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Speranze di pace in Ucraina: l'appello ai "Paesi del Sud globale"

«Ci affidiamo a voi per il raggiungimento della pace in Ucraina, non potendo contare sui nostri governanti». Così inizia la “Lettera di pacifisti ai Paesi non allineati impegnati a fermare la guerra in Ucraina” fatta giungere alle ambasciate in Italia di tante nazioni del Sud del mondo. È firmata da Alessandro Marescotti presidente di PeaceLink, «associazione eco-pacifista nata in Italia nel 1991», si autodefinisce nel testo, che «si è ininterrottamente opposta all’atteggiamento bellicista dei governi italiani ed europei che si sono susseguiti e ha cercato di contrastare la disinformazione che legittima gli interventi armati». E nell’attualità il più disastroso, e foriero di terribili conseguenze, intervento armato è quello che si sta svolgendo sul territorio ucraino.

«Mandiamo il presente messaggio, tramite le loro ambasciate, a diversi Paesi che – motiva la lettera – hanno dimostrato un attivismo per la pace nei decenni scorsi e che attualmente, riguardo alla guerra in Ucraina, sono impegnati per un negoziato senza precondizioni».

«Per la pace, non possiamo contare sui leader dei Paesi che fanno parte della Nato. Le popolazioni occidentali stavolta – osserva PeaceLink – sono contro l’invio di armi che alimenta il massacro, ma questo non incide sui comportamenti dei governi. Quindi, guardiamo soprattutto ai Paesi e governi del Sud globale; oltre che ai pochissimi Paesi occidentali rimasti neutrali. La pace passa per il multilateralismo. Ringraziamo per gli sforzi negoziali che diversi governi hanno già compiuto e tuttora portano avanti. Ci auguriamo che l'impegno prosegua».

La speranza è che i «Paesi del Sud globale e i Paesi neutrali» possano «davvero diventare un pool negoziale internazionale per prevenire e fermare il flagello della guerra. Auspichiamo che i Paesi non allineati e del Sud globale convergano in un proposta unitaria e condivisa per accelerare il cammino verso la pace».

Perché adesso

Non è senza motivo che l’invio della lettera sia stato collocato tra vari eventi in qualche modo convergenti, che qui segnaliamo in ordine temporale e su cui abbiamo già informato: la visita dei capi di Sato di 6 Paesi africani, accompagnati da un rappresentante dell’Unione Africana Azali Assoumani, a Kiev il 16 giugno e in Russia il giorno dopo per presentare la loro «proposta unitaria» per porre fine alla guerra in Ucraina, su impulso del presidente sudafricano Cyril Ramaphosa; i colloqui in Vaticano con papa Francesco del presidente cubano Miguel Díaz-Canel e del presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva (quest’ultimo già autore di un piano di pace) rispettivamente il 20 e il 21 giugno, un terzetto che non si stanca di spingere per l’apertura di un dialogo fra i belligeranti; il summit svoltosi a Parigi il 21 e 22 giugno per «un nuovo patto finanziario mondiale» promosso dal presidente francese Emmanuel Macron: proprio qui si sarebbero incontrati molti leader di Stati del Sud del mondo, un’ottima occasione per cominciare a dar forma appunto a «un pool negoziale internazionale», pur a latere di lavori che avevano un altro argomento ma che non avrebbero potuto ignorare del tutto il conflitto russo-ucraino, che coinvolge direttamente vari Paesi lì presenti.

Bellicisti a Parigi

Per inciso, occorre dire che il vertice parigino non ha centrato in pieno gli obiettivi programmatici. «Nonostante alcuni annunci di riforme e aiuti, l'evento è ben lungi dal concretizzare il Big Bang sperato per riorientare la finanza al servizio del clima», ha osservato France24 (23/6).  Della guerra in Ucraina poi, stando ai servizi giornalistici, non si è detto quasi nulla di così significativo negli interventi ufficiali. L’argomento pare sia stato invece presente negli abboccamenti informali. Scriveva Europe1 il 22 giugno, a lavori già aperti: «Se l'obiettivo dichiarato è quello di riformare la finanza internazionale per aiutare i Paesi in via di sviluppo a finanziare la lotta al cambiamento climatico, pur perseguendo gli sforzi per ridurre la povertà, anche la guerra in Ucraina sarà un elemento centrale di questo incontro. Dietro le quinte, durante questo vertice, Emmanuel Macron cercherà di unire i Paesi del Sud alla causa ucraina. In effetti, la guerra ha portato alla luce linee di frattura all'interno della comunità internazionale. Da un lato, i Paesi occidentali hanno serrato i ranghi intorno a Kiev per unirsi di fronte a quella che chiamano aggressione russa. In Asia, Africa, Medio Oriente e Sud America, invece, un certo numero di Paesi ha optato per un posizionamento più ambiguo».

Pacifisti a Parigi

Non proprio pacifista il trend maggioritario del vertice. Ciò non esclude che “i Paesi del Sud globale”, perlomeno alcuni di loro, «dietro le quinte» abbiano discusso fra loro la possibilità di una strategia per la pace. ualche traccia Incontri informali di cui abbiamo effettivamente contezza da due notizie: il presidente cubano Díaz-Canel, tornato in patria, ha riferito (Brasil de fato, 22/6) che, in «un incontro fraterno con il presidente Lula», «abbiamo trovato un grande accordo sulle questioni attuali dell'agenda internazionale»; e dal quotidiano cubano Granma (26/6) si apprende che al vertice di Parigi «l’intervento di Cuba, a nome del G77 (gruppo dei 77 Paesi non allineati, ndr) e della Cina, ha rappresentato un punto di svolta rispetto a quelli pronunciati fino a quel momento. Successivamente, i presidenti del Brasile Luiz Inácio Lula da Silva e del Sudafrica Cyril Ramaphosa si sono espressi sulla stessa linea». Ecco insieme, dunque, il principale artefice del piano di pace africano che prevede una road map per il cessate il fuoco, e i due capi di Stato che hanno parlato con papa Francesco un attimo prima del summit parigino e cui il pontefice avrà riferito illustrato l’iniziativa che sta portando avanti tramite il suo inviato, card. Matteo Zuppi.

Non resta che attendere per vedere se i passi verso la pace sopra riassunti si concretizzeranno.

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