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Guerra permanente e corsa al riarmo: l'Europa riscopra la sua vocazione politica

Guerra permanente e corsa al riarmo: l'Europa riscopra la sua vocazione politica

Gaza, Cisgiordania, Siria, Ucraina, Sudan, ecc.: «Italia e Unione Europea rompano il silenzio, agendo contro la guerra e per politiche di Pace». L’unica via percorribile, secondo la Rete Italiana Pace e Disarmo (RiPD) è far tacere le armi e ripristinare il primato del diritto internazionale. Tutte le altre soluzioni, che prevedono il massiccio impiego di armi, portano necessariamente alla «barbarie».

È un appello accorato quello diramato oggi dalla RiPD, che punta il dito sulle istituzioni europee (e italiane), colpevoli di aver tradito i propri valori fondativi.

In una nota appena giunta in redazione, la RiPD accusa il governo italiano e gli altri europei di aver contribuito alla «distruzione del sistema ONU» e alla delegittimazione dei tribunali internazionali.

Gli europei sarebbero anche colpevoli di aver condannato lo sterminio israeliano dei civili gazawi solo a parole, «senza dar seguito ad azioni concrete, diplomatiche e sanzionatorie», e peraltro senza tentare di fermare la vendita di armi a Israele da parte dei Paesi alleati come gli Stati Uniti. Mentre infiamma il Medio Oriente, afferma ancora la Rete, «insieme alle vite umane di uomini, donne, minori e malati, muore la speranza di giustizia e di convivenza, seminando in ogni angolo di ogni casa e di ogni comunità solo disperazione e odio».

La «guerra permanente» e lo svilimento del diritto internazionale sono il frutto amaro di «un neo-colonialismo alleato a regimi teocratici o autocratici, che assicura materie prime, gas, petrolio, minerali e mercati, a grandi potenze e grandi imprese, sottomettendo le libertà, i diritti e la democrazia, fino a negarne la ragion di esistere, per mantenere lo status quo».

Passando all’altro grande conflitto, quello russo-ucraino, una massiccia campagna di comunicazione in Italia e in tutta Europa ha sostenuto la corsa al riarmo e l’escalation militare. «Si è sostituita l’azione diplomatica e l’ancoraggio al sistema multilaterale delle Nazioni Unite», accusa la RiPD, «con l’ombrello dell’Alleanza Atlantica della NATO, entità nata per contrapporsi al blocco sovietico, residuo di un’epoca storica che non esiste più». In un crescendo di minacce, all’esterno e all’interno, la guerra in Ucraina ha fatto da volano all’aumento della spesa militare in ambito NATO, azzerando la già scarsa influenza e capacità diplomatica dell’Unione Europea.

Eppure, ripete con forza la Rete, «serve una forte e decisa iniziativa politica per il cessate il fuoco, azioni diplomatiche, sanzioni e conferenze di Pace per fermare chi sostiene ed attua la politica di guerra e di sterminio». «Non esistono altre soluzioni per salvarci dalla barbarie».

Per queste ragioni, la nota della RiPD lancia un appello alle istituzioni italiane ed europee, affinché «rompano il silenzio e si schierino contro le guerre, contro l’escalation militare e contro gli aumenti della spesa per le armi», anche «perché la nostra sicurezza non dipende da bombe e missili ma dalla costruzione di un'Europa inclusiva, che sia ponte di pace tra i popoli. Forse è tardi ma c’è ancora tempo: il tempo della pace è ora!».

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