
Giornata Internazionale del Migrante, contro muri ed esternalizzazioni
La Giornata Internazionale del Migrante, indetta dall’Assemblea Generale Onu per il 18 dicembre, rappresenta «un’occasione per riflettere sulle sfide globali legate ai fenomeni migratori, ma anche per richiamare l’attenzione sulle lacune delle politiche attuali».
Secondo il presidente dell’associazione Don Bosco 2000 di Piazza Armerina in Sicilia, Agostino Sella, «Non possiamo continuare a gestire le migrazioni come un problema di ordine pubblico. Il recente accordo tra Italia e Albania è un esempio di come non si affrontano le sfide migratorie. Delegare ad altri Paesi la gestione dei migranti, senza garantire diritti e tutele, rappresenta una violazione della dignità umana e non può essere considerata una soluzione strutturale. Serve un cambio di paradigma, basato sulla solidarietà e sul rispetto dei diritti umani».
Secondo il presidente dell’associazione, «la rotta del Mediterraneo e i numeri drammatici di questa crisi dimostrano che il modello attuale è fallimentare. I conflitti in Ucraina, in Medio Oriente e le instabilità in Africa continueranno a generare migrazioni di massa. In questo contesto, l’Europa non può chiudersi o scaricare le responsabilità su Paesi terzi. È necessario un approccio nuovo, capace di affrontare le cause profonde del fenomeno: guerre, disuguaglianze e povertà».
Una virtuosa gestione del fenomeno migratorio dovrebbe fondarsi su solide basi di rispetto dei diritti, solidarietà e umanità, come dimostra il successo dei progetti di numerose organizzazioni come, appunto la “Don Bosco 2000”, impegnata non solo a dare rifugio ai migranti, ma anche a accompagnarli in percorsi di integrazione sociale e professionale, «affinché possano contribuire alla società in cui vivono».
In occasione della Giornata 2024, spiega la nota, «l’associazione rinnova il suo appello alle istituzioni italiane ed europee per una gestione umana e solidale delle migrazioni, e invita la società civile a non voltarsi dall’altra parte: “I migranti non sono numeri, ma persone con storie, speranze e diritti. Non possiamo ignorare la loro sofferenza. La solidarietà deve tornare al centro delle politiche migratorie”».
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