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Siria, parla il nunzio Mario Zenari: speranze e qualche timore per la ricostruzione del Paese

Siria, parla il nunzio Mario Zenari: speranze e qualche timore per la ricostruzione del Paese

L’incontro avvenuto ieri a Damasco fra i rappresentanti del clero cristiano e il leader de facto della Siria Ahmed al-Sharaa, noto anche come Abu Mohammed al-Jolani, è motivo di una prudente speranza: lo afferma il nunzio apostolico Mario Zenari in un’intervista rilasciata a Vatican News oggi 1 gennaio.

«È un evento che nella storia della Siria fino a tre settimane fa era inimmaginabile», afferma subito mons. Zenari. «Ho sentito qualche testimonianza, i vescovi e i sacerdoti presenti sono usciti con una certa speranza per l’avvenire della Siria. Ahmed Al Jolani ha promesso che sarà una Siria di tutti, una Siria inclusiva e al termine ha augurato buon Natale e un anno di pace. Devo anche dire che, siccome queste autorità religiose arrivavano un po’ da tutte le parti e quelli da Aleppo erano un po’ in ritardo, lui ha voluto attendere che fossero tutti presenti: è qualcosa di particolare che promette bene, speriamo».

Zenari, decano del Corpo diplomatico in Siria, ha incontrato una settimana fa il nuovo ministro degli Esteri – «voleva vedermi» – e aggiunge: «A livello dei leaders ci si intende, devo dire, su alcuni principi e valori fondamentali. Naturalmente poi bisognerà vedere i fatti, passare dalle parole ai fatti. Comunque in quello di ieri e negli altri incontri – ad Aleppo, poi con i cristiani del centro e del sud – tutti i vescovi hanno mostrato un certo ottimismo, tuttavia alcuni cristiani, soprattutto all’inizio, restavano molto timorosi. Molti volevano subito partire dalla Siria. Speriamo...».

«Io ho detto subito ai cristiani: non temete, rimanete», riferisce, perché è importante per la ricostruzione politica ed economica del Paese: «Non è questo il tempo di partire dalla Siria ma è il tempo, anche per i cristiani fuori dal Paese, di ritornare. Perché dobbiamo essere in prima linea; come cristiani, ci è data, almeno a parole, questa possibilità. Dobbiamo essere presenti nella ricostruzione della nuova Siria proponendo i valori di salvaguardia dei diritti umani, di libertà, di rispetto per tutti. Guai mancare! Ciascuno è libero, però io come nunzio chiedo questo impegno, lo chiedo soprattutto alla gente che può dare dei contributi particolari. Comincerà fra poco l’elaborazione della nuova costituzione: ho fatto appello a coloro che hanno una certa preparazione nel campo del diritto costituzionale, a medici, ingegneri. È il tempo di rimboccarsi le maniche. L’ho detto a tutti i siriani, e ai cristiani in prima fila. Se poi, un giorno, non ci vorranno più, speriamo di no, allora diremo 'arrivederci'. Ma dobbiamo esserci».

Fra le parole di speranza del nunzio non mancano molte cautela e soprattutto «un certo timore. Rifacendomi al tema della Giornata della Pace di oggi, il tema fa pensare perché c’è il grosso rischio di cadere nella spirale della vendetta e delle esecuzioni sommarie. Guai cadere in questa spirale. C’è da riflettere, anche da parte della comunità internazionale. Una giustizia deve essere una giustizia regolare, giusta».

*Foto ritagliata di Jan Smith tratta da Flickr

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