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Procreazione assistita: un'opportunità su cui riflettere senza pregiudizi

Procreazione assistita: un'opportunità su cui riflettere senza pregiudizi

ROMA-ADISTA. È un argomento quello della procreazione medicalmente assistita che mi pone molte domande, a cui ho solo frammenti di risposte. Quello che condivido qui sono pensieri sparsi che mi frullano in testa, nel tentativo di contribuire a costruire un confronto sereno su un tema di cui si sa poco e sul quale ci sono schieramenti nettamente contrapposti. C’è invece bisogno di regalarci il tempo e soprattutto la serenità per conoscere, capire e poterci orientare.

Gli sviluppi che ci sono stati negli anni su questo e in generale su tutte le tecnologie, la velocità con cui si va avanti rischia di portare ad una disarmonia tra i tempi dell’avanzamento di tecnologie sempre più sofisticate e quelli necessari per la riflessione, per darci strumenti di comprensione e di valutazione, per raggiungere una maturità etica sul loro utilizzo. Le tecnologie possono essere usate per il bene e per il male. Non tutto quello che si può fare è bene farlo. La società ha il compito di regolamentarne l’utilizzo perché sia a vantaggio di tutti gli esseri viventi.

Faremmo bene a riscoprire il sabato ebraico, un giorno per fermarci, non per fare programmi, ma per voltarci indietro e vedere chi ci siamo lasciati alle spalle o chi, nella corsa, abbiamo calpestato. E se nei giorni precedenti ci siamo lasciati prendere dal delirio di onnipotenza, il sabato, come descritto nel libro dell’Esodo, è il giorno in cui tutti gli esseri viventi tornano creature davanti all’unico Creatore, il giorno in cui i padroni sono un po’ meno padroni e gli schiavi un po’ meno schiavi. L’accelerazione che stiamo vivendo in questo nostro tempo richiederebbe un lungo sabato per fermarci e riflettere.

Una decina di anni fa la mia riflessione avrebbe potuto fermarsi qui, con una domanda rispetto alla procreazione assistita: stiamo valutando quali problemi si troveranno di fronte un giorno i bambini e le bambine nati con le nuove tecnologie disponibili?

Cos’è successo in questi dieci anni? È successo che quei bambini e quelle bambine hanno continuato a nascere e le vite di alcuni di loro si sono incrociate con la mia. Poco più di un anno fa sono diventata prozia di un bambino nato con la fecondazione omologa. Ho conosciuto le Famiglie Arcobaleno, due in particolare le frequento: una coppia di mamme con due bambine, nate con la fecondazione eterologa, ed una coppia di papà con un bambino e due bambine, nati in Canada con la gestazione per altri. La donna che ha portato avanti le due gravidanze (di cui una gemellare), con ovuli donati da un’altra donna, era già mamma di due figli ed è lesbica, non ha avuto compensi economici, se non quelli relativi alle spese mediche che ha sostenuto durante la gravidanza. In linea con ciò che la legge per la gestazione per altri prevede in Canada.

Il mio non è certo un campione significativo, ma ciò che vedo sono bambine e bambini sereni, protetti e amati. Tutti nati non seguendo, e nell’impossibilità di seguire una via naturale per far nascere un figlio o una figlia.

Spesso si tira in ballo la natura, per classificare in modo sbrigativo come sbagliato quello che è o è considerato contro natura. Anche la Chiesa cattolica nelle sue gerarchie su vari temi ricorre a questo argomento. Forse si potrebbe liquidare il discorso dicendo che anche il trapianto di organi, e non solo quello, è contro natura, ma vale invece la pena di parlarne più approfonditamente.

Essenziale premettere l’importanza del rispetto per la natura. Noi siamo parte della natura, violentare la casa dove abitiamo, oltre che sbagliato è suicida. Può succedere però di definire come contro natura qualcosa che non lo è, ma di cui non abbiamo conoscenza e che per questo ci fa paura. È successo per l'omosessualità, che orasappiamo essere una variante naturale, ma che per lungo tempo è stata considerata contro natura.

Ma andiamo oltre. Quali sono le leggi della natura lo ha spiegato bene Darwin: sopravvivono quelli che si adattano all’ambiente e alle sue mutazioni, gli altri sono destinati a perire. Il forte (almeno nelle condizioni ambientali date) sopravvive, il debole muore. E ciò che è naturale può diventare norma. Così è successo nel passato che, laddove non c’erano abbastanza risorse per tutti, fosse “naturale” pensare che un bambino malforme dovesse essere eliminato per non togliere le già scarse risorse ai bambini sani. Ma sarà anche successo che qualcuno, probabilmente una donna, disobbedendo alle leggi del gruppo, avrà deciso un giorno di tenersi il proprio bambino nato malforme. Un gesto di follia contro le sagge regole del gruppo. E se dietro quel gesto si nascondesse il divino che ci portiamo dentro? Se fosse l’espressione della follia di quel Dio contro natura che sceglie pietre scartate per farne testate d'angolo e ventri sterili per aprirli alla vita?

Non ho semplificato, ho aggiunto complessità, non perché non ami le semplificazioni, ma perché le semplificazioni funzionano solo dopo che la complessità si è capita, altrimenti sono finte scorciatoie. La complessità va attraversata. Quello della procreazione assistita, nelle sue varie forme, è un tema complesso, su cui la maggior parte delle persone ha una conoscenza non solo limitata ma anche falsata, soprattutto ad opera delle destre che, ricorrendo a finte semplificazioni, ne fanno un uso strumentale con l’obiettivo di colpire la comunità LGBT+. Diamoci il tempo di approfondire, ma possiamo intanto trovare dei punti su cui convergere? Ne propongo alcuni:

I bambini e le bambine, comunque siano venuti al mondo, devono avere gli stessi diritti, incluso quello di avere fin dalla nascita una famiglia riconosciuta. La decisione del governo di impedire la trascrizione da parte dei sindaci dei bambini delle coppie omogenitoriali nega questo diritto.

Affermare con forza il rispetto della dignità delle donne e il contrasto allo sfruttamento e alla mercificazione del corpo femminile. La divisione che c’è sulla gestazione per altri, tra chi ritiene che serva regolamentarla anche a tutela delle donne e chi la critica aspramente, come lesiva della dignità delle donne, sebbene netta, non è una divisione sui principi, ma su come tutelarli.

Accusare di reato universale chi ricorre alla gestazione per altri in Paesi dove è consentita è un modo subdolo da parte del governo per criminalizzare i genitori, equiparando la gestazione per altri ai crimini di guerra e ai genocidi (questi sì crimini universalmente riconosciuti). Smascherare lazione del governo per quello che è dovremmo porcelo come obiettivo comune, qualunque sia la posizione che abbiamo sulla gestazione per altri.

Per quanto riguarda il linguaggio, aboliamo l’espressione “utero in affitto”, o almeno lasciamola solo alle destre: è violenta e offensiva, soprattutto per le donne. Si può criticare la gestazione per altri chiamandola con il suo nome.

Come possiamo andare avanti? Io credo che la via maestra sia quella di ascoltare le storie, dando la parola ai protagonisti e alle protagoniste di queste esperienze: alle Famiglie Arcobaleno, ai figli e alle figlie - ci sono anche maggiorenni tra loro e ai genitori; alle donne che hanno portato avanti una gestazione per altri. E chissà se qualcuna di loro, nel difendere la propria scelta come libera scelta, non usi proprio quelle parole che hanno accompagnato il movimento femminista fin dagli anni ’70: “L’utero è mio, me lo gestisco io”.

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