La sinistra dov’è?
Tratto da: Adista Segni Nuovi n° 16 del 27/04/2024
Esattamente trent’anni fa il grande e indimenticato Giorgio Gaber (quanto ci manca!) scrisse una canzone ironica e caustica al tempo stesso, si intitolava Destra-Sinistra. Col suo stile pungente e simpatico allo stesso tempo, ma sempre molto severo, l’artista milanese cantava vizi e virtù (poche direi) dei due schieramenti politici. Tre decadi fa egli riusciva comunque a elencare le differenze, non solamente politiche, tra la destra e la sinistra.
Ora il compito sarebbe molto più arduo, perché tutto si è appiattito e fin troppo orrendamente contaminato per cercare pedissequamente di avvicinarsi al centro. Il titolo dell’album in cui era inserito quel brano fu profetico: La Mia Generazione ha Perso.
In Italia abbiamo perso, non solo certi valori politici, ma quasi del tutto la sinistra in politica.
Concetti e idee come sanità, lavoro, stato sociale, solidarietà, uguaglianza, progressività fiscale e così via, sono scomparsi assieme al concetto di sinistra.
In Italia, dove ormai l’astensionismo costituisce il maggior partito, perché alle elezioni vota poco più della metà degli aventi diritto, abbiamo circa tre blocchi politici, seppur di diversa entità, che possono essere assimilati all’idea di sinistra: il Partito Democratico, l’Alleanza Verdi Sinistra e l’Unione Popolare.
Quest’ultima è la più recente formazione politica, che ancora non è arrivata in Parlamento, avendo partecipato per la prima volta alle recenti elezioni politiche del 2022, ed è costituita da Potere al Popolo e la galassia più o meno eterogenea dei centri sociali più altre piccole formazioni politiche come Rifondazione Comunista e il movimento di De Magistris. Secondo gli ultimi sondaggi per le prossime elezioni Europee si attesta poco sotto il 2 %.
L’alleanza Verdi Sinistra (Avs), costituita dal partito dei Verdi di Angelo Bonelli e da Sinistra Italiana guidata da Nicola Fratoianni, che si posiziona intorno al 4 %.
Entrambe queste formazioni politiche hanno come valori fondanti l’opposizione alla guerra, l’ambientalismo e la giustizia sociale. Al momento la differenza è che AVS è presente nelle istituzioni e in varie coalizioni col PD, l’Unione Popolare invece si caratterizza per il suo essere extraparlamentare e più estrema.
La parte del leone la fa naturalmente il Partito Democratico col suo 20% dell’elettorato, ma per alcuni definirlo di sinistra è ormai fuori luogo, perché questo partito, che in teoria sarebbe l’erede del fu PCI poi PDS più elementi del Partito Popolare ex DC poi Margherita, ha perso il suo connotato di partito dei lavoratori per avvicinarsi al fantomatico centro.
Tutto ciò ha creato un profondo smarrimento nell’elettorato di sinistra, costituito in passato in gran parte da operai e lavoratori dipendenti, che vedevano nel partito il garante dei loro diritti, duramente conquistati negli anni attraverso scioperi e lotte, ma poi col tempo tali diritti sono stati sistematicamente smantellati. Basti pensare al Jobs Act di Renzi, all’abolizione dell’articolo 18 e alla progressiva precarizzazione del mondo del lavoro sacrificato sull’altare della presunta flessibilità. Una sorta di divide et impera che ha coinvolto, ahinoi, pure i sindacati confederali, che ultimamente non camminano più uniti e non affrontano i problemi unendo le loro forze.
Appare quindi risibile il gran parlare sugli organi di stampa della costituzione del cosiddetto campo largo che unisca le forze politiche del Movimento 5 Stelle guidato da Giuseppe Conte al PD di Elly Schlein, quando i problemi e le questioni che affliggono il Paese sono ben più gravi e pressanti, anche senza affrontare la politica internazionale con la guerra in Ucraina e quella israeliana a Gaza col coinvolgimento di tutto il Medio Oriente.
Basterebbe infatti rimanere sui problemi interni cui coloro che militano a sinistra dovrebbero essere concentrati e invece si limitano a un balbettio, se non addirittura a un assordante silenzio. Il riferimento è a questioni fondamentali che non vengono assolutamente affrontate come la denatalità, che rende l’Italia una nazione di anziani senza futuro alcuno. Oppure problemi che meriterebbero un’attenzione molto più ampia come la sanità sempre meno universale o le morti sul lavoro, quasi mille in un anno, livello unico in Europa. E qui la sinistra ha una responsabilità seria, perché oltre le frasi di circostanza non riesce a far comprendere che la sicurezza sul lavoro è uno dei costi di produzione. Quindi gli imprenditori dovrebbero investire se vogliamo che questo Paese inverta la terribile e inaccettabile tendenza che registra in media tre morti bianche al giorno.
E dov’è la sinistra quando solo pochi giorni fa a Milano il tribunale ha messo sotto inchiesta per sfruttamento del lavoro la Giorgio Armani Operations decretandone l’amministrazione giudiziaria? Qualcuno in Parlamento o fuori ha accennato una critica o solo una riflessione in merito?
Qui si tratta di affrontare il tema del lavoro e la sua retribuzione, altro che salario minimo garantito, perché questa inchiesta ha messo in luce una filiera opaca e illegale ove le aziende coinvolte non possono non sapere, anche perché non si tratta di delocalizzazione, ma tutto avviene qui in Italia. Infatti quando i Carabinieri specializzati nella tutela del lavoro sono entrati nella fabbrica, hanno trovato un ispettore della Giorgio Armani Operations intento nel controllo qualità. Ma mica la qualità delle condizioni lavorative degli operai cinesi, pachistani e bengalesi, che lavoravano li per 2-3 euro l’ora in condizioni miserabili, senza misure di sicurezza, dormendo su materassi accatastati sul pavimento e mangiando cibo cucinato su fornelli sistemati nei bagni. Il suo controllo della qualità era rivolto al prodotto, verificando il tipo di colla usata o la morbidezza della pelle che tanto piace al cliente ricco e agiato che può permettersi una borsa che arriva a costare fino a duemila euro, ma che viene pagata all’opificio che la realizza poche decine di euro.
Allora sarebbe il caso che tanti esponenti della cosiddetta sinistra andassero a rileggersi cosa scriveva in merito al profitto e al plusvalore ottenuto col pluslavoro non pagato un certo Marx nella seconda metà del 1800.
Così i partiti di sinistra o almeno quelli che si dichiarano tali, riuscirebbero a capire perché continuano a perdere voti ed elettori militanti. Del resto Rosy Bindi, una delle menti migliori della politica italiana, disse quasi 6 anni fa che nel Paese c’è una forte domanda di sinistra che non trova però una risposta nei partiti e infatti lei propose uno scioglimento del PD per la costituente di una sinistra italiana. Ma chi l’ascoltò allora? E adesso?
Pierstefano Durantini è padre, nonno, marito, giornalista, cristiano e cattolico adulto, aderente sin dalla fondazione al movimento Noi Siamo Chiesa
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