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José Arregi all’incontro europeo delle Cdb: la spiritualità prima di Dio

José Arregi all’incontro europeo delle Cdb: la spiritualità prima di Dio

Tratto da: Adista Notizie n° 34 del 05/10/2024

41990 PESARO-ADISTA. L’incontro europeo delle Comunità di base (v. notizia precedente) era centrato su un’unica relazione di uno dei maggiori esponenti del posteismo, nella sua lettura transteista, José Arregi. Di origine basca, laureato in teologia a Parigi, ha insegnato in Spagna finché non gli è stata ritirata la licenza canonica ed è stato indotto a lasciare l’ordine francescano e il sacerdozio. Fondatore e curatore della rivista Hemen in lingua basca, autore di saggi e libri tradotti in italiano per la collana “Oltre le religioni” dell’editore Gabrielli, come l’ultimo libro, in anteprima nazionale al convegno, L’infinito prima di Dio. In transizione: liberare il mistero divino dalle immagini umane.

I sei punti di Arregi

Nella sua relazione “Verso una spiritualità integrale. Un’urgenza planetaria”, Arregi ha illustrato il suo pensiero in sei punti:

1. La crisi della civiltà e l’urgenza spirituale. Viviamo paradossi profondi: mai siamo stati così potenti e al tempo stesso così vulnerabili e schiavi di altri e di noi stessi, «mai abbiamo avuto tante conoscenze scientifiche, ma mai siamo stati attori e vittime di tanta oppressione universale». Siamo impegnati in «una folle competizione planetaria” e dobbiamo “scegliere tra la vita comune e il collasso comune».

2. Cosa si intende per spiritualità integrale? Non «credenze, dogmi, rituali e istituzioni religiose», non «pratiche mentali o fisiche, accademiche, professionali o politiche», non la cosiddetta «dimensione interiore» contrapposta alla cosiddetta «dimensione esteriore». La spiritualità integrale si può comprendere solo con un «paradigma olistico e integrale»: è «lo sguardo profondo a cui si aprono tutti gli sguardi nella loro interrelazione», è sempre più incompatibile con le «credenze in entità metafisiche» e si può intendere «in modo coerente con la cosmovisione scientifica interdisciplinare del mondo». L’essere umano è «corpo psiche, società, cosmo», così come lo è ogni esser vivente. «Siamo tutti – e tutte - fratelli e sorelle».

3. La spiritualità è il frutto e l’agente di una trasformazione integrale: «tutto interagisce con tutto». La spiritualità «non è un’esperienza particolare tra le altre... È la profondità di tutte le esperienze», che «emerge dalla relazione armoniosa tra tutte le dimensioni che ci costituiscono». «La nostra consapevolezza genera comunione». La spiritualità è «un frutto emergente» e al tempo stesso «un agente trasformatore», perché alimenta la «fiducia universale», che è «la guarigione dalle ferite e il ripristino della comunione degli esseri».

4, Trasformare la politica per la trasformazione spirituale del mondo. «L’esercizio personale del silenzio interiore e l’azione politica personale e istituzionale non sono separabili… La spiritualità personale e politica non emergerà senza l’azione trasformatrice di una politica che è essa stessa trasformata», «una nuova politica integrale… che ci dia un vero respiro individuale, collettivo e planetario». «Allora lo Spirito creativo della vita animerebbe gli individui e i popoli”. Ma poi Arregi si chiede: “Ma quando sarà questo allora? Questo mondo trasformato sarà solo un sogno irrealizzato o un’utopia futura assente?».

5. Una spiritualità della speranza, ma quale speranza? «La speranza consiste nel lasciarsi muovere dall’impulso vitale dello spirito, lo spirito universale che muove il cuore dell’universo e di ogni essere… La speranza è la profonda fiducia nelle infinite potenzialità della realtà infinita … ci libera dall’attaccamento alla riuscita dei nostri progetti», mentre «rigenera integralmente la vita nella sua sorgente profonda», è una «speranza inquieta» che «ispira un impegno ispirato, un’azione creativa, e fa di ogni giorno il primo giorno della creazione».

6. Una spiritualità mistica di pienezza attuale. «L’impulso del soffio creativo è presente in ogni cosa… Tutto è presente in tutto… anche in mezzo all’incompletezza, all’impotenza, allo scoraggiamento si respira la pace creativa, lo spirito eterno e universale, il soffio della vita o di Dio». Dio… «il nome non ha importanza», dice Arregi: «Dio è un modo per dire il mistero indicibile del mondo, l’essere fontale di ogni realtà, la comunione creatrice di tutti gli esseri, il palpito profondo dell’universo o multiverso. È un modo per dire il tutto… È anche un modo per dire il Niente o il vuoto senza forma che abita ogni altra forma”. Dio è lo sfondo senza forma di tutti gli esseri al di là delle rappresentazioni e dei nomi che gli diamo… è il reale profondo che respira tutto ciò che è». E «respirando» possiamo «aderire… allo spirito di perseveranza e di pace creativa» e camminare in «quella speranza che non consiste nell’attendere il compimento delle attese, ma nel lasciarsi incoraggiare dallo spirito di consolazione e di solidarietà», perché «l’utopia del Regno è anticipata in ogni respiro e in ogni battito del cuore e in ogni gesto di compassione». Come ha detto Gesù, «come una moltitudine innumerevole di donne e uomini di spiriti di qualsiasi religione o fuori da ogni religione».

I sette laboratori pomeridiani hanno declinato il tema della spiritualità da diverse angolature, anche in modo esperienziale, dai nuovi rituali al legame con la felicità, dalla dimensione comunitaria all’ecospiritualità, al senso della vita e come sempre sono stati occasione di significativi scambi anche personali. La celebrazione eucaristica, nei consueti modi delle Comunità di base, ha chiuso i lavori, ricordando nei testi le situazioni drammatiche di conflitto e del carcere, e anche il Patto delle catacombe, per esprimere l’impegno di tutte le Cdb per una «Chiesa povera e dei poveri» e per la pace. 

*Foto presa da Wikimedia Commons, immagine originale e licenza 

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