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Il Bahrain abroga la legge “salva stupratori”: un passo avanti per la pacificazione sociale e religiosa

Il Bahrain abroga la legge “salva stupratori”: un passo avanti per la pacificazione sociale e religiosa

MANAMA-ADISTA. «Gli stupratori non sfuggiranno alla giusta punizione» così ha commentato Nawaf Al Maawada, ministro della Giustizia, affari islamici e dotazioni del Bahrein, durante la sessione parlamentare che ha visto l’abrogazione dell’articolo 353 del Codice penale. Nota anche come legge “salva stupratori”, la normativa prevedeva infatti la concessione allo stupratore di evitare processo e punizione sposando la vittima della propria aggressione. Il Consiglio Shura, l’alta camera regia del Parlamento, ha votato all’unanimità l’abolizione della norma.

A salutare la notizia con giubilo e sollievo le attiviste e gli attivisti e tutti i gruppi a difesa dei diritti umani che nel corso degli anni hanno combattuto per giungere a questo momento. «L’abolizione dell’articolo 353 del Codice penale è in linea con le disposizioni dell’articolo 24 del diritto di famiglia e dell’articolo 27», fa notare Hala Al Ansari, segretario generale del Consiglio supremo per le donne del Bahrain. Un voto che finalmente libera le donne «da qualsiasi pressione che potrebbe portarle ad accettare il fatto compiuto in caso di aggressione». Alle voci favorevoli si unisce quella di Bahrein Khaled El Mekwad, coordinatore residente delle Nazioni Unite, che definisce l’evento una “storica riforma” per il paese.

L’ultimo, infatti, nell’area medio orientale ad abolire tale disgustosa pratica – nel 2017 fu la volta di Libano, Giordania e Tunisia – purtroppo ancora in voga fra i paesi del mondo mussulmano, come nel Bangladesh o nel Pakistan.  Diversa invece la Turchia di Erdogan, dove l’abolizione del “matrimonio riparatore” era stata raggiunta già nel 2005, ma le ultime tendenze politiche hanno portato a due tentativi, nel 2016 e nel 2020, di reintegrare la pratica nel panorama giuridico turco. Solo la vibrante risposta popolare, guidata dalle donne, è riuscita a bloccare questi spregevoli tentativi, finalizzati a nascondere e coprire il crescente numero di femminicidi e di violenze di genere in corso nel paese.

«Il Bahrein è un Paese con una cultura musulmana tradizionale - ha ricordato il ministro Al Maawada, tuttavia - I governi devono studiare e aggiornare il quadro normativo, nel momento stesso in cui le società e le culture evolvono». Evocando l’imprescindibilità del valore del rispetto per l’azione politica e civile di un paese, il ministro ha sottolineato l’impegno del Bahrein a tutte le iniziative legate alla promozione del dialogo interreligiose per la pacificazione dei popoli. Dal finanziamento della cattedra Sapienza: “Re Hamad per il dialogo interreligioso e la coesistenza pacifica “nel 2018, alla apertura dei lavori del Comitato Permanente per il Dialogo Islamico-Cristiano - a seguito della recente visita del pontefice (v. Adista notizie n. 40/22) - il Bahrein sembra intenzionato a sostenere gli sforzi e le iniziative per la promozione della pace e della tolleranza del consorzio umano, nonostante le numerose zone d’ombra che caratterizzano un paese in cui la tortura è ancora in uso.

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