzare il loro dominio in qualsiasi parte del pianeta terra».
I firmatari sono ben consapevoli della difficoltà di successo dell’iniziativa: «In tutta la Spagna – affermano –non ci sono nuclei organizzati di potere politico che possano orientare il governo in questa direzione e fornirgli un'alleanza attiva per ottenere l'indipendenza di cui è stata privata». Ma si domandano se, «in queste condizioni avverse», qualche politico (fanno il nome di Yolanda Diaz, coordinatrice del partito Sinistra Unita, dal 13 gennaio 2020 ministro del Lavoro del secondo Governo Sánchez) e altri «possano unire persone, risorse e una nuova geopolitica in grado di sconfiggere qualsiasi partito conservatore e liberale». «Pertanto – si legge nella chiusura del Manifesto, che riportiamo integralmente più sotto in una nostra traduzione – senza alcun desiderio di notorietà o di affari personali, chiediamo governi che si facciano rispettare di fronte a tutti i tentativi di dominazione, oppressione o umiliazione. Tentativo che, nella situazione attuale, è esercitato in modo iniquo e ingiusto sotto molti aspetti dagli Stati Uniti».
Non stupisca tanta fermezza di Forcano nell’accusare gli Stati Uniti. Argomenta la sua posizione in un articolo pubblicato il 6 marzo scorso in Religión Digital, in cui traccia, come dice il titolo “Il percorso storico di invasione dell'America e il suo imminente pericolo per l'umanità”, ovvero, un puntuale e lungo elenco delle “prodezze” che gli USA hanno compiuto nel mondo ponendo «il loro diritto al di sopra del diritto internazionale».
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Mobilizzazione della cittadinanza contro la guerra e per il recupero della nostra indipendenza rubata
di Benjamin Forcano e José Picot *
Questo Manifesto utopico è il frutto naturale dell'albero delle persone che lo compongono, che lo hanno fatto crescere e che non permettono a nessuno di sradicarlo, tagliarlo o modellarlo a piacimento dall'esterno. La Spagna è una realtà originale, storico-evolutiva, che oggi unisce, integra e caratterizza i suoi 42 milioni di abitanti. È una nazione con un proprio processo di uguaglianza, sovranità e libertà, come è responsabilità di ogni nazione. E l'obiettivo non è né più né meno che curare e rispettare la propria libera identità.
La mobilitazione deve essere portata avanti in massa da tutta la cittadinanza o sarà inutile.
L'impegnativa iniziativa viene presa, rappresentata e promossa in questo caso da politici e personalità importanti, a cui va aggiunta con singolare merito la leadership di papa Francesco per la pace, anche se è già stato detto, a ragione, che l'intera cristianità non lo ha sostenuto come avrebbe dovuto.
La suddetta rappresentanza potrebbe includere molte altre persone, ma quella qui citata è più che sufficiente per far capire che il sentimento generale della Spagna come nazione sovranamente libera e indipendente è presente.
Non è questo il momento di sottolineare la capitolazione e la sottomissione con cui la nostra dignità sovrana e la nostra autonomia sono state indebitamente cedute agli Stati Uniti, un invasore camuffato e super-astuto.
La rete di sottomissione è stata tessuta di nascosto, dando luogo alla dipendenza nazionale e internazionale di cui soffriamo oggi, senza che valga come causa giustificativa l'aiuto decisivo che gli Stati Uniti, in alcuni conflitti, possono aver dato ad alcuni Paesi o ad altri per liberarli dalla dominazione di un nemico; tale aiuto non si riconosce né si compensa con la cessione della propria libertà a chi ti libera.
Una massiccia mobilitazione nazionale implica la consapevolezza della disastrosa subordinazione in cui viviamo e la volontà di riconquistare la nostra dignità nazionale, così prostituita, perché contano addirittura sulla Spagna, come se appartenesse loro, per estendere e realizzare il loro dominio in qualsiasi parte del pianeta terra.
Non si nasconde il fatto che la mobilitazione è finalizzata a uscire da una dipendenza che non ci onora né ci avvantaggia. Spetta ai cittadini, come esigenza democratica essenziale, rivedere e preservare per il proprio Paese questo diritto fondamentale, conquistato e sigillato a livello internazionale.
La vicepresidente Yolanda Díaz, se tutto dipendesse da lei, andrebbe avanti per ottenere l'indipendenza che abbiamo perso, prendendo di mira l'ultimo bastione che la sostiene e le élite intra-spagnole che la sostengono segretamente. Ma non le sarà permesso di farlo perché significherebbe sovvertire l'incontrastato potere imperiale statunitense.
In breve, in tutta la Spagna non ci sono nuclei organizzati di potere politico che possano orientare il governo in questa direzione e fornirgli un'alleanza attiva per ottenere l'indipendenza di cui è stata privata.
O è possibile che in queste condizioni avverse, Yolanda e altri possano unire persone, risorse e una nuova geopolitica in grado di sconfiggere qualsiasi partito conservatore e liberale?
Pertanto, senza alcun desiderio di notorietà o di affari personali, chiediamo governi che si facciano rispettare di fronte a tutti i tentativi di dominazione, oppressione o umiliazione. Tentativo che, nella situazione attuale, è esercitato in modo iniquo e ingiusto sotto molti aspetti dagli Stati Uniti.
*Foto di Pazit Polak tratta da Flickr
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