Il ritorno delle armi. Ottavo rapporto Caritas sui conflitti dimenticati
ROMA-ADISTA. Quante guerre ci sono nel mondo e di quante siamo a conoscenza? Perché di alcune si parla quotidianamente e di altre – troppe – poco o nulla? Qual è la situazione dei bambini nei teatri di guerra? Quale il rapporto dei giornalisti e dei mass media con i conflitti e la loro narrazione? Queste sono solo alcune delle domande che, avvalendosi della collaborazione di quattordici esperti, la Caritas Italiana pone nel nuovo rapporto sui conflitti dimenticati, che è stato presentato ieri mattina a Roma a Villa Aurelia: Il ritorno delle armi. Guerre del nostro tempo. Ottavo rapporto sui conflitti dimenticati, a cura di Paolo Beccegato e Walter Nanni (Edizioni San Paolo 2024, pp. 287, euro 26).
La violenza si diffonde oggi tanto quanto l’indifferenza. “Mentre ci muoviamo in un’era di connessioni istantanee”, ha affermato don Marco Pagniello, direttore di Caritas Italiana, “l’indifferenza rimane una scelta che ci separa dalla responsabilità e dall’impegno”. Questo nuovo Rapporto sui conflitti dimenticati “vuole
essere, allora, una voce che rompe il silenzio, un richiamo alla consapevolezza e all’azione. Ogni pagina è un invito a non dimenticare, a riportare alla luce storie di sofferenza e di resilienza che non trovano spazio nei nostri schermi”.
Il volume costituisce l’ottava tappa di un percorso di studio sui conflitti dimenticati, avviato da Caritas Italiana nel 2002, e che ha dato luogo ad altrettante pubblicazioni editoriali. Frutto di un lungo lavoro di studio portato avanti a cura di un gruppo ristretto di studiosi ed enti accreditati, il Rapporto si concentra sul peso mediatico delle guerre nell’agenda informativa, con particolare interesse agli aspetti umanitari e al legame tra guerra, ambiente e transizione ecologica. Uno spazio di approfondimento è dedicato al ruolo dell’acqua, risorsa limitata per eccellenza, che può divenire causa, strumento e obiettivo di un conflitto.
Dopo una prima parte di taglio descrittivo-analitico che intende offrire uno spaccato dei fenomeni e delle tendenze in atto, con particolare riferimento allo scenario geopolitico dello scacchiere internazionale, la seconda parte riporta una serie di ricerche sul campo condotte ad hoc per il Rapporto.
Il rapporto vuole essere una di quelle “pietre d’inciampo” (nate dall’idea dell’artista Gunter Demnig) di cui sono disseminate le nostre città. Al tempo stesso un monito e un segno di speranza. Infatti, “mentre i conflitti continuano a incendiare il mondo, non possiamo permetterci di perdere la speranza”, aggiunge don Marco Pagniello. “È necessario investire nella costruzione della pace, non come un’idea astratta, ma come una realtà concreta che si manifesta nelle scelte quotidiane. Abbiamo il compito di promuovere una cultura di pace, che parte dal rispetto reciproco e dalla volontà di trovare soluzioni”.
“Il grido ‘Mai più la guerra!’ deve risuonare forte nei cuori e nelle menti di tutti noi, trasformandosi in azioni concrete che portino alla costruzione di una pace duratura. Siamo chiamati a essere testimoni di un nuovo modo di convivere, fondato sulla giustizia, sulla verità, sull’amore. È questo un invito deciso a partecipare, a essere attori protagonisti del cambiamento. Un cambiamento che parte da noi, dalla nostra volontà di non
voltare le spalle e di lottare affinché ogni vita sia rispettata”.
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