"IRIAD Review": i commerci di armi che contribuiscono alle crisi in Medio Oriente
Si parla di “Medio Oriente: pace e guerra, politica e opinione pubblica” sul numero di novembre della rivista Iriad Review, pubblicata dall’Istituto di Ricerche Internazionali Archivio Disarmo.
Nel Focus “Armi per il Medio Oriente”, il direttore editoriale Maurizio Simoncelli centra l’attenzione sulla conflittualità regionale riesplosa dopo gli attentati di Hamas del 7 ottobre, che coinvolge anche Siria, Libano, ecc. «Cosa ha fatto la comunità internazionale per ridurre le tensioni?», domanda Simoncelli. «Da anni l’area è il terminale di flussi incessanti di armi e munizioni destinate sia alle guerre in atto, sia a “rafforzare la sicurezza”». «Nel Medio Oriente in particolare è andato il 31% del totale mondiale delle esportazioni del quinquennio 2018–22 (maggiori importatori sono Arabia Saudita, Qatar ed Egitto)». L’Italia non è stata da meno, aggiunge Simoncelli, esportando ai paesi del Nord Africa e del Medio Oriente armi per «ben 21 miliardi nel periodo 2014-2022».
Di parla di armi pesanti ma anche di armi piccole e leggere, diffusissime e più difficili da trattare. «Tutte queste forniture di armi sia dell’Unione Europea sia del nostro Paese – si legge nell’articolo – sono avvenute e avvengono pur in vigenza di norme internazionali (Arms Trade Treaty) e nazionali (legge 185/90), che vietano le esportazioni di materiale bellico a paesi in guerra o con regimi oppressivi». Legge già ampiamente tradita e che ora il governo intende «indebolire ulteriormente».
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