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Elezioni UE: contro guerra, muri ed egoismi, tenere vivo lo spirito di solidarietà tra i popoli

Elezioni UE: contro guerra, muri ed egoismi, tenere vivo lo spirito di solidarietà tra i popoli

«In quale direzione vogliamo andare?», si chiede il periodico gesuita Aggiornamenti Sociali, a pochi giorni dal voto per il rinnovo del Parlamento Europeo. Un editoriale del direttore Giuseppe Riggio, pubblicato sul numero di giugno-luglio 2024, tenta di indagare le ragioni del voto proprio in una fase storica di disaffezione dalla politica che si tradurrà anche in questa tornata elettorale in un forte astensionismo. Chiedersi «per che cosa si vota?» è fondamentale nel caso delle elezioni per il Parlamento europeo, alla luce della «conoscenza approssimativa» che si ha delle istituzioni europee e anche alla luce di una campagna elettorale, quella italiana, «in cui di Europa si parla poco e con slogan semplificatori, che fanno spesso leva sulla retorica del “noi contro loro”». E così in Italia il voto europeo si traduce in un momento di valutazione delle politiche interne o in una misurazione dei rapporti di forza tra partiti di maggioranza e opposizione. O, peggio, in un sorta di “plebiscito” sui leader delle forze in campo, che magari si candidano ma già sanno che dovranno rinunciare al seggio all’Eurocamera.

Per che cosa votiamo allora? Riggio tenta di elencare le sfide che ci attendono in quanto cittadini europei: rivoluzione digitale e intelligenza artificiale; cambiamento climatico e transizione ecologica; il post-pandemia e la fragilità dei sistemi sanitari; il welfare state minacciato dalla crisi economica e dalla crisi demografica. In particolare, poi, la questione della guerra in Ucraina, alle porte d’Europa, svela la debolezza e l’irrilevanza dell’Unione che, in politica estera, parla con troppe e disunite voci, e impone una seria riflessione sulla Difesa comune. In uno scenario internazionale in continua trasformazione, nella prospettiva di un ribaltamento degli equilibri storici tra le nazioni, il futuro dell’Unione Europea deve essere affrontato tempestivamente e non può più essere lasciato in stand by. «Oggi la maggioranza delle forze politiche concorda sull’urgenza di un cambiamento per l’UE, ma in che direzione? Dopo la Brexit, le prospettive di un’uscita dall’Unione non sono più evocate dai partiti euroscettici e dalle forze sovraniste, che ora sostengono di volere “meno Europa”». Torna invece a riproporsi il sogno di costituire una «federazione europea», «ma una sua concretizzazione è ben lontana». Riggio ipotizza anche che, in un clima di contrapposizione tra Stati, l’impasse può essere superata senza una revisione dei Trattati, ma «permettendo agli Stati che lo desiderano di realizzare forme di collaborazione rafforzata (la cosiddetta Europa a più velocità)».

A parere di Riggio occorre ribadire «la solidarietà tra gli Stati e tra i popoli» come unica via da percorrere «per dare un’anima a un progetto come quello europeo»,in opposizione a «una cultura fondata sull’individualismo, che porta a concentrarsi sui propri bisogni e a innalzare muri». Ecco dunque perché bisogna andare a votare nel prossimo weekend: per «far sì che la solidarietà tra i popoli in vista della pace e dello sviluppo umano sia ancora la spinta propulsiva del sogno europeo, far sì che nel prossimo Parlamento europeo vi siano forze politiche ed eletti che si riconoscono in questa visione della società».

Leggi la versione integrale dell'editoriale sul sito di Aggiornamenti Sociali

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