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Nell'inferno di Gaza l'unica possibilità è il cessate il fuoco: appello di 20 organizzazioni umanitarie
Venti organizzazioni umanitarie internazionali – tra le quali CARE International, Medici senza Frontiere, Oxfam, Save the Children, Amnesty International e ActionAid – hanno lanciato ieri l’allarme sul collasso della risposta umanitaria nella Striscia di Gaza, in un contesto disastroso sotto ogni punto di vista, con la popolazione sotto continuo attacco militare, ridotta alla fame, privata di assistenza sanitaria, di beni di prima necessità e di aiuti umanitari.
Il quasi totale isolamento della Striscia di Gaza e l’operazione militare a Rafah non fanno che aggravare un quadro già insostenibile per la popolazione allo stremo e il «il rischio concreto in questo momento – avvertono le venti organizzazioni – è dunque un rapido aumento delle morti causate da fame, malattie e mancanza di assistenza medica».
Le organizzazioni denunciano, in particolare, la carenza di acqua pulita e l’annesso pericolo di epidemie, soprattutto a causa dell’aumento delle temperature. Segnalano anche che, a fronte di questa grave carenza, «in molte occasioni le autorità israeliane hanno negato l’ingresso di pompe idrauliche e kit di desalinizzazione dell’acqua».
Il documento denuncia anche «lo smantellamento del sistema sanitario»: secondo le 20 organizzazioni, «praticamente tutti gli ospedali hanno ricevuto “ordini di evacuazione”, sono sotto assedio israeliano o saranno presto a corto di carburante e rifornimenti». I pazienti muoiono anche perché mancano forniture mediche, medici e operatori sanitari, i quali «continuano a essere uccisi o sfollati con la forza».
In questo scenario disperante, l’unica soluzione resta l’immediato cessate il fuoco. «È prioritario un cessate il fuoco immediato e duraturo – sottolineano le organizzazioni cofirmatarie dell’appello – e che vengano garantiti percorsi sicuri e prevedibili per l’ingresso di aiuti a Gaza e per la loro distribuzione all’interno dell’enclave. Le parti in conflitto devono poi garantire l'accesso umanitario alla popolazione e la consegna degli aiuti, rispettando le norme del diritto umanitario internazionale», come peraltro imposto dai recenti pronunciamenti della Corte Internazionale di Giustizia. La quale ha chiesto anche «uno stop all'offensiva militare su Rafah».
Responsabili del disastro di Gaza sono anche i Paesi terzi e i Paesi membri del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, anche loro «tenuti a rispettare quanto previsto dal diritto internazionale umanitario e dalle sentenze della Corte internazionale di giustizia, e hanno l’obbligo di garantire la sicurezza della popolazione palestinese».
* Foto di hosny salah da Pixabay
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