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Comunità «piccole», ma ispirate dal Vangelo: il Sinodo delle Chiese metodiste e valdesi

Comunità «piccole», ma ispirate dal Vangelo: il Sinodo delle Chiese metodiste e valdesi

Tratto da: Adista Notizie n° 29 del 09/09/2023

41557 TORRE PELLICE (TO)-ADISTA. Non c’è una Chiesa perfetta, «che brilli per la propria santità», ma «una comunità di peccatrici e peccatori perdonati, che sempre di nuovo hanno bisogno di ravvedimento, di conversione e di affidarsi alla grazia immeritata del Signore. Il mio augurio per voi è che possiate amare questa chiesa e sentirvi amati e accolti da essa». Con queste parole il pastore Sergio Manna ha aperto l’annuale Sinodo delle Chiese metodiste e valdesi, che si è svolto a Torre Pellice (To) dal 20 al 25 agosto: 180 deputate e deputati – 90 laici e 90 pastori, quasi la metà donne –, eletti democraticamente dalle circa 150 comunità locali, si sono riuniti per una settimana per discutere e deliberare su questioni ecclesiali e su temi sociali (migrazioni, sanità, gestazione per altri, welfare) e tracciare le linee di impegno delle chiese per l’anno 2023-2024, quando i valdesi festeggeranno i loro «850 anni di fede e libertà».

Correva l’anno 1174, infatti, quando Valdo, ricco mercante di Lione, si converte, lascia i propri beni alla moglie e ai poveri, fa tradurre il Vangelo in lingua volgare e inizia a predicare, dando vita al gruppo dei “poveri di Lione”, in una fase storica in cui in tutta Europa nascono e si sviluppano fermenti religiosi riformatori contro una Chiesa romana ricca, potente e lontana dal messaggio evangelico di Gesù. Viene scomunicato e condannato dai pontefici perché, a differenza di Francesco d’Assisi – che pure aveva molti punti in comune con Valdo –, non si sottomette all’autorità ecclesiastica. Inizia così la storia di un movimento che nel Cinquecento aderisce alla Riforma di Martin Lutero e, in Italia, viene perseguitato fino al 1848, quando Carlo Alberto di Savoia concede ai valdesi le “lettere patenti”, ovvero la parità dei diritti e la libertà religiosa. Nel 1984, dopo aver attraversato la lunga stagione dei “culti ammessi” (frutto dei Patti lateranensi siglati nel 1929 fra Santa sede e fascismo), in epoca craxiana, arriva l’Intesa con lo Stato italiano e il pieno riconoscimento.

Oggi valdesi e metodisti – che nel 1975 hanno firmato un patto di integrazione – sono quasi venticinquemila. Chiesa “di minoranza”, ma che mantiene vivacità e apertura, anche su temi particolarmente sensibili e controversi, come per esempio quello della «gestazione per altri», sul quale il Sinodo ha approvato un ordine del giorno in cui si esprime «forte preoccupazione per politiche che privano i bambini e le bambine già nati di uno dei due genitori e condanna una legislazione orientata a definire la gestazione per altri reato universale», ovvero quello su cui si sta impegnando il governo di Giorgia Meloni. Non si tratta di un’apertura generalizzata e indiscriminata, ma di un fermo no alla criminalizzazione di qualsiasi forma di gestazione per altri e soprattutto un invito alla riflessione. Sulla questione della gestazione per altri, la Commissione per i problemi etici di valdesi, metodisti e anche battisti ha elaborato un ampio documento che nelle prossime settimane verrà inviato alle singole comunità e che presumibilmente nel 2024 verrà discusso e approvato dal Sinodo. Come negli anni precedenti è già accaduto per analoghi documenti sui temi del fine vita, nel quale la scelta della morte volontaria è ritenuta «ammissibile in particolari situazioni» (v. Adista Notizie n. 31/18), e delle famiglie plurali, con la possibilità della benedizione delle unioni omosessuali (v. Adista Notizie n. 29/17).

In difesa della sanità pubblica

La difesa del Sistema sanitario nazionale pubblico è stato un altro tema su cui l’assemblea si è espressa con chiarezza e nettezza. Il Sinodo ha infatti approvato un atto dal titolo “Per una salutare uguaglianza”, nel quale si sottolinea l’importanza del servizio sanitario nazionale e la tutela della sanità pubblica come elemento fondante della democrazia. Di fronte, dunque, ai tagli previsti per questo comparto, la Chiese metodiste e valdesi chiedono un’inversione di tendenza e un rapporto tra Regioni e Stato che possa ridurre e non aumentare il divario tra Nord e Sud, come invece potrebbe fare l’autonomia differenziata. «Va rivisto il tema del rapporto tra pubblico e privato – ha detto Daniele Massa, membro della Commissione sinodale per la diaconia –, nel senso che circa dieci milioni di persone in questo Paese abbiano una “mutua esterna” non solo è un elemento improprio perché l'accesso dovrebbe essere a un sistema universalistico, ma indebolisce anche il sistema stesso del servizio pubblico. Il sistema universalistico pubblico deve rimanere al centro». Anche sul tema della salute fisica e mentale delle persone, ha aggiunto Libero Ciuffreda, medico oncologo, membro del Consiglio della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, «ci impegniamo da laici per una società aperta e inclusiva, che non lasci indietro nessuno e lo facciamo nel nome di Gesù Cristo che aveva a cuore gli ultimi e interpretava la sua azione terapeutica in senso lato come segno e contributo efficace all’avvento del regno di Dio qui e ora». E in un altro ordine del giorno approvato dal Sinodo, il servizio sanitario nazionale (Ssn) è considerato un bene da preservare e da valorizzare, di fronte al suo continuo smantellamento e alla sua progressiva privatizzazione che ne minano il carattere universalistico.

Alla guida della Tavola valdese – l’organo esecutivo delle Chiese – è stata confermata la diacona metodista Alessandra Trotta, e sono stati eletti gli altri componenti: Erika Tomassone (vice moderatora), Ignazio Di Lecce, William Jourdan, Ulf Hermann Koller, Dorothea Müller e Andrea Sbaffi. Il pastore Luca Anziani è stato riconfermato presidente per l’Opera per le chiese evangeliche metodiste in Italia (Opcemi). Al consiglio della Facoltà valdese di teologia sono stati riconfermati Lothar Vogel (decano) ed Eric Noffke (vicedecano). La pastora battista Francesca Nuzzolese è stata eletta alla cattedra di Teologia pratica, la prima donna in questo ruolo. Il pastore Francesco Sciotto è stato riconfermato alla presidenza della Commissione sinodale per la diaconia.

«L’aggettivo piccoli è risuonato diverse volte in queste giornate di Sinodo, con spirito diverso, talvolta in contrapposizione. Sappiamo che l’elemento della crescita numerica non è necessariamente misura della qualità evangelica, che l’adesione di massa non dà vita necessariamente a comunità sane – ha detto la moderatora Trotta nel suo intervento conclusivo –. Ma dobbiamo saperci dire, con onestà, anche guardando alla realtà delle nostre comunità, che nemmeno ogni piccolezza è segno di coerenza e qualità evangelica. Una comunità che sa esprimere fino in fondo ed in modo autentico il senso del vivere in Gesù Cristo, che sa esprimere una fede che, pure in vasi di coccio nella fragilità ed imperfezione di tutto ciò che è umano, mantiene la consapevolezza gioiosa della potenza della Parola, ne sa rendere la freschezza che tocca la vita reale delle persone, raggiungendole in modo significativo e rilevante nei bisogni più intimi e concreti, una comunità che sa offrirsi come luogo di accoglienza, guarigione, relazioni rinnovate, emancipazione, solidarietà, di amore, di speranza, cresce». 

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