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In Sudan una crisi umanitaria senza fine: l'appello di Azione Contro la Fame

In Sudan una crisi umanitaria senza fine: l'appello di Azione Contro la Fame

Nella difficile (e mancata) transizione democratica post al-Bashir, il conflitto sudanese esploso nell’aprile 2023 all’interno dell’apparato militare – tra il generale Abdel Fattah Abdelrahman al-Burhan (presidente del Consiglio Sovrano e comandante in capo delle Forze Armate Sudanesi-Saf) e Mohamed Hamdan Dagalo, detto Hemetti (vicepresidente del Consiglio Sovrano e comandante dei paramilitari delle Forze di Sostegno Rapido-Rsf) – ha trascinato il Sudan nel baratro (v. Adista Notizie n. 16/23), con 11 milioni di rifugiati interni ed esterni e quasi 26 milioni di cittadini sudanesi (la metà del totale) bisognosi di assistenza umanitaria. Non solo, spiega Azione Contro la Fame (ACF) in una nota di ieri: la crisi umanitaria sudanese si è anche estesa ai Paesi confinanti come Sud Sudan, Etiopia, Ciad e Uganda, «che si trovano in mezzo a una catastrofe senza precedenti» e che sono privi «di risorse per assistere l'intera popolazione».

«La situazione è particolarmente drammatica nelle regioni del Darfur Centrale e del Sud Kordofan, dove rispettivamente il 68% e il 58% della popolazione si trova in grave insicurezza alimentare, e 120.000 persone soffrono di malnutrizione acuta», si legge nella nota di ACF.

Nella più grave crisi umanitaria del pianeta, ACF ha sostenuto più di un milione di persone, ha dichiarato Samy Guessabi, direttore di ACF in Sudan, fornendo assistenza sanitaria e nutrizionali, in particolare ai bambini, sostenendo le comunità garantendo accesso all’acqua potabile e ai servizi igienico-sanitari di base, o sostenendo la ripresa lavorativa delle famiglie con la formazione e i fondi per il rilancio delle attività fermate dalla guerra. Uno sforzo ingente e necessario, ma non sufficiente, afferma l’organizzazione umanitaria, che «esorta la comunità internazionale a mobilitare rapidamente le risorse necessarie per salvare vite e proteggere le comunità colpite». ACS lancia anche un appello alle parti in conflitto «a garantire la protezione dei civili, come previsto dal Diritto Internazionale Umanitario e dalla risoluzione 2417 delle Nazioni Unite, a cessare le ostilità e a creare corridoi umanitari per consentire alle persone un accesso sicuro ai servizi di base e agli aiuti, oltre che l'ingresso senza ostacoli delle ONG nelle aree più colpite».

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