
Questione migratoria nelle Americhe: dall'auspicio di una gestione comune alle deportazioni promesse da Trump
La presidente messicana Claudia Sheinbaum ha ricevuto ieri, 16 dicembre, al Palazzo Nazionale il suo omologo colombiano Gustavo Petro, per delineare un'agenda comune di fronte alla crisi migratoria e sollecitare una maggiore integrazione regionale. Sheinbaum ha sottolineato nelle sue reti sociali che si è parlato dell'importanza dell'unità tra i governi progressisti e del rafforzamento dei legami in America Latina e nei Caraibi. «Abbiamo parlato con il presidente della Colombia, Gustavo Petro – ha scritto su X –dell'importanza dell'unità tra i governi progressisti, così come dell'unione dell'America Latina e dei Caraibi». Da parte sua, il governo colombiano ha dichiarato che i capi di Stato hanno concordato di scambiarsi informazioni per affrontare la crisi migratoria «in modo più ordinato».
Il tema è pressante anche perché è ormai vicino l’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca (20 gennaio), che ha promesso di affrontare il problema migratorio negli Usa con la deportazione di massa degli irregolari, ricorrendo anche all’impiego dell’esercito americano. Il direttore del programma Migrazione, Rimesse e Sviluppo dell’organizzazione per il dialogo interamericano, Manuel Orozco, ha detto durante il forum “Trump 2.0: prospettive e sfide per l'America Centrale, Cuba e Venezuela”, che «circa 150.000 persone verrebbero deportate solo in Messico e in America Centrale». Di questi, 65mila saranno messicani. Per il resto, in buona parte la deportazione riguarderà cittadini del Centroamerica, di Cuba, Venezuela, Haiti, Ucraina, Russia e Cina.
Orozco calcola che, negli ultimi quattro anni, sono entrate irregolarmente negli Stati Uniti quasi 12 milioni di persone: l’amministrazione di Joe Biden «è stato un periodo in cui, negli ultimi 25 anni, si è verificata la più grande ondata migratoria che ha raggiunto la frontiera». Un numero che rappresenta una sfida enorme per Trump, dato che «il peso burocratico sulla gestione dell’immigrazione sarà molto grande». Per questo è convinto che, una volta al potere, egli avrà una posizione «un po' più pragmatica».
*Foto ritagliata di Földhegy tratta da Wikimedia Commons, immagine originale e licenza
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