Israele ignora la CIG e blocca gli aiuti umanitari a Gaza. Nel silenzio della comunità internazionale
Ancora una volta Oxfam denuncia il blocco, da parte del governo israeliano, degli aiuti umanitari fondamentali per la sopravvivenza della popolazione civile imprigionata e bombardata nella Striscia di Gaza. E chiede alla comunità internazionale di imporre un immediato cessate il fuoco e il rispetto del pronunciamento della Corte Internazionale di giustizia dell’Aia (CIG), «che riconosce la plausibilità del genocidio e che impone di garantire l’accesso umanitario incondizionato a milioni di sfollati allo stremo».
Un nuovo report dell’organizzazione umanitaria, di cui Oxfam ha dato notizie ieri in un comunicato stampa, lancia l’allarme sul «respingimento arbitrario da parte delle autorità israeliane di beni indispensabili per la popolazione» (per es. «bombole di ossigeno, incubatrici per neonati, attrezzature sanitarie per curare i feriti o impedire il dilagare di epidemie»), che il governo non autorizza con la scusa che potrebbero essere «a duplice uso», cioè civile e potenzialmente militare. Secondo Oxfam il respingimento degli aiuti – negli ultimi 157 giorni di guerra Israele ha fatto entrare a Gaza 15.413 camion, ma ne servirebbero il sestuplo (90mila) per soddisfare i minimi bisogni di base – rappresenta «solo un esempio di come Israele abbia reso il sistema di risposta umanitaria a Gaza volutamente pericoloso o inefficace per salvare il maggior numero possibile di vite».
Secondo Paolo Pezzati (portavoce per le crisi umanitarie di Oxfam Italia) «Il governo Israeliano sta venendo meno alle proprie responsabilità legali nei confronti della popolazione di Gaza in quanto Paese occupante, violando inoltre una delle disposizioni chiave della Corte Internazionale di Giustizia dell’Aia, secondo cui l’accesso agli aiuti umanitari ai civili deve essere garantito alla luce del rischio di genocidio nella Striscia. Siamo di fronte a una catastrofe umanitaria». «Se Israele non prenderà subito provvedimenti il numero di vittime causato anche da fame e epidemie potrebbe crescere ben oltre i 31 mila morti causati ad oggi dalla guerra».
Pezzati condanna anche l’immobilismo della comunità internazionale, anche dopo il pronunciamento della CIG, ignorato da Israele e “dimenticato” dai suoi alleati. «Il fatto che gli altri Governi non stiano esercitando alcuna pressione su Israele, ma si siano limitati all’invio di aiuti del tutto insufficienti via mare o paracadutati dal cielo, la dice lunga su quanto sta accadendo. Le autorità israeliane non solo non facilitano lo sforzo umanitario internazionale, ma lo ostacolano attivamente, non prendendo tutte le misure necessarie per prevenire il genocidio che rischia di consumarsi a Gaza. Non importa se a Rafah, oltre 1 milione e mezzo di sfollati rischiano di morire di fame e sete».
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