Primo giorno di scuola. Ma non per i bambini di Gaza. La denuncia di ActionAid
Per 625mila bambini della Striscia di Gaza il diritto all’istruzione resta ancora un miraggio e il primo giorno del nuovo anno scolastico – ieri, 9 settembre – è per gli studenti di Gaza «un altro giorno di guerra». La stessa guerra, denuncia ActionAid in una nota del 9 settembre, che li ha già «privati del diritto all'istruzione per quasi un anno intero», da quando cioè l’operazione militare israeliana nella Striscia «ha messo fine alla vita normale». Dall’inizio dell’incursione, «quasi tutta la popolazione ha dovuto abbandonare le proprie case» più e più volte, spiega ActionAid, e spesso ha trovato riparo proprio nelle scuole, dove non si fa più lezione perché sono state «trasformate in rifugi».
L’organizzazione umanitaria ha raccolto la testimonianza di giovani studenti di Gaza, i quali sognano «di tornare a studiare e incontrare ancora una volta i loro amici e insegnanti».
Tra gli altri, per esempio, Maryam ha raccontato: «La mia casa è stata bombardata e ora vivo nella mia scuola. Voglio tornare a casa. Desidero solo che la guerra finisca. Non voglio vivere nella mia scuola. Voglio andarci per studiare. Mi mancano i miei amici e i miei insegnanti. I miei libri sono stati bruciati, il mio zaino è stato strappato e i miei quaderni non esistono più. Vorrei tanto tornare a casa. Desidero tornare a imparare. Voglio indossare la mia uniforme scolastica e prepararmi per la scuola».
A 25mila bambini della Striscia è andata anche peggio, rimasti uccisi o feriti dagli attacchi israeliani. Stessa sorte è toccata anche ai loro insegnanti, secondo i dati Onu: «261 insegnanti e 95 professori universitari sono stati uccisi nei primi sei mesi della crisi». Spiega ancora ActionAid che, secondo dati del Ministero dell'Istruzione palestinese, «circa il 90% dei 307 edifici scolastici governativi sono stati distrutti e tutte le 12 università sono state danneggiate o abbattute».
Secondo l’Organizzazione la negazione del diritto all’istruzione colpisce anche centinaia di bambini palestinesi della Cisgiordania, «a causa delle crescenti restrizioni alla loro libertà di movimento, degli incidenti, delle molestie, delle intimidazioni e violenze che impediscono loro di andare a scuola».
Anche per questo, conclude ActionAid, l’unica risposta a questa crisi non può che essere un immediato cessate il fuoco permanente.
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